L’aceto di vino bianco o rosso è un prodotto che costa poco: ha impieghi alimentari e serve anche per l’igiene della casa. L’aceto è radicato nella cultura alimentare del consumatore italiano a differenza di altri Paesi europei, tanto che il 72% dei volumi venduti è rappresentato da questa categoria. Chi acquista sceglie nel 27% dei casi il prodotto con la marca delle catene di supermercati. L’azienda leader di mercato è Ponti, che rappresenta il 50% delle vendite.
In un superstore Esselunga in provincia di Brescia abbiamo trovato sugli scaffali l’aceto di vino bianco Esselunga, prodotto proprio da Ponti, e il prodotto analogo, almeno per quanto riguarda la denominazione, con la marca dell’azienda. Sono entrambi aceto di vino bianco ma cambia il packaging, il formato della confezione e soprattutto il prezzo. Esselunga è venduto in bottiglia di vetro da 500 ml a 0,82 euro (quindi 1,64 euro al litro) mentre Ponti è in bottiglia di PET da litro con un costo di 0,85 euro. Come spiegare questa differenza di prezzo considerando che il prodotto Esselunga costa quasi il doppio?
Al consumatore potrebbero apparire uguali, eccetto per la confezione, mentre in realtà si tratta di due prodotti diversi per caratteristiche e metodo di realizzazione. Innanzitutto Esselunga ha un’acidità del 7,1% rispetto al 6% di Ponti, ma soprattutto, come ci ha spiegato l’azienda, il primo è un aceto “speciale” arricchito con l’aggiunta di vino che, durante il periodo di invecchiamento/maturazione, aiuta a recuperare il bouquet in parte perso nella fase di fermentazione. Inoltre le materie prime utilizzate per la produzione sono accuratamente selezionate dagli enologi.
Un’altra differenza riguarda il periodo di invecchiamento/maturazione e la tipologia di botte utilizzata. L’aceto fornito a Esselunga viene fatto maturare a lungo in tini di larice e rovere di Slavonia, mentre per quello a marca Ponti, che si può definire classico, si usano contenitori d’acciaio e il periodo è più breve. Sul prezzo incide anche la confezione: il valore della bottiglia in vetro è maggiore di quello del PET, così come hanno un costo superiore il tipo di tappo e l’etichettatura fronte e retro utilizzati per il vetro rispetto al tappo e alla singola etichetta della bottiglia di plastica.
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Ma perché mai tutti gli aceti industriali, nonostante l’aceto di vino sia un conservante naturale per eccellenza, sono “avvelenati” da solfiti e conservanti chimici? Non sarebbe più salutare farli costare poco di più e lasciare il prodotto più al naturale che sia possibile?