Le larve di Cochliomyia hominivorax– chiamata anche mosca assassina o carnivora del Nuovo Mondo o verme della vite – sono tornate in diversi paesi del Centro America e negli USA del Sud, dopo che una massiccia campagna di eradicazione le aveva tenute lontane per decenni. E gli USA, attraverso lo US Department of Agricolture (USDA), lanciano una nuova edizione di una forma di contenimento biologico che ha già avuto successo in passato, anche se non è priva di rischi: la diffusione di maschi sterili per via aerea, attraverso voli dedicati.
Caccia alla mosca assassina
Come dice il nome questo insetto, dal corpo blu-verde metallico e gli occhi arancioni, endemico del Sud America, quando è larva è una vera calamità per il bestiame, e un potenziale pericolo per l’uomo. Le sue larve si nutrono di tessuti vivi di animali dal sangue caldo di qualunque tipo, nei quali si insinuano attraverso le più piccole lesioni, per poi abbandonare la sede una volta raggiunta la quasi maturità. Il tessuto a quel punto si infetta, provocando la morte dell’animale o richiedendo lunghi e costosi trattamenti, che devono essere praticati da personale specializzato. Ogni mosca femmina depone 2-300 uova dopo ogni accoppiamento, per un totale di circa tremila, in una ventina di giorni di vita: una prolificità che spiega perché sia così difficile da debellare. Intervenire con insetticidi non solo comporta la dispersione di enormi quantitativi di sostanze dannose, e spese assai rilevanti, ma soprattutto serve a poco.

Per questo da molto tempo si è pensato al contrasto biologico, che si fa diffondendo maschi resi sterili dalle radiazioni. L’accoppiamento produce uova non fecondate, che non si schiudono e grazie a questo nel tempo, la popolazione diminuisce fino a scomparire. Campagne di questo tipo lanciate a partire dagli anni cinquanta in tutto il Centro e Nord America: tra il 1962 e il 1975 Messico e USA hanno liberato nell’ambiente oltre 94 miliardi di esemplari maschi sterili cresciuti in Florida e Texas, che hanno portato alla scomparsa del parassita, dichiarato assente dagli USA nel 1966. Oggi, però, la mosca assassina sembra essere tornata a causa del commercio illegale di carni infette, e l’unica soluzione sembra il ricorso a una nuova dispersione.
Il flagello corre sui camion
Il primo caso è stato segnalato a Panama nel 2023, con un picco di infezioni ai confini con il Costa Rica. Poi, nello scorso ottobre, sono stati il Messico e il Guatemala, dove era stata dichiarata l’eradicazione rispettivamente nel 1991 e nel 1992, a segnalare nuovi focolai. A novembre 2024, secondo al Commissione Panama – USA per l’eradicazione del parassita e la prevenzione (Copeg), i casi, tra i due stati, erano oltre 15.000, cui si aggiungevano i quasi 21.000 di Panama. È apparso quindi chiaro che la situazione stava sfuggendo al controllo.
Da qui l’idea di insediare una nuova fabbrica per la produzione di mosche sterili a Panama, che dovrebbe produrre 117 milioni di mosche a settimana per gli Stati Uniti e, in caso di necessità, anche a Panama stessa, ma l’obbiettivo dello USDA è di arrivare a 400 milioni unendo le larve di Panama a quelle del Texas, dove la produzione è stata rinnovata con una spesa di 8,5 milioni di dollari, e a una nel Messico del Sud, sostenuta da altri 21 milioni di dollari. Si tratta di cifre elevate, che però potrebbero permettere di evitare spese molto maggiori come quelle derivanti dal divieto di commercio di carni infette, già posto in essere e appena sospeso dallo USDA verso la carne che arriva dal Messico.

Come i wet market
Anche in questo caso, come per situazioni lontanissime come quelle degli spillover* dai wet market**, l’origine del problema sembra sia il commercio illegale di animali che percorrono tutto il Centro America per poi arrivare senza controlli negli USA, spesso in condizioni di salute precarie, già malati o comunque indeboliti, e pronti a trasmettere microrganismi e parassiti vari. Lo avevano denunciato un’inchiesta del sito investigativo Insight Crime nel 2022, e organizzazioni come World Organization for Animal health, e i dati ora lo confermano.
Il raggio di volo di una mosca assassina è in media di una decina di chilometri, ma i focolai si snodano per centinaia di chilometri e, guarda caso, seguono le rotte dei camion. Praticamente tutti gli esperti sono concordi nel ritenere che l’insetto arrivi da vari paesi fino a Panama, poi giunga in Honduras, attraversi il Guatemala, per giungere poi in Messico e, da lì, negli USA.
Per questo l’Honduras ha deciso di istituire a sua volta un centro di dispersione delle mosche sterili, con lo scopo di liberarne fino a 84 milioni, mentre il Messico ha creato una rete di punti di ispezione. Parallelamente, ha lanciato campagne di informazione perché anche gli allevatori legali, che spesso non hanno mai visto prima le larve, sono presi alla sprovvista, e faticano a riconoscerle e a ricorrere alle autorità veterinarie.
Secondo lo USDA il metodo delle larve sterili è uno dei più efficaci rispetto a tutti i tentativi simili fatti negli ultimi decenni. Se avrà successo anche questa volta lo si capirà entro pochi mesi.
Il biocontenimento
Disperdere dall’alto milioni di esemplari di un insetto comporta rischi, soprattutto per il fatto che, statisticamente, c’è sempre una certa percentuale di individui che non sono diventati sterili, e che possono quindi contaminare le aree di interesse. Tuttavia, oggi i metodi di sterilizzazione e quelli di dispersione (fatta attraverso uno strumento chiamato Whiz Packer, che inscatola le larve sterili e poi lascia cadere dall’aereo i contenitori) sono migliorati rispetto alle prime campagne, e si stima che il pericolo sia assai ridotto.
C’è anche il rischio associato ai voli, che di tanto in tanto provocano incidenti (qualche mese fa sono morte tre persone). Tuttavia, al netto dei pericoli, l’uso di maschi sterili sembra ancora essere la strategia vincente. Almeno fino a quando il commercio illegale di carni non sarà davvero contrastato fino a scomparire, e i controlli veterinari eseguiti con tutto lo scrupolo necessario.
* Lo spillover o salto di specie è un processo naturale per cui un patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all’interno della specie umana.
** Sono dei mercati in cui si vendono carne fresca, pesce, prodotti e beni deperibili; in particolare, mercato di animali vivi, in cui i venditori macellano gli animali al momento dell’acquisto da parte del cliente.
© Riproduzione riservata. Foto: Copeg, USDA
Giornalista scientifica



Questo passaggio, se un lettore non sa l’inglese, è incomprensibile: “per situazioni lontanissime come quelle degli spillover dai wet market, “
Grazie, abbiamo aggiunto le definizioni.