In Europa sono ormai diversi i Paesi che hanno l’abitudine di avvisare consumatori e cittadini quando un prodotto alimentare non è più idoneo alla vendita e viene ritirato dal mercato. I motivi sono possono essere diversi, i più frequenti sono le contaminazione microbiche e gli errori di confezionamento o di etichettatura.
In Inghilterra quando un’azienda richiama un prodotto, informa sia i punti vendita sia l’Agenzia per la sicurezza alimentare britannica, la Food Standards Agency, precisando numero di lotto e motivo del ritiro. L’agenzia fornisce anche un servizio gratuito ai cittadini inviando, via sms o via email a chi fa richiesta l’elenco dei prodotti ritirati o richiamati.
Lo spazio sul sito della FSA dedicato all’allerta alimentare è strutturato in tre sezioni, la prima riguarda i prodotti con problemi sanitari, la seconda rischio allergie, la terza i prodotti ritirati per motivi precauzionali. Ecco alcuni esempi per capire meglio.
– La catena di supermercati Tesco ha ritirato in via precauzionale diversi lotti di estratto di lievito con il proprio marchio per un eccesso di istamina.
– AG Barr Ltd ha ritirato una limonata contenente aspartame non menzionato nella lista degli ingredienti per evitare eventuali problemi alle persone affette da fenilchetonuria.
– La latteria di Dunn di Beacon View Farm ha richiamato una partita di latte e prodotti a base di crema per una possibile contaminazione incrociata e un’insufficiente pastorizzazione.
– Majestic Wine Warehouse ha avvisato che in alcune delle bottiglie di Chablis Jean Bourguignon del 2011 sono stati trovati livelli di solfiti elevati.
– Iceland ha richiamato il pollo Chicken Shack perché la data di scadenza riportata sulla confezione indica un intervallo troppo lungo.
– Asda ha richiamato una confezione carne di maiale e fette d’uovo Deli per un errore nella data di scadenza che indicava 17 agosto 2013 anziché 17 aprile 2013.
È interessante osservare come nella lista della FSA troviamo spesso i nomi delle più importanti aziende alimentari e delle grandi catene di supermercati come: Tesco, Asda e Sainsbury’s. Probabilmente anche in Italia succedono incidenti analoghi ma nessuno informa in modo adeguato i clienti. Perché?
Roberto La Pira
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Foto: Photos, Food.gov.uk
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Vedi tanti politici invece di credere alla nipote di Mubarak farebbero meglio a interessarsi della nostra salute; a lavorare su questo fronte per migliorare ottimizzare gli stili di vita, far apporre sulle etichette il reale contenuto della confezione, non è che tutto può risolversi in azioni di controllo e multe dopo che le persone son morte di cancro o si sono avvelenate
Azioni di controllo e multe dopo?
Ma nè prima nè dopo!
Niente allarmismi per favore.