Il prezzo del latte fresco alla stalla è aumentato di 10 centesimi al litro in un anno e non poteva essere altrimenti, visto l’incremento generalizzato dei costi fissi. Se nel 2021 un litro costava 0,38 € adesso siamo arrivati a 0,48. Le voci che giustificano questo incremento sono tante perché bisogna considerare gli aumenti che hanno subito il mais e la soia usata per i mangimi, poi ci sono i fertilizzanti, il gasolio agricolo e il trasporto fatto con i camion. Oltre a ciò bisogna aggiungere l’incremento delle spese energetiche delle centrali del latte per il confezionamento e quelle della rete commerciale che risente dei costi maggiorati della logistica.
Gli operatori fino poco tempo fa hanno cercato di assorbire gli incrementi di spesa, ma la continua lievitazione dei prezzi nei vari settori ha costretto l’adeguamento dei listini. Sugli scaffali dei supermercati questa crescita è stata meno visibile perché i contratti firmati andavano rispettati, ma adesso con i rinnovi gli accordi commerciali sono cambiati. Oggi il latte fresco di alta qualità viene venduto a un prezzo che oscilla da 1,00 a 1,80 €/l a seconda della tipologia. La variazione dipende dai punti vendita e dalla tipologia scelta dai consumatori. Chi è abituato a fare la spesa nei discount trova i prezzi più bassi, mentre nei supermercati si vendono sia le confezioni con il marchio del distributore con un listino che oscilla da 1,25 a 1,50 €. Poi c’è il latte firmato dalle aziende di marca che arriva a 1,80 €/l. Un altro elemento da considerare è la drastica riduzione delle promozioni e degli sconti, proprio come è avvenuto durante il primo anno della pandemia. Di fronte a questa situazione alcuni consumatori scelgono di passare dal latte fresco intero di alta qualità a quello parzialmente scremato a lunga conservazione che costa meno.
“Purtroppo il prezzo del latte alla stalla non è arrivato al suo punto massimo – precisa Gianpiero Calzolari presidente di Granarolo – e si prevedono nei prossimi mesi ulteriori aggiustamenti, perché la situazione economica è in continua evoluzione. Basta solo pensare alla riduzione del raccolto di mais che ci sarà quest’anno in Italia a causa della siccità e all’inevitabile incremento del prezzo. Fino a pochi mesi fa tutti i soggetti della filiera hanno cercato di assorbire l’aumento dei costi senza rivedere il prezzo di vendita. Poi di fronte alla progressione continua dei costi il mercato si è adeguato e adesso acquistare un litro di latte costa di più. Oggi assistiamo a dei fenomeni impensabili fino a un anno fa – continua Calzolari – basta dire che il latte fresco italiano alla stalla costa meno rispetto a quello prodotto dalla Germania, una nazione che è sempre stata considerata grande produttrice di latte di buona qualità venduto a prezzi inferiori rispetto a quello degli allevatori delle regioni del nord-Italia”.
Ma le novità sul fronte dei rincari nel settore non sono finite, basta ricordare che anche il burro rispetto a un anno fa costa il doppio. Per i formaggi non ci sono stime precise, ma considerando che per produrre un chilo di mozzarella ci vogliono 7 litri di latte è facile pensare che anche per i latticini si alzerà l’asticella del prezzo. L’amara consolazione è che nell’ultimo anno, il valore alla stalla del latte in Italia è cresciuto meno di quanto è avvenuto mediamente in Europa, ma stiamo parlando di centesimi di euro.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
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