Allerta alimentare: il Ministero della salute annuncia di voler cambiare il sistema di comunicazione ai cittadini e attacca Il Fatto Alimentare che lo fa da anni
Allerta alimentare: il Ministero della salute annuncia di voler cambiare il sistema di comunicazione ai cittadini e attacca Il Fatto Alimentare che lo fa da anni
Roberto La Pira 2 Settembre 2016Siamo stati i primi a riportare ogni settimana l’elenco dei prodotti ritirati o richiamati dal mercato per difetti di produzione, contaminazioni batteriche, presenza di corpi estranei, eccessiva concentrazione di pesticidi, errori in etichetta, mancanza di avvertenze sulla presenza di allergeni, errori nella data di scadenza ecc… Poi con una petizione abbiamo convinto le catene di supermercati a diffondere in rete gli avvisi ogni qual volta veniva ritirato un prodotto dagli scaffali. Grazie a questo lavoro l’anno scorso Il Fatto Alimentare ha segnalato 70 prodotti richiamati e ritirati dal mercato italiano. Si tratta di notizie ricavate dalle lettere inviate in redazione dai lettori, dai dossier pubblicati dal sistema di allerta europeo di Bruxelles (Rasff) e da comunicazioni in parte diffuse volontariamente dalle aziende sui loro siti o sulle pagine Facebook o attraverso cartelli esposti nei punti vendita. Un numero ridicolo di questi richiami sono stati rilanciati anche sul sito del Ministero della salute in base a scelte e criteri sconosciuti.
Il 19 maggio 2016 il Ministro della salute Beatrice Lorenzin, rispondendo a un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 stelle sulla corretta informazione dei cittadini in merito ai rischi dei prodotti alimentari oggetto d’allerta, dice che è stato fatto “uno studio di fattibilità riguardante la possibilità di pubblicare sul portale del Ministero, in una pagina web dedicata, tutti i provvedimenti di richiamo […] . Il documento continua dicendo che nel 2016 sarà messo a punto un sistema operativo informatico per la pubblicazione dei richiami da parte delle aziende. La nota finale ha il sapore amaro perché Lorenzin scrive che sono state pubblicate “comunicazioni dai toni allarmistici, che potrebbero creare preoccupazioni e agitazione nei consumatori come nel caso delle notizie apparse sul “blog” “Il Fatto Alimentare”, relativo a presunti provvedimenti di richiamo, erroneamente definiti allerta dal “blogger”, che non sono correlati ad allerte gestite dal sistema RASFF”.
La beffa è doppia perché in questi anni abbiamo sostituito le istituzioni segnalando ai consumatori oltre 200 prodotti ritirati dal mercato, è perché le rare informazioni riprese dal Ministero risultano spesso lacunose e in ritardo. In ogni caso stiamo parlando di un Ministero che negli ultimi dieci anni ha dimostrato un’incapacità esemplare nel gestire la comunicazione del rischio, soprattutto nei casi di allerta alimentare. Basta ricordare i rari comunicati per l’epidemia dei frutti di bosco che ha causato 1756 ricoveri in ospedale, e il ritardo di 4 giorni per comunicare un sospetto caso di botulino per alcuni lotti di pesto distribuiti in diverse regioni del nord-Italia. In ogni caso siamo contenti della decisione del Ministro di voler cambiare registro e aspettiamo che alle parole seguano i fatti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Il Ministero purtroppo non si rende conto che è lui in primis a creare allarmismi dando “informazioni” generiche e incomplete, ciò porta il consumatore a generalizzare l’allerta al marchio e non al singolo lotto/partita oggetto di richiamo.
Oltretutto crea all’azienda un danno economico e d’immagine maggiore.
Non è accettabile che il Ministero invece di meditare seriamente sul tema, critichi chi ha sopperito per anni alle sue lacune ingiustificate.
La trasparenza è principio fondamentale della tutela del consumatore, e quella del Ministero non è certo una informazione efficace e accurata come richiede la normativa europea.
La nuova frontiera del politicamente corretto adesso è non usare più la parola “consumatore”?
E cos’avrebbe di male questa parola? Consumatore è colui che consuma. Quando mangio sto consumando un alimento.
Forse solo negli occhi maliziosi di certi benpensanti “consumatore” è associato al “consumismo”.
Spero proprio che non parta nessun nuovo sciocco “meme linguistico/culturale”…
Ammetto che l’endorsement -almeno io l’ho percepito in questi termini – de il fatto alimentare con la Bayer, vedi promo iniziativa Coltura&Cultura, non l’ho francamente capita nel senso che mal si sposa col tipo di etica che fino all’uscita di quell’articolo avevo immaginato di attribuire a questo quotidiano on-line. A parte questo, non posso che dissentire dalle parole del ministro ed affermare che in tale sede, escluse rarissima/unica eccezione, il cittadino fruitore di alimenti (desidererei che da qui partisse un meme linguistico/culturale affinchè la si smetta di usare il termine “consumatore” se ci si pensa ORRIPILANTE) abbia trovato informazioni preziose ed utili ai fini di una ampliamento consapevole delle proprie conoscenze in cultura e sicurezza alimentare. In ragione di ciò non posso esimermi dall’invocare per voi un corale Grazie.
Il Fatto Alimentare non fa “endorsement” e il nostro metodo di lavoro oltre che sancito dalle norme deontologiche dell’ordine cei giornalisti che vieta questo tipo di articoli è anche scritto sulla pagina “Chi siamo”. La scelta di Coltura & cultura è una libera decisione della redazione in quanto riteniamo gli interventi utili e interessanti.
Cambiare registro è d’obbligo. Ma non solo quello.
Bisogna armarsi di pazienza: qualcosa prima o poi accadrà.
Così, di certo, non si arriva da nessuna parte.
Ma è proprio grazie al Vostro preciso e appasionato lavoro, che giorno dopo giorno la consapevolezza C-ou-ltural/Alimentare, si diffonde e cambia le coscienze dei consumatori, sempre più attenti e interessati alla propria salute.
Grazie al Fatto Alimentare! Dei comunicati del Ministero noi cittadini non sapremo che farcene.
La critica del Ministero è un complimento perché dimostra che chi fa meglio disturba l’istituzione lenta e spesso inefficace.
bravo La Pira, sono con te
Ringrazio la Redazione del Fatto Alimentare
che per fortuna svolge con dedizionecorrettezza e indipendenza il ruolo di informare i suoi lettori.
Il nostro Ministro farebbe bene a trovare nel Fatto Alimentare un valido alleato,
e sbaglia a non apprezzare il vostro lavoro.
I lettori del Fatto Alimentare possono permettersi anche di non essere perfetti nelle loro dichiarazioni
tuttavia
non ricevere assolutamente informazione da parte del Ministero, questo si che è cosa ben piu grave
in quanto ne riveste il dovere di farlo e nella maniera piu completa e adeguata
che preveda cioè anche il feed back da parte del Cittadino perchè il
Il cittadino va ascoltato ed aiutato.
Francesca
Lorenzin ha perso un’altra occasione per tacere! E lo “studio di fattibilità” è presto fatto: assegnate l’incarico a “Il Fatto Alimentare” – assieme alle necessarie risorse economiche – e avrete il miglior risultato in tempi rapidi, senza costi esorbitanti.
Buongiorno.
La Ministra Lorenzin ha già dimostrato in passato un atteggiamento arrogante, tipico di chi non accetta le critiche e non è disposto ad ammettere, anche di fronte all’evidenza, le proprie manchevolezze.
L’attacco al Vostro lavoro da parte della Sig.ra Ministra dimostra chiaramente che state dando fastidio, perché siete indipendenti e perché pensate con la Vostra testa.
Continuate così, perché questo è ciò di cui l’Italia ha bisogno: gente “scomoda”, che non si lascia plagiare da uno Stato che vorrebbe i cittadini zitti e pecoroni.
Grazie per il Vostro aiuto.
Alberto
non ho parole… Lorenzin…
questi sono i problemi di cui si dovrebbe sentir parlare in ogni TG e Talk show… altro che le polemiche da Bar sul comune di Roma e su avvisi di garanzia di non si sa bene quale presunto reato…
C’è solo da essere orgogliosi del lavoro che fate (ora come anni fa). Meglio risvegliare l’attenzione, che sonnecchiare lasciando fare per criticare l’impegno altrui.
Cosa possiamo fare per proteggervi? E’ sufficiente essere sostenitori? Potete tenerci informati della vostra situazione? Possiamo condividere queste notizie su Facebook? Avrebbe una risonanza più ampia.
Certo! Condividere le notizie attraverso i vostri profili social, permette di diffondere maggiormente ciascuna notizia!
Studio di fattibilità? Certo aspettiamo qualche altro anno a dare la doverosa informazione ai cittadini sui prodotti oggetto di allerta.
la cara ministra se le potrebbe risparmiare queste uscite.
Mi da da pensare che non voglia farci sapere qualcosa