Otto ricoverati a Cagliari per sospetto botulino, più altri tre possibili casi, arrivati questa mattina (1° agosto) nei pronto soccorso degli ospedali dell’area, l’ospedale Brotzu e il Policlinico Universitario Monserrato Duilio Casula. È il bilancio di un’intossicazione alimentare che sarebbe avvenuta nel corso della Fiesta Latina tenutasi tra il 22 e il 25 luglio scorsi nel comune di Monserrato: le persone colpite, infatti, avrebbero mangiato dei tacos messicani nello stesso chiosco di street food, riferisce l’agenzia Ansa.
Il caso
Tra gli otto casi accertati finora, ci sono anche una ragazzina di 14 anni e un bambino di 11 anni, entrambi in gravi condizioni. Quest’ultimo, ora si trova al Policlinico Gemelli di Roma, ricoverato in terapia intensiva pediatrica, dove si trova sedato e intubato, con prognosi riservata. Per tutti i casi finora riportati, l’infezione da botulino resta ancora da confermare in laboratorio: gli ospedali dove si trovano le persone ricoverate, nel reparto di neurologia, hanno inviato i campioni all’Istituto Superiore di Sanità per la conferma. Le analisi sono ancora in corso, fa sapere l’ISS.
I Carabinieri del NAS, che stanno indagando per identificare con precisione la fonte dell’infezione, hanno individuato come fattore comune tre la persone ricoverate, la partecipazione alla festa di Monserrato. Secondo quanto riferiscono l’Ansa e i media locali, i NAS sarebbero concentrati su alcuni ingredienti utilizzati nel chiosco di street food segnalato, in particolare sul guacamole e su un condimento speziato.
I sintomi del botulino
I sintomi più comuni dell’intossicazione da botulino, che possono comparire da poche ore a diversi giorni dopo il consumo degli alimenti contaminati, includono annebbiamento e sdoppiamento della vista, dilatazione delle pupille, difficoltà a mantenere aperte le palpebre, nell’articolazione della parola e di deglutizione, secchezza della bocca e stipsi. In molti casi compare anche la ritenzione urinaria. Nelle forme più gravi, spiega l’ISS, si può verificare anche insufficienza respiratoria (causata dalla paralisi dei muscoli responsabili della respirazione), che può anche portare al decesso. Se diagnosticato in tempo, il botulismo si risolve completamente in tempi che possono variare da qualche settimana a diversi mesi.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.



Il problema è che i NAS e gli altri organi di controllo non fanno mai (o quasi mai) verifiche nei punti vendita di street food, che spesso esercitano in condizioni ambientali e igieniche a dir poco discutibili e preparazione/ conservazione dei cibi e degli ingredienti sono approssimative: basti pensare che il clostridium botulinum è stato trovato persino in alcuni formaggi venduti nei supermercati (ad es. mascarpone). In questi eventi poi, tipo Fiesta Latina, si vende molto e qualità e sicurezza ne risentono e in Sardegna le scorse settimane ci sono state temperature da Dancalia e Nafud e non ci giurerei sul fatto che i frigoriferi fossero mantenuti a 4 gradi centigradi, senza contare che, in certe condizioni, vengono utilizzati alimenti scongelati e poi ricongelati (questo è uno dei rischi più diffusi).
Faccio parte “degli altri organi di controllo” e finché non ci verranno retribuiti straordinari, orario serale e/o festivo sarà ben difficile che si vada a fare ispezioni in certi contesti.
Lei lavorerebbe di sabato o domenica per poi fare un “recupero ore” di lunedì pomeriggio?
Io e i miei colleghi NO.
Se non c’è volontà dall’alto di chi può decidere economicamente………
Sono d’accordo e ha tutta la mia comprensione come cittadino e come medico: come al solito in Italia si fa fatica ad agganciare la politica alle istanze sociali e sociosanitarie in particolare che prevedono, fra le altre cose, organismi di controllo che, come in questo caso, svolgono anche l’importante funzione sanitaria di prevenzione. A vostra tutela, infatti, non basta la competenza delle organizzazioni sindacali per le questioni retributive e di organizzazione del lavoro (anche assumendo più personale qualificato), ma occorre l’interessamento e il coinvolgimento diretti, sempre per competenza, del Ministero della Salute e delle ASL nelle cui giurisdizioni operano gli esercenti di street food, responsabilizzandoli in prima persona quali tutori della salute pubblica. Sarebbe allora utile, però, che voi faceste sentire maggiormente la vostra voce in materia, che farebbe da contrafforte alle provvide inchieste, per esempio del Fatto Alimentare, completandone l’iniziativa facendo allargare lo sguardo sui vari aspetti della questione e permettendo di focalizzarne i punti nodali per una prevenzione integrata. Saluti.
Io invece lavoro la sera i festivi e faccio street food.
Se mi portate dei dati CERTI che lo street food manda all’ospedale la gente allora discutiamo di qualcosa di serio, se no sono tutte illazioni.
Non voglio assolutamente generalizzare su una categoria, sono anch’io utente di feste patronali e truck vari oltreché “controllore”, rispondevo a Giorgio sul motivo per cui “altri organi di controllo” (almeno nella mia realtà operativa) non fanno abbastanza controlli.
Non è lo street-food in senso generale a mandare le persone all’ospedale, come non lo sono tutti gli etnici o i vari sushi, ma dalle evidenze di questi due casi recenti è successo.