La società DE A. Mare di Chioggia un mese fa ha richiamato e ritirato dal mercato 1.052 kg di smeriglio congelato a fette importato dalla Spagna. La decisione è stata presa quando la Capra di Biassono, che aveva acquistato un lotto di smeriglio, nel corso di analisi di laboratorio previste dalle procedure di autocontrollo ha riscontrato una quantità di mercurio (4,2 mg/kg) superiore ai livelli previsti in un lotto acquistato dalla DE A. Mare. L’azienda di Chioggia a questo punto ha avviato subito una campagna di ritiro dell’intero lotto di 1052 kg (da cui vanno sottratti 140 kg di scarti di lavorazione).
Il richiamo dello smeriglio congelato
Il ritiro-richiamo ha interessato soprattutto la società Finpesca che aveva acquistato buona parte dello smeriglio per confezionarlo e distribuirlo a 65 punti vendita (nell’elenco troviamo molti supermercati A&O Selex e Famila, la catene di cash and carry Dimar e alcune pescherie, vedi allegati (LOTTO 337, LOTTO 489, LOTTO 497, LOTTO 498). Buona parte dello smeriglio però è stata venduta. Quello rimasto (390 kg di pesce) è stato restituito alla società DE A. Mare di Chioggia. Per la cronaca va precisato che i rivenditori hanno l’obbligo di esporre un cartello per avvisare la clientela e invitare i cittadini a non consumare il prodotto che può essere restituito per il rimborso.
Il paradosso della situazione è che il dossier con il ritiro dal mercato, avviato volontariamente dalla DE A. Mare di Chioggia, finirà nelle mani di un magistrato che dovrà valutare se e come procedere, visto che secondo l’ordinamento penale vigente (legge 283/62 e Codice penale) la presenza nelle aziende alimentari di alimenti pericolosi per la salute umana si configura come un’ipotesi di reato.
Per quanto riguarda la valutazione del rischio correlato ad un eccesso di mercurio nel pesce vi proponiamo il recente parere espresso dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che ha stabilito dosi settimanali tollerabili (TWI).
Il mercurio nel pesce
Il metilmercurio è la forma di mercurio prevalente nel pesce e nei frutti di mare ed è particolarmente tossico per il sistema nervoso in fase di sviluppo, incluso il cervello. La dose settimanale tollerabile (TWI) è pari a 1,3 µg/kg di peso corporeo. Se è improbabile che l’esposizione media al metilmercurio presente negli alimenti superi la TWI, la probabilità di raggiungere tale livello aumenta in caso di elevato o frequente consumo di pesce. Questo gruppo di consumatori può comprendere le donne in gravidanza, con conseguente esposizione del feto in un periodo critico dello sviluppo cerebrale.
Il mercurio inorganico è meno tossico può essere anch’esso presente nel pesce e nei frutti di mare, così come nei piatti pronti. Se è improbabile che l’esposizione al mercurio inorganico attraverso gli alimenti superi la TWI per la maggior parte delle persone, a meno che non sia associata ad altre forme di esposizione. La dose settimanale tollerabile (TWI) è pari a 4 µg/kg di peso corporeo.
Il livello di esposizione
Dati più precisi sul consumo alimentare e sui livelli di mercurio negli alimenti hanno consentito al gruppo di esperti scientifici di valutare in modo più preciso l’esposizione umana al metilmercurio attraverso la dieta. La carne di pesce, in particolare tonno, pesce spada, merluzzo, merlano e luccio, è stata riconosciuta come una delle principali fonti di esposizione al metilmercurio in Europa per tutte le fasce d’età, con l’aggiunta del nasello per i bambini. L’esposizione nelle donne in età fertile è stata oggetto di particolare considerazione, ma non sono state riscontrate differenze rispetto agli adulti in generale. L’esposizione attraverso gli alimenti nelle persone con consumo elevato e frequente di pesce è risultata, in generale, circa doppia rispetto alla popolazione totale.
Questo parere è incentrato esclusivamente sui rischi relativi all’esposizione al mercurio inorganico e al metilmercurio attraverso la dieta e non valuta i benefici nutrizionali legati a certi alimenti (ad es. pesce e frutti di mare). Tuttavia, il gruppo di esperti dell’Efsa ha aggiunto che, nel considerare possibili misure per ridurre l’esposizione al metilmercurio, i gestori del rischio devono tenere altresì conto dei potenziali effetti benefici del consumo di pesce.
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