Cibo ogm al supermercato. È quanto potrebbe accadere tra un anno, dopo la firma del trattato TTIP tra Europa e USA. Gravi dichiarazioni del negoziatore americano
Cibo ogm al supermercato. È quanto potrebbe accadere tra un anno, dopo la firma del trattato TTIP tra Europa e USA. Gravi dichiarazioni del negoziatore americano
Roberto La Pira 19 Marzo 2015Quando tra Stati Uniti ed Europa si parla di organismi geneticamente modificati (ogm) si delineano due mondi completamente diversi per cultura e tradizione. Mentre da noi esiste un quadro giuridico specifico che regola gli ogm, sia per il cibo e i mangimi, sia per la coltivazione in campo, negli Stati Uniti gli ogm vengono considerati equivalenti agli alimenti e alle sementi convenzionali. La Food and Drug Administration (FDA) li ha riconosciuti come generalmente sicuri e quindi non esiste un quadro giuridico con regole specifiche.
Lo studio del Parlamento europeo Legal implications of the EU-US trade and investment partnership (TTIP) for the Acquis Communautaire and the ENVI relevant sectors that could be addressed during negotiations, precisa che il principio di precauzione svolge un ruolo importante nella gestione del rischio, e gli ogm sono oggetto di una procedura di autorizzazione preventiva, che prevede la presentazione da parte del richiedente, di un’ampia valutazione del rischio, compreso quello ambientale, e una consultazione pubblica obbligatoria. In Europa la durata dell’eventuale autorizzazione ha una durata di dieci anni, dopo deve essere rinnovata. C’è di più la direttiva 2015/412, approvata pochi giorni (11 marzo 2015), consente ai singoli Stati di limitare o vietare sul proprio territorio, o su una parte di esso, la coltivazione di ogm autorizzati. Questa decisione può essere adottata per vari motivi: politica ambientale, pianificazione urbana e territoriale, uso del suolo, impatti socio-economici, esigenza di evitare la presenza di ogm in altri prodotti, o altre ragioni di politica agricola.
Negli Stati Uniti le cose vanno diversamente per cui gli ogm non devono essere preventivamente autorizzati, e i produttori sono responsabili della sicurezza. Inoltre, non esiste un piano di monitoraggio sui possibili effetti nel lungo termine e ogni procedura di consultazione risulta volontaria. Un’altra differenza riguarda la presenza in Europa di un registro pubblico degli ogm autorizzati, mentre negli Usa non c’è nulla di simile. Sul fronte dell’informazione e della trasparenza nei confronti dei consumatori le diversità sono sostanziali. Da noi è obbligatoria l’etichettatura dei prodotti alimentari che li contengono in quantità superiore allo 0,9% rispetto al peso totale, negli Stati Uniti l’etichettatura è volontaria e pochissimi riportano la dicitura sulla confezione.
Sebbene la Commissione europea abbia dichiarato che il Trattato commerciale di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea (Transatlantic Trade and Investment Partnership – TTIP), in corso di negoziazione, non modificherà le norme esistenti in materia di ogm, i timori per il futuro sono diffusi e non privi di fondamento. È infatti difficile capire quale potrebbe essere il compromesso con gli USA per liberalizzare la commercializzazione di cibi ogm nel vecchio continente. Attualmente l’Europa e anche l’Italia importa grosse quantità di soia e mais ogm che viene destinata esclusivamente all’alimentazione degli animali da reddito, mentre praticamente non esistono in commercio prodotti con ingredienti ogm.
Durante la conferenza stampa tenuta al termine dell’ultima tornata di negoziati sul TTIP, all’inizio di febbraio, il negoziatore statunitense, Dan Mullaney, ha detto che “se l’Unione europea ha un processo scientifico per le biotecnologie, questo deve essere seguito”, aggiungendo che “le decisioni in materia di sicurezza alimentare dovrebbero essere basate sulla scienza e la valutazione d’impatto”. Questa dichiarazione lascia intendere che, secondo gli americani, quando l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) dà un parere scientifico favorevole alla commercializzazione di un ogm, la Commissione Ue non deve frapporre degli ostacoli e anche i singoli Stati non devono poter vietare la coltivazione sul proprio territorio. Si tratta di una posizione molto grave e inaccettabile, perché vuol dire che la sovranità europea e anche quella dei singoli stati verrebbe messa in secondo piano, rispetto alla possibilità di commercializzare alimenti ogm importati dagli States.
Uno studio del Parlamento europeo, realizzato dalla Direzione generale delle politiche interne su richiesta della Commissione agricoltura, intitolato Risks And Opportunities for the EU Agri-Food Sector in a Possible EU-US Trade Agreement analizza i rischi e le opportunità del TTIP nel settore agro-alimentare. Il dossier sostiene che “se il commercio fosse liberalizzato senza una convergenza normativa, i produttori europei potrebbero subire gli effetti negativi della concorrenza in alcuni settori. Rispetto alle loro controparti statunitensi, i produttori europei potrebbero essere svantaggiati dai costi addizionali legati al rispetto delle normative europee. Questo è particolarmente rilevante per quanto riguarda i vincoli dell’Ue in merito all’uso degli ogm, dei pesticidi e alle misure di sicurezza alimentare nel settore della carne”. Il documento prosegue osservando che, “se la convergenza normativa dovesse livellare il terreno di gioco, ci sarebbe il rischio di un’armonizzazione verso il basso. Sebbene le conseguenze in termini di sicurezza alimentare e di protezione dei consumatori non debbano essere sopravvalutate, questo potrebbe portare a importanti cambiamenti nella legislazione dell’Unione europea, che possono minare la politica di precauzione e di gestione del rischio dell’Ue, su cui si basa l’attuale quadro normativo”.
Il documento entra nello specifico osservando che “nei negoziati relativi al TTIP, una facilitazione nell’approvazione e nel commercio degli ogm è un’importante richiesta dei coltivatori e delle imprese statunitensi. Essi sono sostenuti dalle autorità Usa, che lamentano la lentezza e le poche autorizzazioni alla vendita e al commercio di organismi geneticamente modificati nell’Unione europea. Il governo degli Stati Uniti vorrebbe anche una soglia di tolleranza più alta per le tracce di ingredienti geneticamente modificati nel cibo e nei mangimi. Il governo Usa, inoltre, ritiene che l’etichettatura obbligatoria degli ogm discrimini ingiustamente questi prodotti”. Secondo lo studio gli ultimi sviluppi indicano un possibile terreno di convergenza. Mentre gli Stati Uniti hanno sempre rifiutato di inserire negli accordi commerciali l’etichettatura degli ogm, l’industria statunitense della soia recentemente si è dimostrata disponibile a un’apertura, a patto che l’Unione europea cambi le regole. Al posto dell’indicazione obbligatoria in etichetta degli ogm presenti nel cibo confezionato, basterebbe indicare l’assenza di ogm in quelli che non li contengono. Il documento conclude evidenziando difficoltà di convergenza su questo tema, perché, se la regolamentazione europea venisse annacquata, ciò potrebbe provocare una reazione in Europa.
Negli Usa, l’etichettatura degli ogm è oggetto di un acceso dibattito, sia a livello nazionale sia nei singoli Stati. Il Vermont è l’unico ad aver legiferato in materia, stabilendo che dal 1° luglio 2016 gli alimenti contenenti ingredienti geneticamente modificati, in quantità superiore allo 0,9% rispetto al peso del prodotto, dovranno indicarne la presenza nell’etichetta e non potranno definirsi “naturali”. Una coalizione di produttori e distributori alimentari ha chiesto al tribunale di dichiarare l’illegittimità di questa norma. Anche il Connecticut e il Maine hanno approvato leggi analoghe, subordinando però l’entrata in vigore al fatto che altri Stati vicini facciano altrettanto.
FIRMA LA PETIZIONE EUROPEA CONTRO IL TTIP. IL MODULO LO TROVI NELLA HOME PAGE DEL SITO NELLA COLONNA DI DESTRA
Beniamino Bonardi
© Riproduzioen riservata
Foto: istockphoto.com
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Non è corretta l’interpretazione delle parole del negoziatore, ha semplicemente detto che la normativa europea è sovrana per l’Europa ma se in futuro ci dovessero essere prove scientifiche di sostenibilità non c’è motivo per non introdurre un nuovo prodotto (ogm o meno). E mi sembra ineccepibile.
Sottolineerei poi quello che già argomentavo nell’altro articolo:
“La Commissione europea ha dichiarato che il Trattato commerciale di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea (Transatlantic Trade and Investment Partnership – TTIP), in corso di negoziazione, non modificherà le norme esistenti in materia di ogm”
Non era ovvio?
Tutto questo prendendo per buono il diffuso e discutibile timore degli ogm….
..questi articolisti a cottimo, non sanno che oggigiorno vengono importate ben 8 mil. tons tra soia e mais OGM.. e che ogn vacca già oggi mangia almeno 5 kg. di soia modificata la giorno, per farci poi del buon parmigiano reggiano o prosciutto di san daniele. Anche nel biologico a determinate condizioni è già oggi concesso l’utilizzo di farine di derivazione OGM, è scritto chiaro e tondo nella normativa italiana.
Inoltre in EU in libera circolazione nei 28 paesi abbiamo già oggi ben 73 tratti ogm
http://www.isaaa.org/gmapprovaldatabase/approvedeventsin/default.asp?CountryID=EU
Grazie per il contributo. Ma nessuno vuole comprare ingredienti ogm negli alimenti
Non sono in accordo. Da biotecnologa devo dissentire.
Gli ogm sono una tematica complessa e di cui non si può parlare in un salotto televisivo da talk show, ma va discussa, argomentata e spiegata al pubblico. Inanzitutto la maggioranza delle persone non sanno cos’è e ne come si fa un ogm. Non sanno il vantaggio che ne potrebbe derivare in un mondo futuro da 10 miliardi di persone da sfamare. Ci vorranno almeno 20 anni per avere un riscontro sulla tecnologia ogm, ma fino ad allora la sperimentazione è necessaria altrimenti come possiamo già arrogarci il diritto di dire se fa bene o male alla salute? Diamo alla scienza i suoi tempi, e agli scienziati la possibilità di lavorare. Che poi un ogm non può voler dire solo l’inserimento di un gene all’interno di una sequenza per un “improvement” delle performances della pianta, ma un ogm è anche un’irradiazione diretta che rompe i legami del DNA che, autoriparandosi, può dar luogo ad una nuova e migliorativa sequenza. Niente di esogeno quindi.
Ripeto, non demonizzo gli ogm, però sono a favore della tracciabilità di ciò che si mangia. Poi se uno vuole comprare ogm credo che debba essere libero di farlo.
su una cosa sono d’accordo
non si dovrebbe parlare di tematiche cosi complesse ne in un salotto ne uno “pseudo blog” disseminando a destra e a manca pareri favorevoli
potrei aggiungere che : “la favoletta dello sfamare i milioni è stata bene dis-argomentata a dovere nelle opportune sedi, venendo sop-piantata dalle problematiche inerenti le nuove forme di potere e controllo commerciali sui detentori dei diritti di sfruttamento dei semi “certificati” (vedasi casi e conseguenze in india)
allora , ne dobbiamo parlare o non ne dobbiamo parlare anche in un blog?
io direi , la sperimentazione facciamola fare a chi è a favore e alle sue famiglie …..che male c’è?
oppure dovrebbero farla qualche milioni di poveri?
i commenti da pseudo blog…..certe volte ..sono troppo semplicistici …
Siamo ancora alla fase della superstizione nel trattare gli OGM come una stregoneria alchemica partorita dalla “cattiva” scienza…
Scommetto che gli americanofili reggerebbero la candela anche alla Monsanto. che ti brevetta i semi. E se un povero contadino mette da parte un poco del suo raccolto per riseminarlo, (quando ci riesce)* Monsanto gli fa causa.
Dico quando ci riesce, perchè con l’invenzione dei semi terminali, se li compri una volta sei perduto, perchè germogliano una sola volta.
Gli OGM sono ormai una realtà dell’agricoltura mondiale che gli agricoltori hanno tutto sommato subito prima ed accettato poi. Da agronomo dico tranquillamente che gli ogm non hanno senso agronomico, non risolvono i problemi degli agricoltori ad ottenere un raccolto, interferiscono con equilibri naturali tra la fisiologia della pianta e quella del parassita, e la loro presenza altera l’ecosistema del campo coltivato, che già di per se è poco equilibrato nell’agricoltura moderna. Inoltre da quando Pusztai riscontrò la potenziale nocività delle patate ogm sui topi di laboratorio nulla è cambiato. Sperimentazione per valutare gli effetti sulla salute non se ne fa, nè nei laboratori delle aziende nè in quelli dei centri di ricerca pubblici. Costerebbe troppo, soprattutto troppo tempo ci vorrebbe. Anni,anziché quelle poche settimane di cui si accontenta l’efsa per esprimere una valutazione. La posizione degli americani è chiara, hanno in mano i brevetti e non vedono l’ora che la UE , che è il primo acquirente di materie prime agricole del mondo, dia libero accesso alla vendita. I politici UE finora hanno dato un colpo al cerchio , ammettendo la commercializzazione di OGM, ed uno alla botte, lasciando che gli stati membri intervenissero con la propria legislazione per vietarne la diffusione nel proprio territorio. La sola esistenza del negoziato con gli USA, dove la consapevolezza del rischio OGM è ristretta ad una minoranza, fa capire che l’intenzione è quella di aprire completamente le porte del mercato UE agli OGM di brevetto americano. Con il principio di precauzione garantito dalle valutazioni dell’efsa poi… . Ai biotecnologi dico di stare tranquilli, che non perderanno il posto per mancanza di vendite. Tutto il contrario, anche in caso questi stupidi italiani dovessero insistere per non volere OGM coltivati sul suolo patrio. Per chi volesse rendersi conto della triste realtà degli OGM negli Stati Uniti e altrove, basta dare una scorsa al sito di gmwatch.org. Saluti, Francesco Muscolino
Caro Tullio,
a parte i mais da polenta (che tuttora qualche contadino del nord coltiva), tutti gli altri sono ibridi. Quindi ti propongo per un premio se: 1- riuscirai a propagarti in casa questi ibridi, mettendo da parte – come dici tu – i semi. E, 2 – se potrai citare correttamente chi e su quale specie, ha inserito il tratto terminator. Mi sa che conosci pochino la materia, e quindi sei perdonabile, ma in compenso lavori di fantasia.
Caro Tullio
per fortuna possiamo nutrici anche “di altro che non siano grani semi etc”
se c’è tanto “marcio” in giro non è detto che dobbiamo abbracciare la croce e rassegnarci
Gli OGM sono solo una parte del problema.
Come la mettiamo con la carne agliormoni ed agli antibiotici ? Personalmente la cosa non mi riguarda, perchè io mangio pesce.
E allora tutti i coltivatori comprano da Monsanto ?
Francesco Muscolino
visto che siamo tra colleghi (io sicuramente più stagionato …presessantottino comunque), vorrei chiederti 1: quali sono, esattamente e non in maniera generica, le accuse che fai all’EFSA? 2 – per diabrotica e piralide, pensi che, intervenendo con trattamenti chimici, non si alteri l’ecosistema del campo coltivato, nonché gli equilibri naturali tra la fisiologia della pianta e quella del parassita? Quest’ultima tua asserzione mi colpisce proprio; anche se a suo tempo ho preso un trenta in entomologia, mi risulta difficile che questo equilibrio si stabilisca a favore della pianta…Se poi vai a cercare su internet, vedrai che pubblicazioni peer-review sull’impatto degli OGM ce n’è una caterva. Il pastrocchio di Serralini, riportato ancora da gmwatch.org, nonostante sia stato ritirato dall’autore, non era peer-review, come certamente sai, ma è stato presentato in una conferenza stampa, con proiezioni di fotografie. E già questo mi ficca in testa qualche dubbio su gmwatch, confermato anche dalla sua posizione sul Golden Rice (qui la Monsanto e compagnia non c’entrano: come tu sai, non è coperto da brevetti).
F. Muscolino e gmwatch.org
riporto questo sito:
https://books.google.it/books?id=8Rwd58TrE78C&pg=PT181&lpg=PT181&dq=who+is+gmwatch.org&source=bl&ots=9uhW6mel8O&sig=FQM09H9e8Ba7MV0lIqQg_u58LIs&hl=it&sa=X&ei=RMgaVZSPJ8raU-DTgZgM&ved=0CGgQ6AEwCQ#v=onepage&q=who%20is%20gmwatch.org&f=false
Vedendo chi lo finanzia, mi fa sorgere un bel po’ di ulteriori dubbi.