Api che volano davanti alle arnie

Uno studio americano conferma l’effetto disastroso dei pesticidi neonicotinoidi nella moria delle api. È dal 2007 che si discute a livello mondiale, dello spopolamento degli alveari indicando, di volta in volta, le più svariate cause: dai telefonini utilizzati ogni giorno fino a nuovi patogeni emergenti come alcune forme di virus.

Le cause erano così complesse ed intrinseche che, per descrivere il fenomeno, si parlava di una sorta di “tempesta perfetta”: una serie di eventi aveva creato uno stress alla popolazione mondiale di api causandone una spaventosa diminuzione. Solo recentemente, grazie all’attività delle associazioni di categoria e di numerosi ricercatori anche italiani, l’attenzione si è spostata sempre di più sui pesticidi neonicotinoidi.

Una nuova ricerca della University of California di San Diego, ha fatto fare un ulteriore passo in avanti per comprendere come questi pesticidi agiscano sulle api. James Nieh e Daren Eiri, i due biologi responsabili dello studio, hanno preso in esame uno dei neonicotinoidi più sospetto: l’imidacloprid. Già si sapeva da precedenti lavori, che questa sostanza è in grado di agire sul sistema nervoso degli insetti, provocando molti danni all’interno della vita dell’alveare.

Lo studio consisteva nel somministrare una dieta a base di sciroppo contaminato con quantitativi tali da non provocare la morte. Dopo 24 ore dal trattamento si è avuta una diminuzione dell’esecuzione della cosiddetta “danza delle api”: una serie di movimenti che questi insetti eseguono per comunicare tra loro le fonti di cibo più o meno lontane dell’alveare. Secondo i biologi, le api sottoposte all’esperimento erano diventate molto schizzinose, essendo attratte da nettari più dolci del normale e quindi molto rari in natura. La conseguenza è che si ha una minore raccolta del cibo mettendo così a rischio la sopravvivenza dell’intero alveare.

Nell’attesa di altre conferme sulla responsabilità e sui meccanismi d’azione dei pesticidi neonicotinoidi, l’attenzione in Italia si sposta su una data ormai prossima. Il 30 giugno infatti scadrà la proibizione di utlizzo di tali molecole per la concia del mais. Questo divieto, dal 2008, è stato rinnovato ben 4 volte e le associazioni di categoria sperano naturalmente in un’ulteriore proroga.

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