La pubblicità dei prodotti alimentari rivolta ai bambini aumenta il consumo di junk food. Ma se si usa per promuovere cibi sani si favoriscono abitudini più salutari
La pubblicità dei prodotti alimentari rivolta ai bambini aumenta il consumo di junk food. Ma se si usa per promuovere cibi sani si favoriscono abitudini più salutari
Agnese Codignola 7 Luglio 2016La pubblicità di alimenti rivolta ai bambini funziona. E non è necessariamente una cattiva notizia: tutto dipende dall’oggetto promosso. Se infatti si spingono i più piccoli a consumare junk food, il risultato non potrà che essere un continuo aumento dei livelli di sovrappeso e obesità infantili, ma se le stesse tecniche di marketing vengono applicate agli alimenti più sani, i consumi si orienteranno di conseguenza.
Queste le due facce della realtà che emergono da due analisi uscite negli stessi giorni, la prima resa nota dal settore prevenzione di Cancer Research UK. L’associazione ha voluto verificare le reazioni alla pubblicità di patatine, dolci, e cibo spazzatura di oltre 130 tra bambini e ragazzi di 6 scuole (di età compresa tra i 4 e i 12 anni suddivisi in 25 focus group) abituati a vedere la televisione più o meno regolarmente tra le 7 e le 9 del mattino e, per questo, sono esposti alle pubblicità. Come atteso, i ragazzi hanno parlato di sensazioni di familiarità, piacevolezza, e del desiderio di consumare pizza, hamburger, patatine, dolciumi e altri alimenti visti negli spot, soprattutto quando negli spot ci sono personaggi noti, oppure erano divertenti, molto colorati e accattivanti.
I commenti degli autori dello studio, così come di altri esperti di obesità infantile chiamati a esprimersi sul tema, sono stati tutti all’insegna della preoccupazione. In Gran Bretagna già oggi un bambino su tre è in sovrappeso o obeso e per questo motivo gli esperti chiedono sempre più insistentemente di vietare gli spot televisivi di junk food almeno fino alle nove del mattino, come riferisce il Guardian. Bisogna adottare un atteggiamento simile a quello utilizzato nei confronti del fumo. I bambini obesi – ha ricordato più di un esperto – hanno un rischio di essere adulti obesi, cioè si preparano, molto spesso, a vivere una vita di malattia e morte prematura. E tutto questo si può e si deve prevenire.
Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia, quella mostrata dallo studio pubblicato su Pediatrics dai ricercatori dell’Università dell’Ohio di Columbus, che hanno fatto una prova sul campo. Hanno selezionato dieci scuole elementari e suddiviso i bambini in quattro gruppi: uno di controllo, il secondo è stato invitato a seguire dei cartoni animati che spiegavano i benefici della frutta e della verdura, il terzo comprendeva studenti che in mensa trovavano poster e figure accattivanti per aiutare a capire meglio il ruolo dei vegetali freschi come alimenti in grado di dare “superpoteri”. L’ultimo gruppo era composto da piccoli esposti a entrambi le suggestioni, in mensa e i cartoni animati.
I risultati dello studio sono chiari. In sei settimane (dato emerso dopo aver analizzato ben 22.200 schede con le scelte alimentari quotidiane), i bambini che avevano visto i poster in mensa avevano quasi raddoppiato (+90,5%) il consumo di frutta e verdura, mentre per quelli che erano stati sottoposti sia ai filmati sia ai manifesti in mensa l’incremento è stato addirittura del 239,2%, senza distinzione tra maschi e femmine. Il commento degli autori è molto chiaro: la pubblicità viene spesso considerata diabolica, ma se viene usata bene, può essere uno strumento formidabile di promozione di abitudini alimentari corrette. Certo, però, non si può lasciare alla singola scuola l’iniziativa, ma occorre mettere in atto piani nazionali di promozione.
© Riproduzione riservata
Giornalista scientifica