Antibiotici: indagine su 25 grandi catene di ristorazione degli Stati Uniti sull’uso negli allevamenti. Qualche miglioramento per la carne di pollo
Antibiotici: indagine su 25 grandi catene di ristorazione degli Stati Uniti sull’uso negli allevamenti. Qualche miglioramento per la carne di pollo
Beniamino Bonardi 6 Ottobre 2016Una coalizione di organizzazioni non governative ha pubblicato la seconda indagine annuale sulle politiche e le pratiche relative all’uso degli antibiotici nella carne servita da 25 grandi catene di fast food e ristoranti negli Usa. Rispetto all’indagine di un anno fa, ci sono miglioramenti in alcune catene, in particolare per la carne di pollo. Tuttavia 16 di queste non hanno ancora fatto nulla e sono stati fatti pochi progressi per la carne di maiale e di manzo. Ad esempio, McDonald’s ora serve carne di pollo non trattato con antibiotici in tutti i suoi 14.000 ristoranti statunitensi, ma non ha assunto alcun impegno per quanto riguarda la carne di manzo e di maiale.
Il rapporto, intitolato Chain Reaction II, vede in testa alla classifica Panera e Chipotle, che sono le uniche due compagnie che servono per la maggior parte carne di ogni tipo non trattata con antibiotici. Agli ultimi posti, invece, ci sono noti marchi come KFC, Burger King e Starbucks.
Negli Usa, dove ne è consentito l’uso negli allevamenti anche a scopo preventivo e per favorire la crescita, il 70% degli antibiotici importanti anche per la cura dell’uomo sono venduti per l’utilizzo negli allevamenti industriali, dove la concentrazione degli animali in spazi ristretti favorisce il diffondersi delle malattie. L’abuso di questi farmaci a scopo veterinario, è la principale causa del diffondersi della resistenza di alcuni batteri al trattamento con antibiotici, che è ormai riconosciuta come una delle principali minacce per la salute umana.
Lo scopo del rapporto Chain Reaction è quello di aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli e di incoraggiare le più grandi catene del fast food e della ristorazione a migliorare le proprie politiche di acquisto della carne, pur in assenza di una politica restrittiva, da parte del governo Usa, sull’uso degli antibiotici a scopo veterinario.
Pressioni per la riduzione dell’uso degli antibiotici negli allevamenti vengono anche dal mondo finanziario. Lo scorso febbraio, un gruppo di 54 grandi società di investimento, che gestiscono risparmi e fondi pensione per un patrimonio complessivo di mille miliardi di dollari, ha chiesto a dieci grandi catene di fast food di agire per fronteggiare i rischi sanitari e anche finanziari legati all’abuso di questi farmaci nella catena di approvvigionamento della carne servita nei loro ristoranti.
© Riproduzione riservata
buon segno.
Si tenga conto che gli USA hanno un altro criterio per l’uso di antibiotici o chemioterapici, si aggiunga che hanno anche il problema del pascolo ( che in Italia non abbiamo) che li costringe a trattamenti contro i parassiti che si trovano in natura.