C’è un tornado che incombe nel bel mezzo della copertina dell’anteprima del Rapporto 2022 di Coop sui consumi e gli stili di vita degli italiani, presentata l’8 settembre. In effetti, dopo la pandemia, di fronte alla guerra, all’inflazione e alla crisi climatica, la situazione in cui versiamo può essere dipinta a tinte decisamente fosche ed è caratterizzata da mutevolezza, instabilità e apprensione per il futuro, tanto che si sente sempre più frequentemente utilizzare l’espressione ‘tempesta perfetta’. Un’epressione strana (quando una tempesta è perfetta?), impiegata in meteorologia per descrivere un ipotetico uragano che colpisca esattamente l’area più vulnerabile di una regione, provocando il massimo danno possibile per un uragano di quella categoria, qualcosa di sbalorditivo quindi e, spesso, di catastrofico.
Senza dubbio il contesto è decisamente critico e i cardini principali sui quali si reggevano molte delle nostre convinzioni cominciano ad apparire come dei miti. La globalizzazione, fortemente legata alla semplificazione e accelerazione del commercio internazionale, ha recentemente mostrato la corda di fronte ai blocchi determinati dai loock down e dalla guerra. Il concetto stesso di democrazia come obiettivo finale del vivere civile, poi, è minato alle fondamenta dal fatto che circa il 40% del Pil globale deriva da paesi non democratici e anche nei paesi democratici serpeggia una crisi finora inaudita, come dimostrano eventi come l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del gennaio 2021.
Nella quotidianità, però, ciò che colpisce in maniera più diretta e consistente la vita dei cittadini è un’inflazione che dopo tre decenni è tornata a livelli che non si vedevano dagli anni Ottanta, con una perdita di potere d’acquisto media per famiglia di 2.300 euro l’anno e anche superiore per i single. Al contrario i salari non crescono da 20 anni e il fatto di avere un lavoro non è più considerato sufficiente per affrontare le spese. Sono 24 milioni gli italiani che hanno già sperimentato un disagio economico nel 2022 e circa 18 milioni sono coloro che si possono considerare nell’area della povertà vera e propria (6 milioni in più rispetto al 2021).
Eppure, in tutto ciò, c’è un dato del rapporto Coop che sorprende: il mancato ricorso a una riduzione della spesa per gli acquisti alimentari, che invece era stata la prima risposta alle difficoltà nelle precedenti crisi economiche. Di certo siamo ancora in una fase iniziale degli aumenti destinati a crescere anche nel 2023. Per il momento, comunque, il carrello della spesa non è visto come “la miniera da cui attingere per finanziare i consumi, ma un fortino da proteggere”, si legge nel resoconto di Coop. Complice l’eredità della pandemia, che ha modificato le priorità di molti. Gli italiani a caccia di risparmi, quindi, preferiscono rimandare le grandi spese e rinunciare a beni ritenuti ‘superflui’ come i viaggi e i consumi fuori casa.
Per quanto riguarda i consumi alimentari, l’attitudine degli intervistati sembra per ora quella di non scendere a compromessi, diminuendo se necessario le quantità, ma non la qualità del cibo acquistato. Nei prossimi 6/12 mesi, italianità e sostenibilità resteranno elementi imprescindibili (in linea con il fatto che il 56% ritiene che la crisi climatica debba avere la massima priorità nell’agenda nazionale e internazionale), mentre l’intenzione di risparmiare penalizzerà i cibi etnici e i piatti pronti (a vantaggio di un maggior tempo dedicato alla cucina), ma anche gli spuntini e i prodotti gourmet. Una risorsa in questo senso sembrano essere gli alimenti con il marchio del distributore, che offrono spesso un miglior rapporto tra qualità e prezzo e che guadagnano ulteriore terreno rispetto ai brand.
A livello di punti vendita preferiti, continuano a crescere anche nei primi sei mesi del 2022 i volumi di vendita dei discount, nonostante questa tipologia di negozi sia quella che maggiormente ha risentito dell’inflazione. In generale, il tasso di inflazione italiano su base annua è ancora, a luglio 2022, tra i più bassi d’Europa (+10%, contro il 12,8% del Regno Unito e sopra il 13% per Spagna e Germania), ma sono proprio i discount i punti vendita nei quali, per i prezzi di partenza più bassi su cui incidono maggiormente i costi di acquisto, si sono registrati gli aumenti maggiori su base annua (+14,4% contro i 9,7% degli iper e i 9,1% dei super).
Si registrano tuttavia grandi differenze nell’impatto degli aumenti sul fronte delle categorie di prodotti. Tra quelle che sono aumentate di più spiccano, sempre su base annua, burro (+32,3%), farina e cereali (+21,6%), pasta e cous cous (+21%). “A partire dallo scorso giugno abbiamo messo in atto una rivoluzione dei prodotti con il nostro marchio – ha dichiarato Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia – e abbiamo già avuto importanti riscontri positivi. La nostra scelta di mettere a disposizione sempre più prodotti sicuri e sostenibili al prezzo giusto ci sembra la strada corretta per rispondere alla domanda di rassicurazione degli italiani. La buona notizia è che il 60% delle famiglie che abbiamo interpellato si sta dimostrando consapevole e concreto e capace di guardare al cibo per quello che è, non quindi una merce come altre, ma un bene primario”.
© Riproduzione riservata; Foto: Anteprima digitale del Rapporto Coop, Fotolia
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora