Il cibo è consolatorio, e più ci si sente giù di morale e più si tende a cercare alimenti pieni di grassi, zuccheri e sale. Quella che molti considerano un’esperienza abituale è stata confermata da uno studio francese. I ricercatori hanno riscontrato questo tipo di comportamento in un gruppo di americani, che tradizionalmente sono abituati a mangiare alimenti poco sani in alcune circostanze, e anche in un gruppo meno ampio di francesi più attenti alla dieta.
Pierre Chandon e i suoi colleghi dell’Istituto di Marketing dell’INSEAD di Fontainebleau, Parigi, hanno preso in esame i dati raccolti su un campione di tifosi durante due stagioni della National Football League statunitense, il 2004 e il 2005. In totale, avevano partecipato all’indagine 726 persone, fornendo tutte le informazioni su oltre 3.150 diete giornaliere. Questi dati sono stati incrociati con l’andamento della squadra del cuore, prendendo come riferimento di controllo persone della stessa città senza una squadra del cuore. Come riferito su Psychological Science, il risultato è stato che le maggiori differenze nell’ambito alimentare tra i fan delle due squadre (la vincente e la perdente), erano chiaramente visibili il lunedì successivo all’incontro sportivo. I comportamenti alimentari tornavano a essere sovrapponibili il giovedì, giusto in tempo per la gara successiva. Lo studio ha evidenziato una netta differenza nel consumo di grassi: i tifosi della squadra che aveva perso, in media, aumentavano il quantitativo di grassi saturi del 28%, mentre gli altri solo del 16% (la differenza era particolarmente evidente nelle otto città sede delle squadre più famose e seguite). Gli autori non hanno verificato l’andamento del peso dei singoli partecipanti, anche se la tendenza all’incremento è stata sempre riscontrata.
Risultati molto simili sono stati ottenuti su un gruppo di un’ottantina di francesi, cui è stato chiesto di registrare le vittorie e le sconfitte della squadra del cuore o dell’atleta preferito. Al gruppo è stato chiesto di attingere, durante le gare, a recipienti dove erano contenuti patatine fritte, cioccolato, uva o ciliegie. Anche in questo caso i fan della squadra o dell’atleta perdente hanno preferito gli alimenti meno sani, mentre gli altri hanno preferito in maggior misura uva e ciliegie.
In un successivo set di esperimenti studiati per verificare la possibilità di modificare il tipo di reazione emotiva, gli autori hanno chiesto a 150 persone di guardare tre video di una partita di calcio: una vittoria della nazionale di calcio contro l’Italia, una sconfitta subita dalla stessa Italia e una partita tra due squadre del Belgio. Dopo la visione, i partecipanti dovevano indicare le proprie priorità tra la famiglia, la religione e le arti, secondo una tecnica chiamata “affermazione di sé” (sistema che serve a individuare e mettere a fuoco i propri valori da usare in caso di delusione o sconfitta o di un evento percepito come offesa alla propria dignità o come un insulto).
Dopo i ricercatori hanno mostrato ai partecipanti delle fotografie di quattro diversi snack, chiedendo loro quale avrebbero voluto. Le persone che avevano assistito alla partita persa, ma avevano partecipato alla seduta dell’affermazione di sé hanno scelto uno snack sano, mentre chi aveva visto la stessa partita ma senza frequentare le sedute ha scelto un cibo ricco di grassi. Le differenze sembrano indicare che si possono cercare di modificare i comportamenti alimentari scorretti riconducibili alla risposta emotiva a un evento negativo.
«Ognuno di noi vuole vedere se stesso come una persona buona e competente, ed eventi come una sconfitta sportiva minacciano questa percezione di sé e, in fin dei conti, la stessa identità dell’individuo» hanno spiegato gli autori, specificando che lo scopo delle tecniche di affermazione è di aiutare le persone a ricordare che hanno molte risorse cui attingere, nei momenti di sconforto. In questo caso il messaggio dovrebbe essere: sei una brava persona, anche se la tua squadra ha perso (quindi non ti buttare sul junk food).
Analoghi parallelismi sono stati fatti collegando le sconfitte sportive con l’aumento di violenza nelle strade, il consumo di alcol, gli attacchi cardiaci e altro. In generale chi perde prova un senso di frustrazione e di insicurezza che tende a superare adottando un comportamento vietato. Al contrario, chi ha la soddisfazione di veder vincere la propria squadra, tende a sentirsi più fiducioso nelle proprie forze, a incrementare l’autostima e ad avere un maggiore autocontrollo, anche sul comportamento alimentare, riuscendo a resistere meglio alle tentazioni.
Agnese Codignola
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Giornalista scientifica