Chat GPT e operazioni quotidiane, concetto di intelligenza artificiale AI al lavoro. Donna millenaria afroamericana allegra che usa chat gpt su laptop, seduta al deak in un caffè, vista laterale, collage

ChatGPT ci farà la dieta in un prossimo futuro? Anche se non possono e non devono sostituire il nutrizionista, i programmi di intelligenza artificiale generativa, a differenza di buona parte delle informazioni che si trovano in rete, sono affidabili, e possono essere utilizzati per capire se ciò che si vuole acquistare o mangiare sia o meno un alimento di qualità. Lo ha dimostrato uno dei primi studi scientifici condotti sul tema, pubblicato su JAMA Network Open dai ricercatori dell’Università di Taipei, in Cina, che hanno messo alla prova i due programmi più diffusi, ChatGPT 3.5 e la versione successiva, ChatGPT4.

La prova di ChatGPT

Per verificare se i due chatbot potessero fornire risposte corrette, li hanno interrogati riguardo a otto menu che contenevano un totale di 222 alimenti, rappresentativi di tutte le categorie di nutrienti, tipici sia della cultura alimentare cinese e orientale, sia di quella più occidentale, e inseriti in parte in lingua cinese e in parte in inglese. Quindi hanno scritto la seguente domanda: “In qualità di nutrizionista, traccia, per ciascun alimento, il profilo nutrizionale relativo a dei carboidrati (in kcalorie), quello dei lipidi (in grammi), quello delle proteine (in grammi) per i seguenti alimenti (crudi, non cotti)”.

Hanno poi effettuato, per ciascuna voce, cinque confronti tra le risposte dei due chatbot e i valori reali, contenuti nel database ufficiale della Taiwanese Food and Drug Administration. Il risultato è stato molto positivo, perché non ci sono state differenze statisticamente significative per quanto riguardava i valori di calorie, carboidrati e grassi degli otto menu. Solo i profili proteici sono risultati significativamente diversi.

I risultati del test

Entrambi i programmi hanno fornito un profilo calorico accurati in percentuali comprese tra il 35 e il 48% di tutti i prodotti analizzati con variazioni, rispetto al valore reale, attorno al 10%, e la versione 4 è risultata migliore della 3.5, anche se ha sovrastimato più spesso il valore delle proteine.

Come hanno ricordato gli autori, secondo una recente metanalisi di 64 studi le informazioni dello stesso tipo genericamente presenti in rete sono inaccurate o di scarsa qualità, quando non errate, in un caso su due: un valore preoccupante, visto che un numero crescente di persone cerca di chiarire i propri dubbi consultando siti vari on line.

Ragazza teenager sdraiata sul pavimento con laptop e telefono con schermo vuoto che scorre il feed nei social network. Ambiente domestico accogliente
Nessun programma, per il momento, può sostituire il medico o il nutrizionista

Al contrario, i programmi come ChatGPT sono istruiti con dati corretti, provenienti da fonti ufficiali, e risultano pertanto molto più affidabili, anche se va sempre ricordato che le loro risposte di basano su valutazioni probabilistiche. Pertanto, fermo restando che, in caso di reali necessità, nessun programma, per il momento, può sostituire il medico o il nutrizionista, quando lo scopo è avere delucidazioni, l’intelligenza artificiale generativa può aiutare, e può diventare uno strumento comodo e conveniente per cercare di migliorare la propria alimentazione. Inoltre, potrebbe essere utile per dialogare meglio con gli specialisti.

Non è un nutrizionista

Non è invece ancora sufficientemente attrezzata per fornire consigli personalizzati (per esempio, sulle dimensioni delle porzioni di un certo tipo di alimento), perché ci sono troppe variabili (oltre al cibo, il metodo di cottura, e le differenze locali anche nei sistemi di misurazione), anche se potrebbe arrivare a risultati di questo tipo entro qualche anno, via via che nuove informazioni andranno a istruire i programmi.

È comunque necessario che gli utenti ricordino sempre – hanno concluso gli autori – che questi programmi non sono motori di ricerca. Le risposte dipendono in misura sostanziale dalla lingua nella quale sono poste le domande, perché, a seconda dei casi, il sistema può essere stato istruito in modo più o meno completo e accurato. Inoltre dipendono, e molto, dalla formulazione del quesito, che ha regole specifiche e in parte diverse da quelle, molto meno stringenti, che di solito si usano nei motori di ricerca. In altre parole, è necessario saper utilizzare le AI, per ottenere risposte del tutto affidabili, ma quando ci sono le condizioni, i risultati sono sorprendenti.

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gianni
gianni
31 Gennaio 2024 11:10

Dopo di ché sarebbe necessario che il sistema conoscesse tutti i dati personali dell’interrogante, passati e presenti affinché l’informazione possa essere utile…..
Ammesso che ci sia fiducia cieca sugli algoritmi costituenti ( buio assoluto ) e sui campioni che li hanno istruiti, per me il costrutto è acerbo.