Piatto con crema di verdure e semi, con cucchiaio a destra e tovagliolo a sinistra

Una  graduale riduzione del sale aggiunto in molte zuppe e passati di verdura surgelati, pari almeno al 10% del contenuto: è quanto possiamo aspettarci nei prossimi 18 mesi grazie a un protocollo d’intesa firmato lo scorso ottobre dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dalle aziende produttrici di surgelati aderenti ti dell’Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aiipa).

Le aziende coinvolte sono sei  (Findus, Bofrost, Eismann, Orogel, Industrie Rolli e Gias), e la decisione interesserà 28 prodotti tra creme, vellutate di verdura, zuppe di cereali e di legumi. «Si tratta di un’iniziativa lodevole – commenta Laura Rossi, nutrizionista del Centro di ricerca sugli alimenti e la nutrizione CRA-NUT – che si inserisce nel solco di una tendenza generale dell’industria alimentare indirizzata ad accogliere le richieste che vengono dal mondo della nutrizione.  Il Ministero aveva già firmato un accordo con i panificatori per la riduzione del sale nel pane e anche molti produttori di sughi pronti si stanno attivando in questo senso».

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Sale nei surgelati: l’accordo tra Ministero e aziende prevede di ridurlo del 10% in zuppe e passati di verdura

Il consumo di sale

Del resto la riduzione del consumo di sale è uno degli obiettivi sanitari globali perseguiti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che consiglia un introito non superiore ai 5 grammi al giorno per gli adulti. Assumere troppo sale è considerato un importante fattore di rischio per l’ipertensione e dunque per le malattie cardiovascolari. In Italia i consumi sono molto più elevati: circa 11 grammi per gli uomini e 9 grammi per le donne, quasi il doppio rispetto a quanto suggerito (leggi articolo). Buona parte di questo sale (il 65% circa), deriva da cibi confezionati, mentre il restante 35% dipende dall’uso discrezionale che si fa in cucina o a tavola. Per questo motivo non basta promuovere buone abitudini a livello individuale, ma servono cambiamenti importanti anche da parte delle aziende.

Il 10% non è abbastanza

Il protocollo d’intesa appena firmato va in questa direzione, anche se non bisogna pensare che possa risolvere definitivamente il problema. Basta guardare le tabelle allegate (passati e zuppe) per rendersi conto che in molti casi il contenuto di sale rimane elevato anche dopo la riduzione del 10%. A titolo d’esempio citiamo la cremosa zucca e carota di Findus: oggi contiene 0,97 grammi di sale per 100 grammi di prodotto, che diventeranno 0,87 dopo la riformulazione. Vale a dire 2,61 grammi per una porzione da 300 grammi di zuppa: più della metà della dose giornaliera raccomandata dall’OMS.

Pumpkin Soup with Crackers
Il contenuto di sale dipende anche dalla ricetta: passati con verdure molto dolci come la zucca ne richiedono di più

«Non possiamo pretendere troppo» sottolinea Rossi: «La riduzione di sale impatta fortemente sul gusto e sull’abitudine dei consumatori. Se fosse troppo netta, nessuno comprerebbe più quei prodotti». Il contenuto di sale dipende anche dalla ricetta: passati con verdure molto dolci come la zucca ne richiedono di più e lo stesso vale per le zuppe con legumi, che ne assorbono molto in cottura. «Il giudizio comunque rimane positivo: qualunque iniziativa che vada nella direzione della riduzione di sale è benvenuta. Certo, se ricette e tecnologie lo consentono, considerato che il sale è anche un conservante, ulteriori riduzioni sono auspicabili».

Nel protocollo d’intesa, le aziende firmatarie si impegnano anche a sostenere iniziative di comunicazione e pubblicità per la promozione di comportamenti salutari e a garantire la reperibilità sul mercato dei prodotti modificati.

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