Quando si parla di inquinanti in genere non pensiamo a sostanza di uso quotidiano. Eppure anche la caffeina è un inquinante rilevato nelle acque di mezzo mondo, con possibili conseguenze per gli ambienti acquatici. L’allarme arriva da un articolo apparso sulla rivista The Conversation che punta il dito soprattutto sugli enormi bicchieri di caffè abitualmente consumati nei Paesi anglosassoni – 98 milioni al giorno solo nel Regno Unito, secondo i dati riportati – che spesso se non consumati integralmente finiscono negli scarichi. Ma il problema riguarda anche i fondi di caffè, senza dimenticare la caffeina e altri metaboliti presenti nel caffè che beviamo, ingeriti e poi espulsi con le urine.
Caffeina, un inquinante emergente
Uno studio pubblicato nel 2022, che ha preso in esame 258 fiumi di 104 Paesi diversi, ha individuato caffeina in oltre il 50% dei siti esaminati (tra cui i corsi d’acqua della città di Roma). “Alcune ricerche mostrano che la caffeina non si trova solo nelle acque ma perfino nell’aria, un dato che evidenzia la diffusione di questa sostanza”, spiega il geologo Gianfranco Bazzoli, che già venti anni fa ha riportato, in un articolo apparso sulla rivista dell’Ordine Nazionale dei Geologi, alcuni dati sulla presenza della caffeina nei corsi d’acqua del Trentino. “In genere – spiega Bazzoli, – la caffeina è usata come tracciante di contaminazioni antropiche, serve cioè a capire per esempio se eventuali contaminazioni microbiologiche siano di origine animale – come quelle provenienti da allevamenti – o umana, e individuare quando possibile i malfunzionamenti delle reti fognarie”.

Alte concentrazioni di caffeina, infatti, mostrano che c’è un problema legato a insediamenti umani da risolvere, “come è successo per una sorgente trentina a 1.200 metri di altitudine, – spiega Bazzoli, – proprio il picco di caffeina rilevato anni fa nei mesi estivi ha permesso di individuare l’origine del problema, poi risolto, in scarichi di impianti turistici durante periodi di alto afflusso, favorito dalla cabinovia a qualche chilometro di distanza”. La presenza di caffeina inoltre, pur non rappresentando un pericolo per i consumatori può essere utilizzata, sottolinea il geologo, “per controllare la qualità delle acque minerali permettendo di individuare quelle in cui non sono presenti contaminazioni di quella molecola e di altre a essa spesso associate”.
Non solo caffè
Non si tratta di un problema marginale, perché la caffeina e i suoi metaboliti sono molto diffusi nell’ambiente: “Non parliamo solo di caffè ma anche di bibite alla cola ed energy drink, senza dimenticare che la teina presente nel te è una sostanza molto simile alla caffeina”, spiega Sara Castiglioni, capo laboratorio nel Dipartimento di Ricerca Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri. Se nei Paesi anglosassoni è possibile che uno dei responsabili dell’inquinamento sia caffè disperso nell’ambiente, “in Italia il problema sono soprattutto i fondi che spesso vengono buttati nel lavandino anziché nell’umido, ma anche i residui che passano nelle nostre urine”, spiega Castiglioni.
Anche se le ricerche realizzate dall’Istituto Mario Negri sui fiumi della Lombardia indicano che i depuratori sembrano in grado di eliminare la sostanza, come emerge dai dati rilevati sulle acque in entrata e in uscita nei depuratori di varie città. “Per questo, – prosegue la ricercatrice, – il fatto che la caffeina sia comunque presente nei fiumi e nei laghi fa pensare che ci siano degli scarichi di acque reflue non trattati correttamente”.
Le conseguenze
E le conseguenze per l’ambiente possono essere gravi: secondo The Conversation, anche se solo da pochi anni si è cominciato a studiare la contaminazione da caffeina, sappiamo che questa abbassa il pH dell’acqua acidificandola, mentre la decomposizione dei composti organici presenti nel caffè priva di ossigeno il sistema acquatico, e studi più recenti mostrano che la caffeina ha effetti anche sul metabolismo e sulla crescita di alcune alghe di acqua dolce e larve, effetti che si ripercuotono anche sugli organismi marini. Per evitare danni, il caffè e i fondi di caffè – come gli oli e molte altre sostanze – non dovrebbero essere versati nel lavandino ma smaltiti nell’umido. In alternativa i fondi o il caffè avanzato, diluito con acqua, possono essere utilizzati nel giardinaggio, per innaffiare o come concime o repellente per insetti.
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giornalista scientifica



Sono perplesso un articolo che parla di inquinamento ambientale da caffeina che si conclude con il consiglio di evitare di buttare i fondi di caffè nello scarico del lavandino perché inquinano ma poi afferma che li si può utilizzare nel giardinaggio per innaffiare, concimare o come repellente per insetti, mi scusi ma non capisco anche se mi rendo conto che è pratica comune. Mi permetta due puntualizzazioni: la teina non è molto simile alla caffeina sono di fatto la stessa molecola considerando che il thè è la seconda bevanda consumata a livello globale, dopo il caffè, direi che l’ impatto ambientale è decisamente maggiore. La parte sullo smaltimento non mi è molto chiara sembra che gli oli ed “altre sostanze” possano essere smaltiti nell’ umido ma non è così. Gli oli, sia vegetali che minerali, dovrebbero seguire un percorso di recupero che avviene solitamente presso gli eco-centri. Saluti.
per gli oli esausti non si intende quelli che fanno intrinsecamente parte degli alimenti, ma di quelli che si possono dividere o comunque raccogliere come l’olio da frittura o quello delle conserve. Ne abbiamo parlato qui: https://ilfattoalimentare.it/oli-esausti-raccolta-riciclo-dossier.html
Per i fondi da utilizzare nel giardinaggio è soprattutto questione di quantità, è chiaro che così si usa una piccola parte del rifiuto prodotto, ma ci sembrava comunque un suggerimento interessante.