Il parlamento italiano si avvia a dire No alla ratifica del CETA, l’accordo economico e commerciale tra Ue e Canada, e questo significherà l’affossamento dell’intero trattato. Per l’entrata in vigore completa è infatti necessario il via libera di tutti i parlamenti degli Stati Ue. Con il No anche di un solo Stato, verrebbe revocata anche l’applicazione provvisoria, scattata il 21 settembre del 2017, per quanto riguarda le misure di politica commerciale, mentre la parte sugli investimenti è ancora in sospeso.
“Vogliamo far di tutto per contrastare l’italian sounding” e quindi “non ratificheremo il trattato di libero scambio con il Canada perché tutela solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp”, ha dichiarato il ministro leghista delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio in un’intervista a La Stampa, aggiungendo che “chiederemo al parlamento di non ratificare quel trattato e gli altri simili al CETA, del resto è tutto previsto nel contratto di governo. E comunque non si tratta solo di una posizione dei sovranisti della Lega ma i dubbi su questo accordo sono comuni a tanti miei colleghi europei”.
D’accordo con il ministro si sono espressi i parlamentari del Movimento 5 Stelle della commissione agricoltura, secondo i quali “per troppo tempo l’agricoltura italiana è stata svenduta dai nostri governi, utilizzata come merce di scambio sui tavoli di trattativa internazionale, penalizzata nelle sue produzioni di eccellenza, che hanno permesso il proliferare di prodotti ‘tarocchi’ e che hanno danneggiato enormemente i nostri produttori”. Il M5S annuncia che “si schiera, quindi, a fianco degli agricoltori con fatti concreti come il No al CETA per invertire la rotta e tutelarne il prezioso lavoro”.
Sulla stessa posizione del ministro anche il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, che al Corriere della Sera ha detto che il CETA “legittima l’italian sounding, la contraffazione dei prodotti italiani. Apre il mercato ai parmesan e alle mozzarille. E apre il mercato al grano canadese, sulla cui qualità è legittimo qualche dubbio”.
Soddisfazione per la presa di posizione contraria alla ratifica del CETA è stata espressa dalla Campagna Stop TTIP, chiedendo che “i parlamentari eletti sull’impegno della campagna #StopCETA contro la ratifica del trattato di liberalizzazione degli scambi con il Canada e di tutti i trattati riattivino con urgenza l’intergruppo parlamentare «StopCETA No trattati tossici» alla Camera e al Senato per istruire insieme l’iter di bocciatura dei trattati sbagliati”.
Le ragioni dei favorevoli al CETA sono ancora leggibili sul sito del ministero dello Sviluppo economico, che durante i precedenti governi si era speso in favore dell’accordo, chiedendo anche con il ministro Carlo Calenda, unico tra i governi dell’Ue, che la ratifica dell’accordo non dovesse passare attraverso i parlamenti nazionali ma solo dal Parlamento europeo.
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se così fosse, che sia benedetto il NO al CETA!
Ma, ovviamente, così non è…
La bilancia commerciale italia canada è ampiamente in attivo, abbiamo bisogno di importare grano, di qualità e loro sono in grado di fornirne di ottimo (la produzione italiana è insufficiente e non tutta di buona qualità), una tutela limitata dei nostri prodotti agroindustriali è sicuramente meglio di nessuna tutela…
Ma questi sono gli anni del nazionalismo più orgoglione, invece di cercare di essere più competitivi vogliamo chiuderci nel nostro giardino a scavarci una fossa…
io temo, invece, l’invasione dei nostri mercati da parte dei loro prodotti, spinti da multinazionali che non badano altro che al profitto, senza alcuna cognizione della qualità (e mi riferisco al cibo processato, in particolare) e delle conseguenze sulla salute, tutto, o quasi, paragonabile al junk food. senza trascurare la letale forza che costoro potrebbero scatenare se dovessero vedere in qualche ordinamento giuridico nazionale un ostacolo alla libera circolazione delle loro merci! non seguo i purismi della razza e altre corbellerie dello stesso tenore gridati da qualcuno, ma so cosa circola tra gli scaffali dei supermercati in Canada. questo mi basta e avanza per vedere più cose negative dall’accordo CETA piuttosto che quelle positive.
Perché il canada dovrebbe invaderci con junk food?, sono abbastanza sicuro che la bilancia commerciale italia canada della categoria cibo spazzatura sia a nostro vantaggio (n@@@@@a, k@@@@r, …).
Perché i loro prodotti agricoli sono “per principio” più scadenti dei nostri?, per il frumento no di certo…
Cosa circola negli scaffali dei supermercati kanadesi di così preoccupante? (Ok, in termini di gastronomia la poutine può destare un po’ di perplessità…) con cosa dovrebbero invaderci le loro perfide multinazionali? (ché le nostre invece il profitto lo disprezzano, come pure tutte quelle imprese, più spesso piccole che grandi, protagoniste di frodi sui nostri prodotti più tipici)
1^ domanda: lei è mai stato in Canada? se sì, è mai entrato in qualche supermercato? ha mai letto le etichette di un generico bene alimentare, che non sia monoingrediente?
2^ domanda: lei è favorevole al consumo di prodotti OGM? se sì, sa che molti di loro prevedono maggiori quantità di pesticidi rispetto all’ordinario?
3^ domanda: le è chiaro che se qualche multinazionale nordamericana, che voglia introdurre sui nostri mercati qualcuno dei loro prodotti (anche se da noi non sono al momento ammissibili perché vìolano le nostre norme), dovesse incontrare ostacoli, avrebbe la possibilità di rivolgersi ad un tribunale terzo, che non è dello stato italiano, competente per il commercio internazionale e che sarebbe in grado di stracciare le nostre leggi, dando così ragione ai (pre)potenti di turno?
una persona di buon senso non credo che possa essere d’accordo con tutto ciò.
1 effettivamente sono stato in canada, e quando vado all’estero mi piace, anche, curiosare nei negozi e supermarket di generi alimentari 2 no, non sono pregiudizialmente contrario al consumo di prodotti ogm, perché dovrei? 3 si ne sono consapevole, perché dovrei sentirmi maggiormente tutelato da una autorità di controllo italiana rispetto ad una comunitaria?, lavoro in campo ambientale e ho potuto constatare che frequentemente le autorità italiane sono “costrette” dalle normative comunitarie a prendere provvedimenti per una maggiore tutela dell’ambiente e della salute umana.
41 Dop che saranno tutelate, guarda caso le più importanti e quelle che fanno i numeri, a differenze della maggior parte del resto delle Dop italiane che costituiscono delle povere medaglie di cartone per la loro inconsistenza. E dopo essere riusciti a strappare un accordo che realmente tutelerà queste Dop che fanno i nostri genialoni? Stracciano tutti! Inadeguati.
Recentemente sono usciti i risultati:
da quando è stato avviato il CETA le esportazioni italiane verso il Canada sono decollate
http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/mondo/2018-06-26/ceta-prezioso-il-made-italy-export-canada-8percento-143809.shtml?uuid=AExl6fCF
a tirare di brutto è il vino, altro che junk food!
Basta leggere la frase di Salvini: “…apre il mercato al grano canadese, sulla cui qualità è legittimo qualche dubbio.” per capire che siamo di fronte a dichiarazioni prive di qualsiasi obiettività, per non dire condite di falsità. Chiudiamoci pure nel nostro orticello, erigiamo pure muri per non essere “contaminati” da altri, e non solo da migranti e fuggitivi dall’Africa, ma anche da questi “pericolosissimi” canadesi! Così, quando imploderemo e affonderemo, con Salvini novello Achab abbracciato ad una forma di grana padano, sarà più facile, per tutti (gli “altri”), camminare e sguazzare sul nostro orticello oramai inutile.