Arrivano le capsule per caffè biodegradabili: gli amanti dell’espresso “fatto come al bar” potranno scegliere l’opzione eco e ridurre gli sprechi
Arrivano le capsule per caffè biodegradabili: gli amanti dell’espresso “fatto come al bar” potranno scegliere l’opzione eco e ridurre gli sprechi
Valeria Nardi 8 Novembre 2013Dopo le polemiche sull’impatto ambientale delle capsule per macchina da caffè, diffuse in tutto il mondo grazie e Nespresso, arrivano i nuovi contenitori biodegradabili, da buttare nella frazione umida della spazzatura.
Se l’ipotesi della capsula eco prendesse piede, si ottimizzerebbe il successo dell’espresso “fatto come al bar”, preparato con cartucce già pronte inserite in una macchinetta, pratica e veloce. Ma il caffè “porzionato”, tanto apprezzato dai consumatori, ha un costo (oltre a quello in euro) ambientale significativo, visto che ogni tazzina comporta un imballo, in metallo o plastica, da gettare nell’immondizia. Come ridurre questo ennesimo rifiuto? La Novamont, azienda leader nel campo dei materiali e bio-chemicals, ha creato la prima capsula completamente compostabile.
Per la fabbricazione delle eco-porzioni è stato usato anche Mater-Bi® di IV generazione, una nuova bioplastica che richiede meno energie e risorse durante la fase di produzione rispetto alle versioni precedenti.
«Le nuove capsule – precisa Andrea Di Stefano di Novamont – si possono definire ecofriendly perché dopo avere preparato l’espresso, si può buttare tutto l’involucro con all’interno il fondo di caffè, nell’umido. La ricerca sui nuovi materiali ha permesso di garantire sia la conservabilità che la qualità, assicurando un’efficace barriera ai gas, mantenendo inalterato l’aroma. Siamo i primi in Italia, a proporre questa soluzione, mentre in Europa un altro player è l’azienda svizzera Basf, che produce elementi analoghi in plastica ecoflex®.
Il materiale è in sperimentazione insieme alle principali aziende del settore che dimostrano grande interesse per le nuove capsule eco. L’intento è di catturare la vasta area di consumatori che, pur apprezzando il nuovo sistema di preparare l’espresso in casa, sono attenti alle proprie scelte in tema di impatto ambientale».
Il problema è reale visto che Nespresso, leader di mercato, dà la possibilità ai clienti di smaltire le capsule di metallo usate portandole nei centri raccolta. L’analogo prodotto firmato Fiorfiore Coop indica sulla confezione come separare i componenti: il fondo del caffè (organico), la copertura (alluminio), la cartucce (plastica).
Non sempre tutto è così chiaro: in vendita nei supermercati si trova Caffè Espresso di Vergnano che per le capsule utilizza un materiale chiamato “Biodè”, pubblicizzato come biodegradabile e a basso impatto ambientale. La realtà è un po’ diversa: si tratta di una plastica addittivata, che impiega alcuni anni prima di degradarsi, mentre per i materiali compostabili la biodegradabilità deve raggiungere il 90% in 180 giorni.
Valeria Nardi
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Foto: Photos.com
Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
meglio la cara vecchia Moka economica e eco friendly 😉
perfettamente d’accordo!! w la moka!!
Interessante, ma come la mettiamo con il prezzo??? E’ sempre stratosferico?? Comunque concordo con Ale Roma, meglio la vecchia cara moka.
Ciao.
Nel caso di Nespresso le capsule ora sono contenute in un astuccio di cartoncino senza ulteriore protezione. Il Mater-Bì di IV generazione è in grado di resistere in condizioni analoghe o necessita di un ulteriore imballo come quello di Vergnano? In caso affermativo di che materiale sarà composto? Grazie!
Gentile Elisabetta, ecco la risposta di Stefano Facco, New Business Development Director di Novamont.
“Sul mercato troviamo capsule autobarrieranti (in alluminio o materiali coestrusi con EVOH e alluminio) che non richiedono ulteriore barriera.
La grande maggioranza delle capsule in PP e cialde in tessuto non tessuto, che invece non offrono barriera agli aromi e protezione dall’umidità, richiedono una confezione protettiva. Tale confezione può essere basata sia su materiali tradizionali che compostabili.”
per quanto a mia conoscenza biodè non è oxodegradabile ma biodegradabile (non a opera di ossigeno ma di batteri).
esistono altre capsule che sono oxodegradabili ma iniziano a degradare dal momento in cui vengono prodotte (stampata la plastica) mentre biode dovrebbe iniziare a degradare dopo l’erogazione , in presenza di umidità e batteri quindi questa mi sembra migliore
la capsula non è compostabile in quanto degrada in tempi non compatibili con compostaggio.
per essere compostabile dovrebbe essere degradata in 180 gg.
la capsula , una volta usata, diventa un rifiuto indifferenziato biodegradabile (info rilevate da sito http://www.biode.it)
non mi è chiara la % di degradabilità ma
visto che in italia molti rifiuti vengono ancora interrati personalmente ritengo che biodè sia comunque un piccolo passo avanti (anche se lontano dall’essere risolutivo) in quanto dopo alcuni anni è comunque più degradata della plastica.
penso inoltre che sia importante che l’utente sia informato in modo chiaro e corretto visto che si fa molta confusione tra biodegradabile, compostabile, riciclabile, rigenerabile…
Gentile Luigi,
grazie per la precisazione. Approfondiremo ulteriormente la questione per evitare fraintendimenti. A breve pubblicheremo degli aggiornamenti