L’abuso di alcol provoca ogni anno circa 3 milioni di morti (1 ogni 10 secondi, 2 al minuto in Europa), pari al 5% di tutti i decessi (il 13,5% di quelli nella fascia d’età 20-39 anni), e causa danni diretti o indiretti (malattie, incidenti e infortuni, danni economici, problemi emotivi e relazionali, ecc) a milioni di persone.
La situazione sembra essere peggiorata durante la pandemia, con un aumento annuo dei consumatori a rischio del 6% circa in entrambi i sessi (per un totale di 8,6 milioni nel 2020), un maggiore coinvolgimento nel problema delle donne e dei minorenni e una crescita dei binge drinker, cioè di coloro che bevono occasionalmente ma fino a ubriacarsi: 4 milioni di soggetti con prevalenze maggiori per i maschi di tutte le età (con un picco tra i 18-24enni) tranne che nella fascia 11-15 anni, dove le ragazze fanno registrare una frequenza più elevata.
Tuttavia il numero di coloro che riconoscono di avere un problema di alcoldipendenza che vengono presi in carico dai servizi territoriali del Sistema Sanitario Nazionale è in costante decrescita, a causa tanto della ridotta capacità delle strutture di accogliere quanti ne avrebbero bisogno (a causa della mancanza di personale e risorse), quanto di una sempre più carente percezione del problema, in una società in cui bere è considerato un aspetto normale della convivialità e l’alcol è trattato come una “droga legale”, le cui conseguenze vengono ancora sottostimate.
Per questo, in occasione della decima edizione dell’European Awareness Week on Alcohol Related Harm, la Settimana di sensibilizzazione sui danni provocati dall’alcol (AWARH2022) organizzata da Eurocare in collaborazione con prestigiose società scientifiche europee, che si è svolta dal 28 novembre al 2 dicembre 2022, gli esperti hanno rinnovato ai politici il loro appello a intraprendere provvedimenti concreti e a mettere in campo strumenti adeguati per contrastare il fenomeno, affrontando il problema attraverso un approccio integrato che coinvolga tanto un maggiore controllo sulla commercializzazione degli alcolici, quanto l’organizzazione campagne di informazione e sensibilizzazione al “bere responsabile”, fino alla creazione e/o al rafforzamento di realtà attrezzate per la gestione dei Disturbi da uso di alcol (DUA) .
In Italia, l’iniziativa è sostenuta dalla Società Italiana di Alcologia (SIA) e dall’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) dell’Istituto Superiore di Sanità, un organismo che, oltre a fornire consulenza tecnico-scientifica per la realizzazione di campagne di prevenzione, informazione, sensibilizzazione sul consumo di alcol a livello locale, nazionale e internazionale (in qualità di World Health Organization Collaborating Centre dell’OMS), si occupa del costante monitoraggio sul consumo di alcol, sulle sue conseguenze e sulle politiche di intervento attivate in Italia, raccogliendo ed elaborando i dati che confluiscono nel rapporto Global status report on alcohol and health.
L’appello degli esperti AWARH22 ribadisce il messaggio espresso lo scorso 15-17 marzo in occasione dell’ultima Conferenza Nazionale Alcol (e confluito nell’omonimo Libro Bianco pubblicato dal Ministero della Salute il 25 ottobre 2022 con il titolo Informare, educare, curare: verso un modello partecipativo ed integrato dell’alcologia italiana), rispetto all’importanza di investire su misure di contrasto al consumo dannoso di alcol, incrementando una corretta e costante comunicazione sui rischi correlati, contrastando le fake news, sensibilizzando i minori e le famiglie, ma anche formando gli operatori sanitari sull’identificazione precoce dei DUA e inducendo gli addetti alla vendita e alla somministrazione di bevande alcoliche al rispetto della legalità (con norme stringenti e maggiori controlli).
Ma il focus della campagna riprende anche le considerazioni contenute nel rapporto tecnico Reducing the harm from alcohol – by regulating cross-border alcohol marketing, advertising and promotion (maggio 2022), in cui l’OMS descrive per la prima volta in maniera esaustiva tutte le lacune nella regolamentazione della commercializzazione di alcolici a livello transfrontaliero e denuncia i conflitti d’interesse che minano la realizzazione di strategie di controllo, di etichettatura prodotti e di marketing (incluso quello digitale, in continua espansione) coerenti con una reale promozione della salute pubblica e con la riduzione dei costi sanitari delle malattie alcol-attribuibili a carico del SSN.
Ad oggi quasi la metà (47-48%) dei Paesi nel mondo non possiede una normativa nazionale sul commercio di alcolici online e, laddove questa è presente, viene facilmente aggirata con l’uso di social network e canali digitali che oltre a valicare i confini fisici degli Stati, puntano ad accrescere l’appeal del consumo di alcolici, con lo scopo di attrarre un target soprattutto di giovanissimi. In più, in Italia, come altrove, la promozione delle bevande alcoliche viene spesso finanziata anche da fondi pubblici, nonché sostenuta dalla presenza di alcolici in pubblicità rivolte a un’audience universale, film e serie televisive, ma anche dalla sponsorizzazione di eventi sportivi da parte dei produttori.
Per far fronte al problema, lo scorso maggio l’Assemblea Mondiale della Sanità ha reso esecutivi gli obiettivi del nuovo Global alcohol action plan 2022-2030 to strengthen implementation of the Global Strategy to Reduce the Harmful Use of Alcohol (Piano d’azione 2022-2030 per implementare efficacemente la strategia globale di riduzione dell’uso dannoso di alcol come priorità di salute pubblica), che fa parte della più ampia strategia mondiale di lotta alle malattie cronico-degenerative, prevista dall’Agenda 2030 della Nazioni Unite ed è incluso tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che prevedono la riduzione del 10% del consumo rischioso e dannoso di alcol entro il 2025. Le proposte si basano sulle evidenze di costo-efficacia delle opzioni politiche messe in atto negli ultimi 10 anni a livello nazionale, richiamano l’attenzione sulle responsabilità dell’industria dell’alcol e sollecitano i Governi a evitare partnership con quest’ultima per iniziative pubbliche che non abbiano esplicitamente a che fare con la prevenzione dei danni causati dall’alcol e con il bere responsabile.
Tra le soluzioni proposte (fin dal 2020) come misura di contrasto al consumo dannoso di alcolici c’è quella di stabilire un prezzo minimo al di sotto del quale, per legge, le bevande alcoliche non possono essere vendute (Alcohol pricing in the WHO European Region. Update report on the evidence and recommended policy actions). Si tratta di una delle politiche più efficaci ed economicamente vantaggiose per ridurre il consumo di alcol e prevenire i danni correlati, che tuttavia non è utilizzata nella maggior parte dei Paesi europei, dove il mancato adeguamento dei prezzi degli alcolici all’inflazione, rende questi ultimi più economici rispetto ad altri beni di acquisto.
Il primo passo che le istituzioni devono compiere in Italia è aggiornare il Piano Nazionale di Prevenzione e soprattutto il Piano Alcol e Salute, introducendovi strumenti e azioni per il contrasto dell’alcoldipendenza e delle sue conseguenze che siano aggiornati e in linea con le strategie individuate come più efficaci. In particolare servirà un intervento sinergico tra SSN e singole Regioni, che coinvolga strutture e soggetti della Sanità (dagli ospedali ai medici di famiglia, dai dipartimenti per la cura delle dipendenze o per la salute mentale, fino alle associazioni di mutuo soccorso e al volontariato), ma anche mondo della scuola e dello sport, centri ricreativi, imprese e forze dell’ordine. Insomma, un approccio coerente con la consapevolezza di un problema che riguarda in modo sempre più trasversale la popolazione e si ripercuote su molteplici aspetti della vita individuale e pubblica.
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Due cose:
1 si parla di “abuso di alcol” ma va specificato che l’acol è tossico a qualunque concentrazione per cui correttamente sarebbe da abolirne il consumo (alla stessa stregua allora andrebbe proibito anche il fumo di tabacco) ma sappiamo che fine abbia fatto il proibizionismo
2 “Come misura di contrasto al consumo dannoso di alcolici c’è quella di stabilire un prezzo minimo”, strategia che trovo abbastanza ingiusta perchè chi ha i soldi può bere e chi non ce li ha, no
Detto questo, credo solo nella informazione capillare, soprattutto nelle scuole, non terroristica ma estremamente scientifica e circostanziata dopodichè ognuno farà le proprie scelte.
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Informazione più capillare nella scuola e nella pubblicità.