Il 30 settembre era la giornata del chewing gum, cioè la gomma da masticare, che si differenzia da tutti i prodotti alimentari perché non viene ingerita e troppo spesso finisce sputata e schiacciata sul marciapiede. Anche se questa cattiva abitudine riguarda una minoranza di consumatori, i numeri sono comunque elevati visto che il 90% degli italiani dichiara di consumare chewing-gum (il 23% tutti i giorni). Secondo una nota del Sole 24 Ore, in Italia le vendite nei supermercati e nei discount (escludendo i bar) hanno raggiunto i 210 milioni di euro. I marchi più venduti sono Vivident, Vigorsol, Daygum, Brooklyn e Big Babol, tutti del gruppo Perfetti Van Melle, che detiene l’88% del mercato.
I chewing gum inquinano
Le gomme da masticare non si sciolgono mai perché sono composte da zucchero, aromi e, soprattutto, da gomma appiccicosa non biodegradabile. Mentre le prime forme di chewing gum erano resine vegetali estratte dagli alberi, la maggior parte di quelle odierne sono composte da derivati del petrolio (gomma butilica, polietilene e acetato di polivinile, utilizzati anche rispettivamente nel diesel, nei sacchetti di plastica e nella colla). Questi ingredienti sono camuffati in etichetta dietro le parole “base di gomma” senza ulteriori specifiche.
Per rimuovere le gomme da masticare spiaccicate per terra occorre utilizzare getti d’acqua arricchita con sostanze chimiche. La soluzione defluisce nei tombini delle fognature creando nuovo inquinamento. Poi, dopo la fase di rimozione, comincia il rilascio di microplastiche. Molte persone non si rendono conto del problema, ma basta osservare l’asfalto o il marciapiede per notare macchie scure o biancastre dovute alle gomme schiacciate che formano un tutt’uno con il terreno. A Singapore per evitare questi problemi dal 1992 le gomme da masticare sono vendute in farmacia. L’ultima considerazione riguarda la masticazione, il movimento della bocca stimola la produzione nello stomaco di succhi gastrici che però non trovano cibo da attaccare.
Una tassa per contribuire alla pulizia delle strade?
Perché la Perfetti Van Melle, che è un’azienda italiana, e detiene il 90% del mercato non si fa carico del problema? L’azienda potrebbe fare spot pubblicitari invitando i consumatori ad avere un comportamento corretto. Al contempo si dovrebbe fissare una tassa su ogni confezione per coprire in parte le spese di rimozione adesso a carico dei comuni. Non si tratta di una richiesta assurda, moltissimi stati applicano tasse sullo zucchero e sugli alcolici perché “fanno male alla salute”. Perché non responsabilizzare le aziende di chewing gum responsabili della vendita di prodotti alimentari che rovinano l’arredo urbano? Ci sono sindaci che vietano di consumare un panino in piazza per salvaguardare “l’arredo e il decoro urbano”, ma poi c’è libertà di sputo per i masticatori incalliti.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.