Tante tazze di caffè, vista dall'alto coffe

Arrivato in Europa nel XVI secolo, il caffè è presto diventato una delle bevande più amate e più consumate non solo nel vecchio continente, ma in tutto il mondo. In Italia se ne consumano circa 5,5 kg a testa all’anno, un quantitativo molto lontano da quello del primo Paese al mondo, il Lussemburgo, che ne assume più di 25 kg procapite, ma pur sempre notevole. A partire dagli anni ottanta e fino alla fine del secolo, tuttavia, la popolarità del caffè è stata seriamente messa in discussione da alcuni studi che sembravano dimostrare effetti negativi, intervallati da altri che, invece, ne sottolineavano le potenzialità benefiche per la salute, con il risultato di confondere le persone e diffondere opinioni spesso non sorrette da prove scientifiche. Che cosa c’è di vero in ciò che si legge quasi quotidianamente?

Per capirlo, la sezione del sito della BBC dedicata alla salute ha riassunto i risultati più recenti e convincenti, chiedendo aiuto alla scienza e ad alcuni esperti. Ecco ciò che ne è venuto fuori:

Caffeina o non caffeina

Innanzitutto, è opportuno chiarire quali, tra i principi attivi presenti, ha effetti biologicamente rilevanti. I benefici associati al caffè si vedono tanto nel caffè normale quanto in quello decaffeinato. Le molecole attive sono quindi diverse dalla caffeina, e sono da ricercare negli antiossidanti, presenti in grande quantità in entrambi i tipi, senza grandi differenze. Tuttavia, le informazioni devono essere ancora consolidate perché arrivano, nella stragrande maggioranza dei casi, da grandi studi di popolazione, cioè da indagini sulle abitudini e sullo stato di salute.

Se da una parte questo tipo di ricerche consente di avere grandi numeri, dall’altra non può evitare, nonostante tutte le correzioni introdotte, il rischio che vi entrino elementi spuri. Per esempio, le persone che non bevono caffè potrebbero non farlo perché non si sentono bene, e la loro salute risulterebbe peggiore rispetto a quella di chi, stando bene, beve caffè senza problemi. Un effetto potrebbe quindi essere scambiato per una causa.

a monte di un caffè espresso forte da una macchina per caffè espresso a tazze di vetro traslucido
I benefici associati al caffè si vedono tanto nel caffè normale quanto in quello decaffeinato

Sostanza psicoattiva

Fino dalla sua comparsa, il caffè è stato apprezzato in quanto stimolante e sostanza capace di favorire la concentrazione. Tuttavia, ciò che spesso si sottovaluta, è che se bevuto regolarmente induce tolleranza, e gli effetti cognitivi tendono quindi ad azzerarsi. Non è aumentando la quantità di caffè che si migliorano le performance cognitive.

Uno degli aspetti ancora relativamente misteriosi è poi la grande variabilità nella sensibilità agli effetti sul sistema nervoso: per alcun e persone, macroscopici dopo una sola tazzina, per altre quasi nulli anche dopo numerose assunzioni. Ciò che si sa è che tutto dipende dal patrimonio genetico personale, ma restano ancora numerosi aspetti da chiarire.

I tumori

Il caffè contiene acrilammide, una sostanza accusata di essere cancerogena (ma sulla quale i responsi definitivi non ci sono ancora), e presente in centinaia di alimenti, nei quali si forma quando sottoposti a temperature elevate. Tuttavia, su questa specifica bevanda, nel 2016 si è pronunciata la Iarc (International Agency for the Research on Cancer) dell’OMS di Lione, scagionandola completamente dalle accuse. Alla stessa conclusione è giunta una review del 2023, che ha mostrato come i dati non siano sufficienti a dimostrare un effetto cancerogeno. Perciò, anche se il caffè è una delle fonti principali di acrilammide, da questo punto di vista non sembrano esserci rischi, a meno che non si beva il caffè sempre a una temperatura molto elevata, superiore ai 65°C. E non è tutto.

Effetto protettivo?

Il caffè potrebbe avere anche un effetto protettivo, nei confronti di alcuni tumori come quello del fegato. Lo ha suggerito, tra gli altri, uno studio pubblicato nel 2017 e durato 16 anni. In esso, in base ai dati di mezzo milione di europei, è stato possibile concludere che chi beve regolarmente caffè sembra essere protetto da infarti, ictus e, appunto, tumori. A risultati analoghi sono giunte altre ricerche condotte per esempio negli Stati Uniti e nel Regno Unito, mentre ulteriori indagini hanno messo in luce un possibile ruolo preventivo in persone con diverse patologie preesistenti.

Manca comunque la prova definitiva: non ci sarebbe una sicurezza assoluta sul fatto che bere fino a quattro tazze di caffè al giorno possa prevenire le patologie citate. Al tempo stesso, però, l’effetto potrebbe non solo esserci, ma essere sottostimato. È noto che chi consuma caffè più facilmente fuma e ha uno stile di vita meno sano, in generale, rispetto a chi non ne beve. Secondo alcuni ricercatori il caffè contrasterebbe in parte gli effetti negativi, per esempio del fumo o della sedentarietà, e i benefici complessivi sarebbero quindi superiori rispetto a ciò che emerge a una prima analisi.

Caffè e sistema cardiovascolare

Le donne in gravidanza quasi sempre cercano di limitare le quantità di caffè assunte

Una delle accuse principali è quella a carico del cuore e dei vasi, perché il caffè aumenterebbe la pressione del sangue. Tuttavia, anche in questo caso, le accuse sarebbero state ormai in gran parte annullate: per quantitativi normali, non ci sarebbero rischi. Mancano però studi specifici, che non siano stati fatti su popolazioni, come per quasi tutti gli altri possibili legami tra caffè e malattie.

Caffè e gravidanza

Lo spauracchio più grande è forse quello che si agita in caso di gravidanza, perché il caffè aumenterebbe il rischio di aborti spontanei. Tuttavia, anche su questo, per il momento, i giudizi sono tutt’altro che definitivi. Molte donne incinte evitano di assumere qualunque quantitativo di caffè, e alcune linee guida come la britannica Food Standard Agency consigliano alle donne in gravidanza e allattamento di non bere più di una-due tazze di caffè al giorno.

Una revisione di 42 studi del 2020 sostiene l’abolizione completa del caffè in gravidanza, per limitare il rischio di aborto e basso peso alla nascita, ma un’altra del 2018, di 380 studi, conclude che non c’è alcun tipo di rischio per quantitativi fino a tre-quattro tazze al giorno, neppure per persone teoricamente più vulnerabili come le donne incinte.

Non ci sono dunque certezze, in parte perché, anche in questo caso, non ci sono quasi studi randomizzati e controllati, ma solo analisi di popolazione. Nel caso delle donne in gravidanza, c’è poi un fattore che potrebbe confondere ulteriormente: la nausea. È dimostrato che coloro che la provano hanno minori probabilità di avere un aborto. Ma la nausea spesso tiene lontane le donne dal caffè. D’altro canto, le donne che bevono caffè in gravidanza sono più spesso più avanti con gli anni e fumano o hanno fumato: tutti elementi che favoriscono gli aborti. Ancora una volta, capire l’esatta concatenazione di eventi, quali siano le cause e quali gli effetti, è tutt’altro che banale. E il risultato è che spesso le donne in gravidanza si regolano in base alle abitudini precedenti e alla capacità (genetica) di metabolizzare il caffè, anche se quasi sempre cercano di limitare le quantità assunte.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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