Per due terzi dei consumatori Usa, il “parmesan” è italiano. Indagine del Consorzio del Parmigiano Reggiano, per spingere a una soluzione nell’ambito del TTIP
Per due terzi dei consumatori Usa, il “parmesan” è italiano. Indagine del Consorzio del Parmigiano Reggiano, per spingere a una soluzione nell’ambito del TTIP
Beniamino Bonardi 18 Dicembre 2015Per il 67% dei consumatori statunitensi, il termine “parmesan” non è affatto generico – come sostengono, invece, le industrie casearie americane – ma identifica un formaggio duro con una precisa provenienza geografica, che il 90% degli intervistati indica senza alcun dubbio nell’Italia. Lo rileva un’indagine condotta da Aicod per conto del Consorzio del Parmigiano Reggiano.
Nell’indagine, sono state mostrate agli intervistati due confezioni di “parmesan” made in Usa, di cui una senza richiami all’Italia e l’altra caratterizzata da evidenti richiami al Tricolore. Già nel primo caso il 38% dei consumatori ha indicato il prodotto come formaggio di provenienza italiana, ma di fronte alla confezione caratterizzata da elementi di Italian sounding (ad esempio la bandiera tricolore o monumenti e opere d’arte italiane) la percentuale è salita al 67%.
Per il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, si tratta di “un inganno, che negli Usa colpisce decine di milioni di consumatori e che costituisce un grave pregiudizio all’incremento delle nostre esportazioni e, conseguentemente, un danno palese anche per i nostri produttori”.
Gli Usa si collocano al terzo posto, dopo Germania e Francia, nella classifica delle esportazioni di Parmigiano Reggiano. Nel 2014, ne sono state esportate negli Usa 6.597 tonnellate, corrispondenti al 17,8% delle esportazioni complessive (44.000 tonnellate), e nei primi otto mesi del 2015 si è registrato un incremento del 28,8%. Secondo il Consorzio, questo flusso in crescita potrebbe letteralmente esplodere se venisse almeno ridotta la quantità di prodotto che negli Usa si richiama esplicitamente all’Italia.
Il problema dell’Italian sounding e della tutela dei prodotti europei a indicazione geografica protetta è uno dei punti più spinosi delle trattative sul TTIP, il Trattato di libero scambio tra Ue e Usa, di cui è relatore alla Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo l’italiano Paolo De Castro, secondo il quale si tratta di fare un’alleanza con i consumatori statunitensi, che vengono ingannati. De Castro ha ricordato come la commissaria europea al commercio, Cecilia Malmstrom, abbia più volte ribadito che “senza un avanzamento su questo capitolo non ci sarà accordo”.
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Ma chi ha detto che l’Italia si debba assoggettare al TTIP ? Per caso l’Europa ce lo può imporre ? E se non lo vogliamo recepire, cosa fanno, ci sanzionano ? Come hanno fatto con Putin? Perchè se poi i nostri politici e connazionali ci remano contro, allora siamo fregati, perchè non pubblichiamo a caratteri cubitali i nomi di quelli che lo hanno firmato ?
Condivido interamente!!! saluti
Renzi è il primo sostenitore del Ttip, è ansioso di firmare il Trattato. Svende e baratta il Paese nel pieno disprezzo delle opinioni dei cittadini. Così come ha fatto con le Compagnie petrolifere,autorizzate
a trivellare in posti meravigliosi come Pantelleria,Favignana e ovunque per mare e per terra.Ecco chi sono i nostri politici: gli stessi che vanno a parlare di clima, di ambiente e della tutela del territorio!
Condivido anche io questo commento! Sacrosanto!!!!
Buon anno nuovo a tutti