La nuova normativa europea con la lista degli aromi alimentari autorizzati è in arrivo. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha impiegato un decennio per valutare le migliaia di aromi presenti sul mercato e le loro affidabilità.
Il regolamento entrerà in vigore il 22 ottobre prossimo, e sarà applicato sei mesi dopo.
«Fino ad oggi – spiega Catherine Leclercq, ricercatrice dell’ex INRAN – la legge elencava solo un numero limitato di sostanze che non si potevano aggiungere al cibo (presenti naturalmente in erbe e spezie, ma ritenute particolarmente tossiche). Al di fuori di questo elenco, i produttori erano liberi di impiegare qualunque sostanza aromatizzante».
Adesso il nuovo elenco comprende oltre 2.500 aromi che possono essere utilizzati. Si tratta di un risultato certamente importante in termini di trasparenza, ma con qualche ombra.
«Le sostanze in commercio che la Commissione Europea ha escluso dalla lista per via della loro tossicità – spiega Leclercq – sono pochissime (solo7!), e non tutte quelle autorizzate sono sicuramente innocue. Per 400, l’EFSA ha chiesto ulteriori dati tossicologici, spesso per dubbi correlati alla possibile genotossicità».
Questi composti sono presenti nella lista e quindi autorizzati, anche se nella normativa appaiono con delle scarne note (“valutazione in corso di completamento da parte dell’Autorità”, oppure “dati scientifici supplementari da trasmettere entro…”) e per capire la natura dei dubbi occorre leggere i pareri dell’Efsa relativi ad ogni singolo caso.
«Colpisce anche il fatto che la Commissione Europea abbia preso in considerazione come stima dell’esposizione dei consumatori solo un dato estremamente grossolano, basato sui volumi di produzione dichiarati dall’industria» ricorda Leclercq.
Per centinaia di molecole c’era nel parere dell’EFSA un’esplicita richiesta di ulteriori dati, in quanto era emerso che il consumo quotidiano di alimenti che le contengono, avrebbe implicato il superamento della soglia di sicurezza. «Oggi queste sostanze sono state inserite nella lista senza una nota per identificarle, come nel caso dell’aroma “esanoato di citronellile”».
C’è da chiedersi perché dopo oltre dieci anni di ricerche l’Efsa non sia riuscita a escludere dall’elenco sostanze potenzialmente tossiche, forse per evitare di imporre onerosi cambi di formulazione alle aziende.
Resta il fatto che sulle etichette si troverà ancora la parola generica “aromi” (sia nel caso che siano natural-identici, cioè prodotti chimicamente ma con caratteristiche analoghe all’aroma naturale, sia quelli artificiali) senza poter risalire al prodotto o ai prodotti utilizzati, mentre la scritta “aromi naturali” è riferita solo agli estratti naturali.
«Per ottenere un determinato gusto si possono utilizzare diverse combinazioni di aromi, con risultati più o meno aderenti al gusto desiderato – spiega Leclercq – solo in pochi casi, ad esempio per il lampone, un determinato gusto corrisponde a una specifica molecola».
Resta comunque valida l’indicazione di preferire quando possibile alimenti senza aromi anche se sono difficili da trovare tra i cibi pronti. «A volte i produttori specificano di quali aromi si tratta – osserva Leclercq – soprattutto quando è una scelta di qualità, come nel caso della vaniglia naturale».
Va detto che spesso gli aromi servono a mascherare la scarsa presenza di ingredienti pregiati come la frutta. «È il caso di alcuni yogurt alla frutta e soprattutto di tante bevande al “gusto” di frutta, – osserva la ricercatrice – in questo caso i prodotti senza sostanze aromatizzanti sono senz’altro da preferire».
Paola Emilia Cicerone
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