Gli alimenti senza glutine in pochi anni, si sono trasformati da prodotti “salvavita” a cibo di moda per molte persone che li scelgono pur non avendo una necessità nutrizionale. Leggendo il dossier del Centro Studi AIDEPI (Associazione dei produttori di pasta), in base all’ultimo censimento del Ministero della salute, in Italia i celiaci sono circa 170mila (altre fonti che considerano i soggetti non diagnosticati indicano un totale di 600.000). In realtà 2 milioni di famiglie scelgono prodotti senza glutine e un recente studio Nielsen rivela che l’11% degli italiani ritiene che questa tipologia di alimenti offra un vantaggio per la salute. È sin troppo evidente che la forte crescita della pasta gluten free è determinata anche da un fenomeno di moda e dalla percezione errata, da parte di molti consumatori, che sia più salutare anche per i non celiaci. Si tratta di un aspetto non secondario visto che la pasta gluten free ha un prezzo decisamente superiore rispetto alla comune pasta di semola.
Abbiamo cercato di capire le ragioni di questa differenza di prezzo confrontando per Il Fatto Alimentare gli spaghetti n° 5 classici della Barilla con l’analogo formato senza glutine. Il primo elemento che balza all’occhio è il diverso formato: se i famosi spaghetti n°5 sono confezionati nella scatola blu da 500 grammi quelli gluten free vengono venduti in scatole da soli 400 grammi di pasta. Il prezzo al chilo rilevato nei supermercati Coop è di 1,56 euro per gli spaghetti classici che lievitano sino a 4,18 euro per la pasta destinata ai celiaci. Una differenza simile è stata riscontrata anche nei supermercati Esselunga e Carrefour.
Secondo Barilla, il costo più alto dipende dalla composizione che prevede l’impiego di materie prime decisamente più costose e anche un processo produttivo più complesso e intrinsecamente più oneroso. La pasta è preparata con un esclusivo mix di mais bianco, mais giallo e riso, 100% senza glutine e senza aggiunta di amidi. Oltre a ciò bisogna considerare i costi di gestione più elevati, maggiori scarti, sistemi di pulizia dedicati, test analitici; il tutto per garantire il rispetto dei requisiti previsti per la categoria di prodotti senza glutine. Barilla Senza Glutine aderisce inoltre al programma Spiga Barrata dell’AIC ed è stata inserita dal Ministero della salute nel Registro Nazionale degli Alimenti erogabili gratuitamente ai celiaci, a riprova del fatto che si tratta di un prodotto destinato soprattutto a un target specifico. Il prezzo degli spaghetti gluten free Barilla risulta comunque competitivo rispetto ad altre marche in vendita sugli scaffali degli stessi supermercati. Nella lista troviamo gli spaghetti di mais e riso di Riso Scotti a 6,20 €/kg, Molino di ferro a 5,92.
© Riproduzione riservata
Le donazioni si possono fare:
* Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui
* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264
indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare
Mi spiace ma in questo articolo c’è una grossa inesattezza di fondo, poiché etichettare la scelta all’utilizzo di prodotti senza glutine, da parte di sempre più persone non celiache, come semplice moda o errata idea che i prodotti gluten free siano più salutari è, a mio vedere, una superficialità non da poco, poiché è sì vero che la celiachia è una patologia ben grave in cui l’organismo ha una reazione estrema alla presenza di glutine, ma è un dato di fatto che oggi, anche grazie alla diffusione estrema di prodotti di grano raffinati, sempre più gente abbia problemi di intolleranze più o meno forti a questi alimenti!
L’intolleranza al grano industriale è sempre più diffusa, e in casa non facciamo eccezione pur non essendo celiaci, poiché già da molto tempo abbiamo constatato che mangiando prodotti senza glutine (o almeno senza grano raffinato) non si abbiano problemi di alcun genere, mentre il consumo di pasta, pane o altri prodotti similari in grano raffinato, che ormai usiamo in casi eccezionali e se proprio non se ne può fare a meno, portino entro pochissimo tempo, che può andare da pochi minuti a massimo qualche ora, a sintomi che vanno da gonfiori addominali, grosse difficoltà di digestione e crolli energetici con stanchezza esagerata, cosa che non succede quando si evitano i suddetti alimenti… perciò a volte è necessario acquistare alimenti che non contengano glutine diventa una necessità, anche se non salvavita…
Gentile Dani,
avevamo scritto un articolo al riguardo: http://www.ilfattoalimentare.it/dieta-senza-glutine-tendenza.html
L’unica materia prima che costa più del grano duro è il mais bianco e l’aggiunta dell’emulsionante.
Ma ritengo che l’esagerato maggior prezzo sia una questione di mercato sovvenzionato, ma anche la produzione in impianto dedicato in ambiente e filiera controllata esente da glutine e poco o nulla dal costo degli ingredienti.
Ottimo, circostanziato e soprattutto DOCUMENTATO (non certo dal sentito dire da micugggino o dallo chef stellato) il bell’articolo linkato della vs Giulia Bottari
Merita ribadire:
“Gli alimenti senza glutine si stanno diffondendo sempre più anche nelle diete di persone non celiache ma che sono convinte di fare una scelta salutare. …L’alimentazione “gluten free” è stata sdoganata da ormai cinque anni ed è la più diffusa negli Stati Uniti….
…la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS), una sorta di reazione avversa al glutine con manifestazioni molto più leggere della celiachia, di cui però non si hanno molte certezze….”
LA VERA INTOLLERANZA E’ IN GENERE ALLA PARTITA IVA di certi “studi” che diagnosticano empiricamente senza metodiche e protocolli validati questa sensibilità, ma che , appunto, stentano a rilasciare fattura in quanto “stranieri”(sic! è vero, sentito più di una volta a Roma da amici e conoscenti)
….” per molte preparazioni sono introdotti oli e additivi per mantenere sofficità e fragranza, risultando alla fine più calorici. Diversi studi hanno dimostrato che i celiaci a dieta senza glutine da lungo tempo possono andare incontro a carenze di micronutrienti, come le vitamine del gruppo B, il ferro, il magnesio, l’acido folico e anche la fibra proprio perché maggiormente presenti negli alimenti che vanno esclusi. …. A lungo andare, una dieta priva di glutine può aumentare il rischio di patologie cardiovascolari, sindrome metabolica e osteoporosi….
..”.Inoltre, non bisogna pensare che ogni prodotto gluten free sia sano e dietetico: una merendina senza glutine rimane pur sempre una merendina. È un errore in cui incorrono in molti, pensando che siano a prescindere prodotti più sani, finiscono per nutrirsi di cibo spazzatura o di alimenti fortemente industrializzati e quindi vanificare ogni proposito salutista. …..”
Un altro punto da non sottovalutare è il lato economico. “C’è un BUSINESS ENORME dietro al cibo gluten free – spiega Enzo Spisni, docente di Fisiologia della Nutrizione all’Università di Bologna – che dal mercato per celiaci, quindi relativamente ristretto, si è spostato al grande pubblico. Per questo gli alimenti senza glutine vengono pubblicizzati in televisione. Perché altrimenti investire tanti soldi per un prodotto di nicchia? È ovvio che si sta cercando di incoraggiare questa tendenza del gluten free. Ci si attacca alla possiblità della sensibilità al glutine, spesso diagnosticata con metodi fai-da-te, per vendere.” In tanti infatti si convincono di soffrire questo disturbo, magari LEGGENDO IN INTERNET GLI STESSI SINTOMI GENERICI e collegabili a tante altre cause. Negli Stati Uniti si era arrivati a etichettare come gluten free persino i cosmetici, anche se la sostanza, per causare danni, deve essere ingerita.”
La dieta gluten free fa parte del fenomeno “health halo”, cioè la scelta di prodotti considerati salutari basandosi SOLO SULLE APPARENZE. Così, come si comprano snack ricchi di sodio etichettati come “senza grassi” o cibi “light” ma dal grande apporto calorico, ci si orienta verso prodotti senza glutine credendo che possano avere un qualche effetto positivo sulla nostra salute. E le industrie se ne approfittano. Per evitare queste trappole psicologiche, bisogna imparare a leggere le tabelle nutrizionali.
Ma il glutine è solo l’ultimo degli alimenti da bandire per chi soffre di ortoressia, cioè il CONTROLLO COMPULSIVO DELL’ALIMENTAZIONE ; molti temono che presto quasi ogni tipo di cibo verrà considerato “cattivo”..
La dieta senza glutine non solo è impegnativa e spesso inutile, ma anche costosa”
BRAVISSIMA!
E mentre gli scaffali dei supermercati si gonfiano di costosi ed elaborati quanto inutili (ai non celiaci) piatti Gluten Free (in inglese fa più tendenza!) il nostro prodotto più sano, più amato la PASTA, a basso indice calorico, ricca di proteine a bassissimo costo, prestigio e passaporto del Made in Italy viene posto sotto accusa per questa moda senza alcun riscontro scientifico con il rischio di arrecare un colpo mortale alla coltura del grano duro emblema e meraviglia ma soprattutto LAVORO nei migliori territori italiani (Val d’Orcia, Marche, Tuscia, Lucania, Puglia, Sicilia)..