I social media sono un ottimo canale per comunicare le allerta alimentari e sbugiardare le false notizie. È l’esito della ricerca europea di FoodRisC
I social media sono un ottimo canale per comunicare le allerta alimentari e sbugiardare le false notizie. È l’esito della ricerca europea di FoodRisC
Redazione 26 Marzo 2014Con l’esplosione di social network come Facebook, di microblog come Twitter e delle tecnologie legate al web, si aprono nuove opportunità per la comunicazione dei rischi e dei benefici nel settore alimentare. Il progetto europeo FoodRisC (www.foodrisc.org) ha esaminato le potenzialità dei social media nell’ambito della comunicazione alimentare intervistando esperti, giornalisti, produttori, associazioni di categoria, autorità e rappresentanti della grande distribuzione. I risultati sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista Food policy.
Lo studio è stato condotto in sei paesi tra cui Belgio, Irlanda, Italia, Lettonia, Paesi Bassi e Spagna mediante questionari diretti a operatori che lavorano nel settore alimentare. Le interviste sono poi state elaborate con dei software per identificare i temi comuni fra i vari intervistati. In totale, sono stati coinvolti 33 esperti di comunicazione e 38 operatori del settore. «In Italia – spiega Antonella Guzzon, una delle autrici della ricerca – per conto di Hylobates Consulting, partner del progetto FoodRisC, ho intervistato 8 esperti di comunicazione 8 stakeholders. Dal lavoro emergono gli aspetti positivi dei social media da utilizzare per migliorare la comunicazione dei rischi e dei benefici legati al cibo.»
La velocità, l’accessibilità e la possibilità di interagire con gli altri sono tra le caratteristiche che gli intervistati trovano di maggiore interesse per veicolare i messaggi. In particolare, in Italia la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto e in modo immediato, è ritenuto uno dei punti di forza dei social media per avvicinare i giovani che sono molto presenti su questi mezzi. I social sono anche considerati uno strumento democratico di comunicazione, perché tutti possono scambiarsi delle informazioni e questo aspetto potrebbe esser sfruttato dagli enti ufficiali per dare risposte chiare e trasparenti sui vari problemi, bloccando immediatamente il flusso di informazioni non del tutto corrette che si diffondano velocemente in rete.
La ricerca evidenzia tra le criticità dei social (soprattutto in Italia) la mancanza di un filtro per discriminare le informazioni veritiere da quelle scorrette, riscontrato. Il secondo aspetto che lascia perplessi è una certa diffidenza rispetto alle fonti dell’informazione perché spesso sui social le notizie sono pubblicate in maniera anonima. L’eccesso di informazioni rende difficile distinguere quelle vere dalle altre e questo orienta molte persone a considerare più sicure le notizie publbicate sui media tradizionali.
Antonella Guzzon, spiega quali sono le ulteriori opportunità che le persone intervistate hanno evidenziato sull’uso dei social: «Sui social media si vengono a creare delle comunità di persone con interessi simili che quindi possono trasmettere un messaggio in maniera virale. L’opportunità offerta dai social di contattare un vasto pubblico è da cogliere soprattutto durante le crisi alimentari quando si ha la necessità di comunicare in fretta con un ampio numero di consumatori. Secondo gli esperti e gli stakeholder italiani “postare” una comunicazione sui social media durante le crisi potrebbe essere particolarmente efficace perché sono sempre di più i consumatori che in queste situazioni di allerta preferiscono cercare le informazioni anche in rete invece che consultare solo i siti degli enti ufficiali.
Ovviamente diffondere notizie sui social è un’opportunità, se non ormai anche una necessità, per la comunicazione quotidiana con i consumatori, non solo durante le situazioni di allerta alimentare. Gli intervistati li considerano come un canale per fornire delle informazioni dettagliate e facilmente accessibili sugli alimenti, basate su fonti affidabili che possano essere consultate in qualsiasi momento dai consumatori».
Sara Rossi
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