Il Ministero della Salute  ha rinnovato il divieto di consumo e  commercializzazione delle anguille provenienti dal lago di Garda, perché contaminate da diossina e PCB (policlorobifenili). Il provvedimento datato 18 maggio 2012 proroga di un anno  il provvedimento adottato l’anno scorso e invita le Regioni e le Province interessate ad informare i consumatori.

 

La decisione è stata assunta in seguito ai risultati delle analisi effettuate su campioni di pescato e di sedimenti prelevati, che evidenziano come la contaminazione delle anguille e del fondo del lago di Garda risulta essere diffusa in modo omogeneo lungo tutto il perimetro del lago.

 

Dalle ultime rilevazioni non emerge nessun significativo cambiamento rispetto al 2011 e quindi il provvedimento è stato rinnovato. Le rilevazioni condotte su 102 campioni di vari pesci (anguilla, agone, coregone, luccio, pesce persico e tinca) prelevati in 10 località hanno  individuato la presenza di una quantità di diossine, furani e PCB superiore ai livelli di legge solo nelle anguille di lago. In questa specie le diossine si accumulano di più trattandosi di una specie con un elevato contenuto di lipidi.

Per tranquillizzare la popolazione, il Ministero assicura che le acque del lago di Garda sono assolutamente sicure per la balneazione, e non ci sono problemi per la qualità dell’acqua potabile.

 

Secondo alcuni esperti però il primo provvedimento del 2011 del Ministero giungeva tardi ed era impreciso. La presenza di diossina nei laghi non è una novità. Le autorità sanitarie Svizzere del Canton Ticino, che inglobano nel loro territorio la parte alta del lago Maggiore, già nel gennaio 2008 ponevano l’accento sul problema della diossina nei pesci (vedi allegato).

 

Il provvedimento è quindi corretto ma rischia di creare un certo allarmismo, perché la parola diossina fa sempre paura. Sarebbe necessario affiancare la decisione qualche spiegazione, come nel caso del documento redatto dalle autorità sanitarie svizzere per spiegare cos’ è la diossina, qual è il pericolo e come ridurre l’ingestione (vedi allegato). Di seguito una sintesi.

 

 “PCB e diossine nelle derrate alimentari. Informazioni di base” 


I consumatori possono contenere la propria assunzione di diossine e PCB mediante un’alimentazione moderata, equilibrata (in particolare, riducendo la quantità di grassi animali) e ricca di frutta e verdura.

 

La popolazione può inoltre contribuire attivamente alla riduzione delle emissioni di diossina nell’ambiente smaltendo i rifiuti secondo le prescrizioni ed astenendosi dal bruciare illegalmente i rifiuti in casa (camini e stufe) o all’aperto. Le emissioni di PCB possono essere ridotte anche nei cantieri o in fase di smaltimento grazie a una corretta manipolazione dei materiali contenenti PCB (es. masse di sigillatura dei giunti, vernici, rivestimenti anticorrosivi, apparecchi e impianti elettrici, residui di processi di triturazione).

 

Cosa sono le diossine e i PCB?

Nell’uso corrente, il termine “diossine” designa due classi di sostanze molto simili, le policloro-dibenzo-p-diossine (PCDD) e i dibenzofurani policlorati (PCDF), spesso denominate anche PCDD/F. Negli ultimi tempi a queste si sono aggiunti, a causa della loro azione tossica analoga, anche alcuni esponenti (congeneri) della classe dei policlorobifenili (PCB). Le sostanze appartenenti a questo gruppo sono denominate “policlorobifenili diossina-simili” o “policlorobifenili coplanari” (Co-PCB).

 

Queste sostanze sono talmente diffuse da ritenere impossibile l’eliminazione a breve termine dei residui presenti nell’ambiente e nelle derrate alimentari. Per questa ragione occorre fare tutto il possibile per ridurre la contaminazione di fondo.

 

Il rischio per la salute è acuto soltanto in caso di incidenti che provocano una forte esposizione a diossine o PCB. Questo non era il caso negli scandali alimentari degli ultimi anni. Secondo calcoli recenti, tuttavia, una parte della popolazione europea assume attraverso l’alimentazione una quantità di diossine e PCB superiore ai limiti massimi raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Per questa ragione, le autorità competenti stanno adottando ulteriori provvedimenti per ridurre la contaminazione di fondo.

 

Il grafico sottostante mostra che circa il 50 per cento delle diossine e dei Co-PCB è assunto dalla popolazione attraverso il latte e i latticini. Questo risultato è confermato anche dai dati più recenti e corrisponde a quanto riscontrato nei Paesi dell’UE paragonabili con la Svizzera.

Roberto La Pira

 

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