Quando si pensa ai problemi del corpo e della sua immagine corporea si tende ad attribuirli soprattutto alle donne ma, secondo statistiche recenti, non esiste un’effettiva distinzione di genere. Lo conferma anche una pubblicazione dello scorso marzo su The Conversation: tra il 30 e il 40% della popolazione maschile vive con ansia la questione del peso, più dell’85% è insoddisfatto della propria immagine fisica e molti uomini desiderano un corpo più asciutto e muscoloso, ancora considerato sinonimo di virilità. Quella verso l’immagine fisica è un’insoddisfazione spesso legata a un abbassamento dell’autostima, a una minore sensazione d’appagamento nei confronti della vita e a una mancanza di sicurezza in se stessi. Talvolta il rapporto conflittuale con il corpo porta a maturare difficoltà psicologiche, come l’ansia e la depressione, fino ad arrivare a vere forme di disprezzo nei propri confronti. Si stima infatti che circa un uomo su 10 abbia avuto pensieri suicidi e che il 4% abbia avuto comportamenti autolesionistici a causa di problemi con l’immagine corporea.
Vivere una condizione di frustrazione legata al corpo può portare a disordini alimentari, al dismorfismo muscolare, una condizione di sofferenza psicologica caratterizzata da un’insoddisfazione patologica riguardo ai muscoli che si hanno oppure no e alla loro conformazione, e a sviluppare una dipendenza dall’esercizio fisico. Molti studiosi sostengono che l’aumento di disturbi come quelli elencati tra la popolazione maschile sia collegato all’influenza che i mass media hanno nel presentare un modello ideale di corpo. Le immagini sulle riviste di fitness e quelle degli attori protagonisti nei film d’azione propongono un prototipo di uomo non realistico e impossibile da raggiungere. A questi si aggiunge il ruolo dei social, come Instagram, dove le foto e i video di uomini alti e muscolosi predominano e ottengono una pioggia di like. In questo modo l’insoddisfazione dei maschi verso il proprio peso e struttura fisica aumenta.
Senza un adeguato aiuto, i problemi con l’immagine corporea possono avere dei forti effetti sulla salute mentale e fisica, eppure molti uomini esitano a parlare di questo argomento. Ciò avviene per l’errata attribuzione di simili problemi esclusivamente alle donne e all’idea che tali difficoltà facciano apparire poco virili. Oltre a ciò occorre segnalare le carenze del sistema sanitario quando bisogna assistere uomini con disturbi di questo genere, anche se è stato riscontrato che tanti pazienti di sesso maschile, quando intraprendono un percorso di aiuto, rispondono molto positivamente. Informare che anche gli uomini possono avere un rapporto negativo con il proprio fisico permette di normalizzare l’esperienza e di riconoscere i sintomi di un disagio. Nella teoria i passaggi da percorrere sembrano facili e chiari, ma quanto e come lo stigma di un corpo differente, non conforme ai modelli imperanti, colpisce la popolazione maschile? Ce ne parla Stefania Ruggeri, ricercatrice e nutrizionista del Crea – Alimenti e Nutrizione.
Secondo la sua esperienza, il numero di uomini che si rivolgono a una figura professionale per affrontare problemi correlati al corpo e all’immagine corporea è inferiore rispetto a quello delle donne?
Credo che ormai uomini e donne, soprattutto quelli appartenenti alle giovani generazioni, abbiano un’attenzione e una cura simile verso il proprio corpo: basti pensare che molti ragazzi si rivolgono ai centri estetici, cosa che un tempo facevano solo le donne, e si affidano alla chirurgia estetica. Interessante è l’attenzione dei giovani, senza distinzioni di genere, verso la buona alimentazione e la forma fisica: preoccuparsi di mangiare bene e di fare attività fisica rivolgendosi a professionisti può diventare un’occasione per impostare una vita sana e ridurre il tasso di sovrappeso, obesità e il rischio di molte patologie. Rimanere in forma significa anche essere in salute.
Nota una maggiore propensione a chiedere aiuto negli uomini più giovani?
Sì, come accennavo prima, i ragazzi sono più interessati al tema della forma fisica, spesso in modo positivo, rispetto agli adulti. Una grande responsabilità ce l’hanno sicuramente i professionisti: come ho raccontato nel mio libro Mamma che fame. Gli adolescenti: dall’acne al peso, i consigli pratici (e le ricette) della nutrizionista, ed. Sonzogno. I ragazzi arrivano dal nutrizionista con piani alimentari spesso sbagliati, troppo ricchi di proteine e integratori. Sta a noi convincerli che mangiare nel modo giusto, con alimenti sani, nelle quantità corrette, può farli arrivare a raggiungere lo scopo prefissato senza compromettere la salute.
Che ruolo giocano i social nel creare un senso di inadeguatezza nel rapporto con il fisico?
Il rapporto tra uso dei social media e insoddisfazione rispetto alla propria immagine corporea è un problema molto serio, soprattutto perché i principali utilizzatori dei social sono gli adolescenti, cioè le persone più a rischio. L’adolescenza è il momento più delicato della vita, in cui si percepisce il proprio corpo in modo sbagliato, che in termini tecnici si chiama dismorfofobia. Proprio in questi anni, per i grandi cambiamenti che avvengono al fisico, s’innescano più frequentemente disturbi del comportamento alimentare. Il mondo in cui viviamo, l’esplosione dei ‘visual social’, come Instagram, ci ha portato ad avere tutti, giovani e meno giovani, un’attenzione eccessiva alla nostra immagine. Un adolescente, ci spiegano alcuni studi, può arrivare a ‘scorrere’ sul proprio cellulare fino a 2 mila immagini di corpi magri, seducenti e attraenti non solo di personaggi famosi, ma anche di persone comuni. Queste foto sono, nella maggior parte dei casi, ritoccate, ma il nostro cervello riceve solo immagini di corpi ‘perfetti’, che diventano poi modelli di riferimento. Molte indagini hanno rilevato che il tempo dedicato ai social media, il tipo di interazioni, le fotografie condivise, nonché il contesto socioculturale, sono fattori determinanti per innescare disturbi del comportamento alimentare. Spesso ragazzi e ragazze attraversano periodi più o meno lunghi caratterizzati da problemi alimentari che, sebbene possano essere passeggeri e non diventare vere e proprie patologie mentali, rappresentano un reale danno alla crescita.
Sembrerebbe che tra la popolazione maschile siano in aumento i casi di anoressia. È un dato reale oppure determinato dal fatto che da poco si è cominciato a parlare dei disturbi alimentari che colpiscono gli uomini?
In realtà solo in anni abbastanza recenti l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata su un’analisi più approfondita della manifestazione dei disturbi dell’alimentazione sulla popolazione maschile ed è stato visto che si manifesta con comportamenti spesso diversi rispetto a quelli delle ragazze. I dati sono comunque allarmanti. La preoccupazione dei ragazzi è soprattutto quella di fare massa muscolare e a volte il desiderio si trasforma in ossessione. Un’indagine nazionale condotta negli Stati Uniti nel 2019 riporta che circa il 40% degli adolescenti americani maschi ha intrapreso diete particolari e non equilibrate per aumentare velocemente il volume dei muscoli, con uso di integratori e atteggiamenti estremi. Un’altra indagine, realizzata in Australia, sempre nel 2019, sostiene che circa il 12,8% dei ragazzi maschi risponde ai criteri diagnostici per i disturbi del comportamento alimentare. Questi paesi hanno culture diverse dalla nostra, ma molti studi riportano comportamenti simili fra adolescenti che vivono in Paesi diversi: il fenomeno dei social sembra aver globalizzato anche i desideri, le speranze, il modo di mangiare e di pensare dei più giovani.
Si pensa che praticare sport sia un’abitudine salutare, eppure esiste una vera e propria dipendenza dall’esercizio fisico. Quali sono i rischi, psicologici e fisici, di quella che viene chiamata exercise addiction?
L’attività fisica, oltre che procurarci divertimento, è un’arma potente contro lo stress e ci protegge dal rischio di molte malattie: praticarla fa bene al corpo e alla mente, esistono però casi, veri e propri disturbi, in cui lo sport diventa un’ossessione, una dipendenza, appunto. La differenza tra attività benefica e attività patologica è sfumata, diciamo che un individuo dipendente dall’esercizio continua ad allenarsi, indipendentemente dalle lesioni fisiche e dai disagi personali, e ha sempre meno interesse per le relazioni. Tende a trascurare il partner, gli amici e, talvolta, anche il lavoro. Si può arrivare a un dimagrimento eccessivo, al logoramento della massa muscolare e, soprattutto, all’isolamento dalla vita affettiva e sociale. Tutto ciò è in contrasto con la bellezza della vita che sta nell’armonia tra la cura del corpo e dei nostri desideri e il vivere appieno l’affettività e le relazioni con gli altri.
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