La bufala delle etichette semaforo bocciate dal Parlamento Europeo è avallata da ministri, lobbisti, associazioni di consumatori! Ignoranza, malafede o superficialità?
La bufala delle etichette semaforo bocciate dal Parlamento Europeo è avallata da ministri, lobbisti, associazioni di consumatori! Ignoranza, malafede o superficialità?
Roberto La Pira 17 Aprile 2016Il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, le associazioni dei produttori, degli operatori del settore e persino le associazioni di consumatori Adiconsum, Codacons… gli europarlamentari Patrizia Toja e Paolo De Castro e decine di altri soggetti hanno annunciato il 13 aprile la bocciatura delle etichette semaforo da parte del Parlamento Europeo. In rete ci sono almeno 80 articoli che rilanciano la notizia, e nella lista troviamo anche quotidiani come: La Stampa, il Corriere della sera, La Repubblica… Negli altri paesi europei però giornalisti, politici e media non si sonocosì eccitati per la notizia perché l’UE non ha mai bocciato le etichette semaforo e gli articoli apparsi in Italia raccontano una bufala.
A dispetto di quanto scrivono i giornali italiani in Europa le etichette semaforo sono del tutto legali e prendono sempre più piede. Il folto gruppo di lobbisti, giornalisti distratti e associazioni poco attente fa finta di non sapere che in Inghilterra la stragrande maggioranza dei supermercati le utilizza (legalmente) per i prodotti a marchio. Anche in Francia molte catene hanno adottato alcuni modelli di etichetta in attesa del fomato unico (come si legge sul quotidiano francese le Monde del 13 aprile 2016 in un articolo che descrive i lavori di una commissione di esperti nominata in seguito ad una legge votata nel gennaio 2016 proprio sulla questione). Persino in Italia sugli scaffali di supermercati coem Lidl, Pam e altri si trovano prodotti con il semaforo (vedi foto). Tutto ciò accade perché siamo di fronte al miglior sistema per comunicare al consumatore il valore nutrizionale degli alimenti. L’etichetta prende in considerazione le calorie, i grassi, gli zuccheri e il sale nel prodotto e quando la quantità dei singoli nutrienti supera il livello consigliato riporta un bollino rosso, se invece è presente in quantità corrette il colore è verde, mentre nei casi intermedi il colore diventa giallo. Non rendersene conto vuol dire avere una visione del marketing “ristretta” o, più semplicemente, avere interessi di tipo lobbistico. Basta leggere la fantasiosa dichiarazione di una importante associazioen di categoria per capire che questa volta l’emotività ha preso il volo. Il comunicato recita “la bocciatura dell’etichetta a semaforo salva le esportazioni delle principali denominazioni Made in Italy, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche gli oli extravergine di oliva, la mozzarella o le nocciole, che sono tra le vittime illustri della normativa adottata ingiustamente dal Regno Unito che colpisce il 60% delle produzioni italiane“.
Dario Dongo pochi giorni fa in un articolo su Il Fatto Alimentare ha evidenziando il grossolano errore, e ha spiegato come il gruppo dei sostenitori abbia confuso i profili nutrizionali con l’etichetta semaforo. Il Parlamento europeo (1) ha infatti invitato a ripensare i profili nutrizionali degli alimenti previsti nella 1924/2006, ma questa cosa è ben diversa dalle etichette semaforo autorizzate dal regolamento UE 1169/2011, che da anni autorizza su base volontaria le etichette con i tre colori. In tutta la vicenda ci sono due grandi sconfitti, il consumatore che riceve informazioni sbagliate e un certo modo di fare giornalismo che dimentica di verificare le fonti e di rettificare le notizie sbagliate.
(1) ‘European Parliament resolution of 12 April 2016 on Regulatory Fitness and Performance Programme (REFIT)’, punto 47:”Invita la Commissione, in considerazione dei gravi e persistenti problemi che si presentano nell’attuazione del regolamento (CE) n. 1924/2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari, tra cui problemi di distorsione della concorrenza, a riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità di tale regolamento nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali; ritiene che gli obiettivi del regolamento (CE) n.1924/2006, come quello di assicurare la veridicità delle informazioni fornite sugli alimenti e l’inserimento di indicazioni specifiche sul tenore di grassi, zuccheri e sale, siano ormai conseguiti dal regolamento (UE) n.1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumato (http://www.europarl.europa.eu/RegData/seance_pleniere/textes_adoptes/provisoire/2016/04-12/0104/P8_TA-PROV%282016%290104_IT.pdf)
Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia.
I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf “Etichette a semaforo”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Buongiorno,
solo un appunto su questo estratto dell’articolo:
“…Tutto ciò accade perché siamo di fronte al miglior sistema per comunicare al consumatore il valore nutrizionale degli alimenti. L’etichetta prende in considerazione le calorie, i grassi, gli zuccheri e il sale nel prodotto e quando la quantità dei singoli nutrienti supera il livello consigliato riporta un bollino rosso….”
Prendendo come riferimento l’immagine del crudo di Parma riportata, perché segnare con bollino rosso nutrienti che, per un etto di prosciutto, apportano solo il 3% (2,1g su 70g), 4% (0,8g su 20g) e 12% (0,7g su 6g) dei loro consumi di riferimento giornalieri?! di per se mi sembrano percentuali relativamente basse e innocue, ben lontane dal superamento del livello consigliato
Chiaro che se poi uno “se magna” 1 kilo di prosciutto al giorno…
Con riferimento al prosciutto crudo di Parma,c’è da tener presente che ogni etto di esso apporta 2,578 grammi di Na(sodio) contenuto nel sale (NaCl) usato per conservarlo e se un individuo “se ne magnasse” 1 kg al giorno,assimilerebbe 25,78 gr di sodio;peccato che le massime autorità sanitarie siano concordi nell’indicare come livello Max. di assunzione giornaliera 4-5 gr.totali,naturalmente compreso tutto il cibo e le bevande assunti nell’arco giornaliero.
Che poi una persona consapevole si limiti ad un panino con 60 gr. di prosciutto e lo accompagni con dell’insalata fresca (non un cartoccio di patatine fritte e salatissime),beh,allora si che il semaforo rosso è eccessivo;ma i ragazzi,per loro natura,sono consapevoli dei danni derivanti dalla salatissima moda?
Una soluzione potrebbe essere quella di escludere dall’obbligatorietà dall’etichetta semaforo i prodotti primari come prosciutto crudo, olio e prodoti Dop.
@Il Alimentare
Attenzione ai numeri: stando all’imagine del crudo di Parma, un etto di prosciutto contiene 0,7 g di sale, che equivalgono a 0,28 g di sodio!
le assunzioni di riferimento che lei richiama sono relative al SALE, non al SODIO ed equivalgono a 6 g/die (da qui il 12% riportato in etichetta –> 0,7 : 6 x 100 = 11,6… approssimando => 12%)
5 g di SODIO al giorno equivalgono a 12,5 g di SALE al giorno = più del doppio di quelli di riferimento(6 g)
ad ogni modo, quello che volevo far passare era che l’idea di base del semaforo non è male, anzi….
Però deve essere studiata e sviluppata mooooooooolto accuratamente.
Per quanto riguarda i ragazzi e la loro consapevolezza.. qui entriamo in un ambito delicato, ossia l’educazione alimentare (e non solo, volendo…)
A mio parere (e sono del settore) è giusto che le aziende alimentari siano il più trasparenti possibile nei confronti dei consumatori, ma lo stesso vale per chi si pone a difesa dei consumatori stessi –> il semaforo così come è espresso su quella confezione di crudo è fuorviante per il consumatore e controproducente per l’azienda.
Ciao
Buongiorno,
vorrei sapere se concordate sulla non obbligatorietà di dichiarazione nutizionale per panifici, pasticcerie, gelaterie e tutte le attività che vendono direttamente al pubblico quanto prodotto in sede?
A mio parere l’art. 44 e l’all. V del Reg. UE 1169/2011 parlano chiaro. O no?
Alimenti ai quali non si applica l’obbligo della dichiarazione nutrizionale
Reg. Ue 1169/2011 All. V
18. gli alimenti confezionati in imballaggi o contenitori la cui superficie maggiore misura meno di 25 cm 2 ;
19. gli alimenti, anche confezionati in maniera artigianale, forniti direttamente dal fabbricante di piccole quantità di prodotti al consumatore finale o a strutture locali di vendita al dettaglio che forniscono direttamente al consumatore finale
Articolo 44
Disposizioni nazionali per gli alimenti non preimballati
1. Ove gli alimenti siano offerti in vendita al consumatore finale o alle collettività senza preimballaggio oppure siano imballati sui luoghi di vendita su richiesta del consumatore o preimballati per la vendita diretta,
a) la fornitura delle indicazioni di cui all’articolo 9, paragrafo 1, lettera c), è obbligatoria; (ALLERGENI)
b) la fornitura di altre indicazioni di cui agli articoli 9 e 10 non è obbligatoria, a meno che gli Stati membri adottino disposizioni nazionali che richiedono la fornitura, parziale o totale, di tali indicazioni o loro elementi.
Concordo con l’osservazione di Andrea e salvo l’eccezione del sale aggiunto, i prodotti primari non elaborati, ma solo conservati non dovrebbero per principio, esporre l’etichetta semaforo perché potenzialmente fuorviante.
Che senso ha etichettare il riso ed altri cereali, le farine, la pasta, ecc.. con l’80% di amido; l’olio con il 99% di grassi; lo zucchero, il miele ed altri zuccheri con solo zuccheri presenti.
In questi casi , vista l’insificanza dell’informazione, speriamo che a qualche produttore mal informato, non venga la brillante idea di esporre il semaforo verde dei grassi nello zucchero di canna, o degli zuccheri nell’olio di palma!!
La validità dell’etichetta semaforo come strumento efficace di comunicazione è indiscutibile. Forse varrebbe la pena escludere gli alimenti primari , ma bocciarla è davvero sbagliato
Salve, non si deve mai dimenticare che ci si deve riferire alla porzione consigliata e non a 100g. Qualsiasi alimento nella giusta porzione, inserito in una dieta varia, può essere mangiato: sia il prosciutto crudo, sia la crema alle nocciole, sia un fritto, sia frutta e verdura. In parallelo, l’olio di palma è il male ossoluto dal punto di vista nutrizionale? No, c’è di meglio forse, ma non esagerando nell’assunzione anche cumulativa, si può mangiare.
Se non si può mangiare manco il Parma, allora viviamo di aria ( mi raccomando bollita o cruda, non fritta).
Ha il sale, non tantissimo per la verità, ma non ha i conservanti ( per disciplinare) .
Sostituiamo il sale con l’E250 – 252?
3% di grasso, che è pure grasso buono ( solo lo 0,8% è saturo).
Praticamente non ha colesterolo.