etichetta a batteria nutri-score

Il 15 novembre scorso ho partecipato a un incontro organizzato dal ministero della Salute a Genova dove si è parlato di etichette a semaforo  per i prodotti alimentari. I relatori erano tutti schierati contro il Nutri-Score, ma questa non è una novità. L’Italia è contraria a questa proposta, e a Bruxelles i nostri rappresentanti istituzionali sono i principali oppositori al modello francese insieme a una lobby molto agguerrita formata da aziende, associazioni di categoria e addetti ai lavori del settore alimentare.

A Genova, in veste di relatori (ma anche di uditori), erano presenti medici, nutrizionisti, rappresentanti del ministero della Salute e altre persone presumibilmente con una formazione scientifica. Da queste persone ci si aspettano relazioni con dati, ricerche e confronti basati su argomentazioni di tipo scientifico e pochi discorsi ‘politici’ caratterizzati da evidenze di altro genere. Non è stato così. I relatori per avallare le tesi contrarie al modello francese non hanno presentato ricerche, dati o riscontri scientifici che mostrano le criticità del Nutri-Score e nemmeno argomenti solidi sui vantaggi del modello a batteria NutrInform Battery proposto dall’Italia (vedi foto sotto).

etichetta batteria nutrinform battery esempio
La Sinu definisce “inaccettabili” i valori nutrizionali presi come riferimento per l’etichetta a batteria

Eppure gli studi e le ricerche esistono. Ci sono 98 studi, rapporti e documenti che trattano della prevenzione delle malattie legate all’alimentazione e dell’etichettatura nutrizionale fronte-pacco, quella apposta nella parte anteriore della confezione. Basta sfogliarli per rendersi conto di quanto sia diffuso il sostegno al modello francese e quanto siano pressoché inesistenti i pareri favorevoli al modello italiano a batteria. Ma se il mondo scientifico internazionale è favorevole al modello francese o a schemi a semaforo simili, perché gli studiosi e i nutrizionisti italiani sono contrari? La cosa strana è che il ministero della Salute, che si è contraddistinto nella vicenda del Covid per avere sposato i pareri scientifici e per avere adottato provvedimenti coraggiosi emarginando i no vax, quando si tratta di affrontare il tema delle etichette alimentari, ignora i pareri del mondo scientifico internazionale e sposa quelli dell’industria, rifiutando ogni confronto. Eppure i riscontri esistono e non vederli ci pare contraddittorio, oltreché molto spiacevole per chiunque sia abituato a interpretare la realtà valutando i fatti.

Ci sono più di 70 ricerche scientifiche che spiegano perché il Nutri-Score si può considerare un progetto valido per migliorare le scelte alimentari dei consumatori da un punto di vista nutrizionale. Dall’altra parte, ci sono tre ricerche italiane, due delle quali finanziate da Federalimentare (l’associazione delle industrie alimentari italiane) che focalizzano l’attenzione sul modello a batteria. Lo studio italiano più ‘corposo’ a sostegno del NutrInform Battery è una ricerca condotta su un numero di persone poco significativo (200). L’aspetto più interessante è che questa ricerca viene utilizzata da lobbisti, associazioni di categoria, politici, esperti di nutrizione delle istituzioni e quant’altro per dire che gli italiani preferiscono la batteria, ignorando decine di studi e analisi fatte su un numero decisamente più rappresentativo di persone e senza i finanziamenti privati.

Logo Nutri-Score A
Ci sono più di 70 studi scientifici a sostegno del modello francese di etichettatura a semaforo, il Nutri-Score

A proposito del modello di etichetta proposto dall’Italia in alternativa al modello francese Nutri-Score, è molto interessante leggere la posizione ufficiale (clicca qui) datata agosto 2021 di una società scientifica fra le più autorevoli in Italia, la Sinu (Società italiana di nutrizione umana). Si tratta probabilmente dell’unico documento sull’argomento firmato da una società scientifica italiana. Ecco le frasi salienti riferite alla batteria:

  • Le informazioni fornite ripetono sostanzialmente quanto già riportato sulla dichiarazione nutrizionale sul retro della confezione, con poche o nessuna aggiunta.
  • Le informazioni sui vari nutrienti forniti dalla batteria del NutrInform Battery sono di difficile interpretazione da parte dei profani, che potrebbero essere orientati a credere che maggiore è il contributo previsto per i singoli componenti  meglio è (ovvero più la batteria è colorata migliore è l’apporto nutritivo n.d.r.). 
  • Il concetto di porzione su cui si basa la valutazione nutrizionale della batteria non è ancora regolamentato a livello europeo (questo vuol dire che ogni azienda può stabilire a piacimento la porzione del proprio prodotto e calcolare i valori nutrizionali riferendosi a questa porzione n.d.r).

La Sinu, nel documento, evidenzia alti due problemi molto gravi che mettono in forte discussione la validità scientifica della batteria. La prima criticità è che “Il modello si basa sui valori indicati come assunzioni di riferimento dal Regolamento (UE) n.1169/2011 che però non riflettono i fabbisogni della popolazione così come definiti dall’italiano  Livelli di assunzione di riferimento nazionali Larn)”. L’altra accusa è che si usano parametri ‘inaccettabili’. Si legge infatti che “inaccettabile in particolare è il valore di 6 g/giorno per il consumo di sale, che non corrisponde al target di 5 g condiviso da Larn, Efsa e Oms, e altrettanto inaccettabile è il valore di 90 g/giorno per lo zucchero, contrario sia alle raccomandazioni nazionali sia a quelle di organismi sovranazionali”. Le linee guida italiane raccomandano, per un fabbisogno energetico di 2.000 kcal, di non superare 75 grammi di zuccheri (pari al 15% dell’energia), sia aggiunti che naturalmente presenti nei cibi. Le raccomandazioni dell’Oms sono ancora più restrittive, e indicano un limite di 50 grammi al giorno di zuccheri aggiunti (sempre per una dieta da 2.000 kcal).

Kinder Brioss NutrInform Battery
La Sinu critica il NutrInform Battery perché poco comprensibile, basato su porzioni non standard e valori di riferimento non allineati con Larn, Efsa e Oms

Di fronte ad accuse così gravi, che di fatto mettono in forte discussione il sistema di calcolo della batteria, la Sinu ritiene però il NutrInform Battery italiano sia preferibile al semaforo francese, accusato di avere un algoritmo misterioso e di preferire come parametro 100 g o 100 ml al posto delle porzioni. Premesso che l’algoritmo non è misterioso ma è pubblicamente disponibile, sfugge quale sia il ragionamento secondo cui esperti e nutrizionisti della Sinu prima bocciano la batteria perché ignora le linee guida nutrizionali, e poi  la promuovono come modello da adottare sulle etichette dei prodotti alimentari italiani. Se uno studente universitario durante l’esame di nutrizione descrivesse un modello alimentare utilizzando i riferimenti della batteria verrebbe gentilmente invitato a ripresentarsi. Questo può accadere all’Università. Nel mondo reale gli studiosi della Sinu promuovono un’etichetta a batteria con valori di riferimento variati del 20% per il sale e del 20-80% per gli zuccheri rispetto a quelli riconosciuti da Larn, Efsa e Oms. Attenzione però, perché la Sinu precisa che l’ostacolo per l’adozione della batteria è superare le ‘criticità evidenziate’ classificate come ‘inaccettabili’. Si tratta di uno strano ragionamento.

Le contraddizioni sono evidenti e leggendo il documento aumentano quando si arriva alla descrizione del modello francese (quello bocciato). Del Nutri-Score si legge che: “Si tratta di una proposta ben riconoscibile e chiara da un punto di vista grafico”; “Ha avuto ampia diffusione ed è stato sostenuto da una parte significativa della comunità scientifica internazionale, con numerosi studi svolti ad hoc per la sua validazione”; “Ha un reale valore integrativo essendo non ripetitivo rispetto alle informazioni fornite nella dichiarazione nutrizionale obbligatoria presente a lato o sul retro del prodotto”; “Sembra essere efficace soprattutto nelle fasce di popolazione con abitudini alimentari scorrette in quanto ha dimostrato di ridurre efficacemente il consumo di alcuni alimenti il cui abuso è dannoso per la salute”. La conclusione degli esperti Sinu è contraddittoria perché il parere conclude dicendo che il modello da preferire è il NutrInform Battery proposto dall’Italia.

Il Nutri-Score è già stato adottato da sette paesi europei e centinaia di aziende

A chi legge questa nota vogliamo ricordare che in Europa sette paesi (Francia, Spagna, Germania, Belgio, Svizzera, Paesi Bassi e Lussemburgo) hanno adottato il modello Nutri-Score. Vogliamo ricordare che il modello francese è utilizzato da oltre 400 aziende in Francia e ha ottenuto un parere favorevole da parte dell’Oms e del Beuc (l’associazione europea con sede a Bruxelles che raggruppa oltre 40 organizzazioni dei consumatori). L’ultimo aspetto non certo secondario è che gli scienziati del JRC (Centro comune di ricerca della Commissione UE) hanno dato un giudizio negativo sulla batteria italiana, prendendo come riferimento 245 studi scientifici realizzati per valutare la migliore proposta di etichettatura da posizionare sulla parte anteriore delle confezioni dei prodotti alimentari.

Le perplessità che abbiamo espresso in questo articolo meriterebbero una risposta da parte dei più illustri nutrizionisti membri della Sinu come la presidente Anna Tagliabue, i membri del Consiglio scientifico come Pasquale  Strazzullo, Giulia Cairella, Angelo Campanozzi, Licia Iacoviello, e i componenti del Comitato scientifico come Furio Brighenti, Alessandro Casini, Marisa Porrini. Vorremmo capire come si è giunti a promuovere un modello nutrizionale basato su parametri definiti ‘inaccettabili’.

Nutri-Score - Il semaforo della discordia

Il Fatto Alimentare ha realizzato un dossier intitolato Nutri-Score – Il semaforo della discordia che confronta i due modelli di etichette nutrizionali ‘rivali’ citati in questo articolo.

I lettori interessati a ricevere l’e-book possono richiederlo e riceverlo gratuitamente in formato pdf scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, NutrInform Battery

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Ezio
Ezio
26 Dicembre 2022 12:03

Solo Nutri-Score?
Nulla sui più completi ed interessanti Planet-Score e Yuka a confronto?
E colorare il NutrInform Battery (buon compromesso tra richiamare ed informare), con i colori del semaforo per evidenziare il giudizio senza errate intrepretazioni?
Oppure, molto più semplicemente, colorare direttamente i valori della tabella nutrizionale con i colori semaforici, per attirare l’attenzione sui nutrienti critici e quelli utili?

Pinuccio
Pinuccio
30 Dicembre 2022 10:53

La SINU non dice che sono “inaccettabili” i valori della Nutrinform Battery, non si spiegherebbe diversamente perché poi afferma che tra i due sistemi, messi a confronto, il Nutrinform Battery sia più preferibile del Nutriscore se l’obiettivo (citazione testuale) “… principale dell’aggiunta di un’etichetta “front-of-pack” è più che
ragionevolmente il contrasto alla malnutrizione per eccesso in quanto fattore contribuente allo
sviluppo dell’obesità e delle malattie cronico-degenerative non-trasmissibili…”.
Del resto il documento non prende posizione tra l’uno e l’altro, bensì si limita ad elencare i pro e i contro di ciascun sistema. Non nega criticità al Nutriform Battery ma aggiunge che queste possono essere risolte “attraverso il superamento delle criticità avanzate”.
Piuttosto ribadisce una evidenza già ampiamente dibattuta (e che viene sempre taciuta.. chissà perché…) e cioè che l’etichetta nutrizionale presente sul retro, costituisce essa stessa una informazione adeguata al consumatore, poiché fornisce dati numerici dettagliati e precisi sulla quantità di energia e di nutrienti che il prodotto contiene.
E conclude affermando che “In questa logica, è innanzitutto importante che qualsiasi ulteriore etichettatura frontale non riduca l’interesse del consumatore a leggere con attenzione l’ etichetta obbligatoria che rappresenta l’effettiva composizione del prodotto compresi i suoi ingredienti, la qual cosa riveste sia funzione “educativa” che informativa. perché possa costruirsi una dieta”

Silvino
Silvino
20 Gennaio 2023 11:27

In Italia solo chi fa prosciutti e salumi, formaggi e “crema di nocciole” é contrario al “semaforo”. Girano tanti soldini. Non credo alla ignoranza del problema, l’ultima parola non deve essere politica ma scientifica, senza se e senza ma. Se quei tre produttori esporteranno di meno vorrà dire che la qualità qui da noi migliorerà.

Ezio
Ezio
Reply to  Silvino
23 Gennaio 2023 19:56

Non è una questione di qualità, ma di nutrienti contenuti nei prodotti, quindi i prosciutti italiani gia magri, i formaggi tipici e le creme alla nocciola, non cambieranno di certo perchè prima o poi ci sarà un’etichetta di richiamo.
Alla fine serve regolarci con le quantità che ne mangiamo e meglio se di qualità genuina, poco trasformata e possibilmente anche biologica, ma di questo non c’è traccia nel Nutri-Score, né nella batteria italiana.