L’autorità britannica della pubblicità, l’Advertising Standards Authority (ASA) ha ritenuto ingannevole il messaggio dei succhi di frutta Ribena Plus. Nel provvedimento si dice che non possono essere autorizzate le affermazioni secondo cui la vitamina A “aiuta a mantenere la vista in ottime condizioni ed è importante per il sistema immunitario”, mentre la vitamina C “aiuta il sistema immunitario oltre ad essere un antiossidante”.
Destinataria del provvedimento è la GlaxoSmithKline (GSK), che l’anno scorso ha venduto i succhi Ribena e l’energy drink Lucozade alla giapponese Suntory. GSK si è difesa dicendo che le frasi sono state cambiate rispetto a quelle ufficialmente autorizzate, per renderle più “consumer friendly”. In altre parole si è cercato di rimanere fedeli alle versioni ufficiali, per cui si è ritenuto del tutto equivalente dire che la vitamina A aiuta a mantenere la vista in ottime condizioni rispetto all’affermazione “contribuisce al mantenimento della capacità visiva normale”. Secondo GSK, anche le frasi utilizzate sul sistema immunitario sarebbero equiparabili a quelle autorizzate dall’Efsa.
Le argomentazioni difensive di GSK non hanno convinto l’ASA, che ha disposto il ritiro della pubblicità, ritenendo le espressioni utilizzate scorrette in quanto esagerano sugli effetti benefici delle vitamine, rispetto alle versioni autorizzate a livello europeo. L’ASA ha anche ritenuto scorretto affermare che la vitamina C è un antiossidante, rispetto alla frase ufficiale secondo cui contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo.
È la seconda volta che la pubblicità di Ribena viene sanzionata in riferimento alle vitamine. Nel 2007, in Nuova Zelanda, GSK era stata condannata a pagare una multa di 217.000 dollari e a pubblicare un messaggio riparatore sui quotidiani, dopo che in un esperimento scolastico due ragazze quattordicenni avevano scoperto che il loro succo preferito, quello di ribes nero di Ribena, non conteneva praticamente vitamina C, sebbene nella pubblicità venisse detto chene conteneva quattro volte più del succo d’arancia. GSK aveva snobbato le due studentesse, ma ha dovuto correre ai ripari scusandosi e precisando che il problema era limitato ai mercati neozelandese e australiano, mentre non si riscontrava negli altri venti paesi in cui la bibita veniva commercializzata.
Beniamino Bonardi
© Riproduzione riservata
Foto: Thinckstockphotos.com