Comunicazione del rischio: l’Efsa ricorda zoonosi, clonazione e pescato alla diossina s. Il caso emblematico del pesce del Mar Baltico contaminato
Comunicazione del rischio: l’Efsa ricorda zoonosi, clonazione e pescato alla diossina s. Il caso emblematico del pesce del Mar Baltico contaminato
Redazione 23 Febbraio 2015L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato l’aggiornamento delle linee guida sulla comunicazione del rischio, con il resoconto di casi specifici molto interessanti. Le zoonosi di origine alimentare, cioè infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente tra animali ed esseri umani, sono una minaccia seria e diffusa per la salute pubblica. Nonostante ciò il pericolo suscita uno scarso interesse da parte dei consumatori, che non si preoccupano eccessivamente della contaminazione batterica degli alimenti, eccetto che nelle situazioni di emergenza. Nell’Unione europea vengono registrati ogni anno più di 320.000 casi di tossinfezioni, ma la stessa Efsa afferma che il numero effettivo è probabilmente molto più elevato, con un costo che per la sola salmonellosi ammonta a tre miliardi di euro l’anno. Per questi motivi, l’Efsa ha ritenuto opportuno produrre materiale informativo destinato ai non addetti ai lavori, in aggiunta a iniziative mediatiche su alcuni aspetti scientifici, rivolte principalmente a giornalisti specializzati.
All’opposto, i rischi per la sicurezza alimentare derivanti dalla clonazione animale vengono considerati improbabili , anche se questo tema suscita forte interesse e preoccupazione tra i consumatori Infine, c’è un terzo caso, rappresentato dal pesce grasso alla diossina del mar Baltico, in cui l’allerta sanitario lanciato dall’Efsa non viene pienamente raccolto dalle autorità nazionali e la popolazione si rifiuta di credere all’esistenza dei rischi segnalati, anche perché il pesce è sempre stato considerato un alimento sano e in alcune regioni prevale l’interesse economico volto a proteggere l’industria della pesca su piccola scala.
In Svezia, dove è tradizione consumare aringhe fermentate, l’Agenzia nazionale per l’alimentazione è da tempo al corrente della presenza di diossina negli alimenti, in particolare nel pesce grasso del Mar Baltico. Fin dalla metà degli anni Settanta sono state emanate raccomandazioni alimentari in relazione ai pesci contaminati da elevati livelli di inquinanti ambientali, come il DDT e i PCB. L’ultimo aggiornamento dell’agenzia svedese risale al 2008 e afferma che bambini e donne in età fertile, devono limitare il consumo di pesce contaminato. Anche i pescatori di professione e quelli per hobby, insieme alle loro famiglie, sono stati individuati come possibili gruppi a rischio, a causa dell’elevato consumo di pesce contaminato da diossina. Nel 2002, però, la Svezia ha chiesto e ottenuto una deroga temporanea all’applicazione dei livelli massimi. Questa deroga, diventata permanente nel 2012, consente la vendita sul mercato svedese di pesce con un contenuto di diossina superiore. La deroga è condizionata, nel senso che l’Agenzia nazionale per l’alimentazione è tenuta a mettere i consumatori al corrente dell’esistenza di raccomandazioni sul consumo di pesce . Una misura insufficiente, secondo l’Efsa, perché per poter conseguire l’obiettivo di limitare il consumo di pesce grasso da parte di bambini e donne in età fertile sarebbe necessario realizzare attività di comunicazione di alto livello, la cui mancanza ha reso molto difficile rendere consapevoli dei rischi le persone più esposte.
Beniamino Bonardi
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