Sostenere con appositi sussidi pubblici il consumo di frutta e verdura a scapito di prodotti meno sani equivale a investire sulla salute dei cittadini. Dunque andrebbe fatto, anche se i costi non sono irrilevanti. Gli alimenti vegetali subiscono infatti molto più di altri prodotti le distorsioni del mercato, e il costo finale risente in media di un sovrapprezzo del 40%, attribuibile al fatto che in tutte le fasi della filiera sono necessari accorgimenti come la refrigerazione e, soprattutto, la necessità di riassortire continuamente gli scaffali dei supermercati a causa della loro deperibilità. A quantificare l’impatto dei costi extra su frutta e verdura sono stati i ricercatori dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, che fanno parte del consorzio Warwick Obesity Network per la ricerca di soluzioni scientificamente fondate per la lotta all’obesità, che hanno poi pubblicato quanto scoperto su Science Advances.
Per comprendere il legame tra acquisti, prezzo, livello economico dei clienti e tipo di merce, i ricercatori hanno analizzato i dati del grande campione NielsenIQ Homescan, relativi ai codici a barre della spesa di 60mila famiglie americane per il periodo compreso tra il 2004 e il 2014, e hanno verificato in quale misura la scelta di acquistare o meno frutta e verdura fosse influenzata dal costo. Hanno così scoperto che i listini di questi prodotti lievitano fino al 40% in più per via degli elevati costi fissi, e per questo i consumatori comprano il 15% di frutta e verdura in meno. La riduzione, a sua volta, rappresenta un terzo del divario che si osserva tra le porzioni di frutta e verdura consigliate e quelle effettivamente acquistate e consumate. Al contrario, i cibi più scadenti, che di solito sono industriali e quindi confezionati, hanno una shelf life molto lunga e non richiedono né cautele nella conservazione né continui riassortimenti, sono molto vicini al costo ottimale e non presentano sovrapprezzi quantificabili relativi alla filiera.
Per questo motivo un contributo pubblico in grado di coprire il 25% del prezzo finale, portando frutta e verdura a prezzi decisamente più bassi, cambierebbe radicalmente le intenzioni di acquisto. Oltretutto, poiché i costi aumentano dove la domanda è inferiore, in genere per difficoltà economiche, un sussidio in grado di abbassare il prezzo finale aiuterebbe a colmare le disuguaglianze sociali, e sarebbe più efficace nelle fasce di popolazione che più avrebbero bisogno di migliorare la qualità della dieta.
Per tradurre in cifre l’intervento necessario (nel Regno Unito), si può considerare che in un anno (il 2017) sono state acquistate ortofrutticoli per 10,4 miliardi di sterline. L’aiuto pubblico dovrebbe essere pari a 2,5 miliardi circa: una cifra importante. Ma nel periodo precedente, e cioè tra il 2014 e il 2015, il Servizio sanitario britannico ha speso più di sei miliardi di sterline per malattie legate al sovrappeso e all’obesità, e le stime dicono che entro il 2050 potrebbe spendere 9,7 miliardi per lo stesso motivo. I costi dell’obesità, per la società britannica, sarebbero di 27 miliardi. Si tratterebbe dunque di un investimento e di un risparmio sui conti sanitari dei prossimi anni. E, al tempo stesso, di un gesto che migliorerebbe la qualità della dieta in generale, e contribuirebbe così a prevenire anche altre malattie, e a sconfiggere il gap che ancora oggi rende le persone più vulnerabili anche più esposte ai danni di un’alimentazione di cattiva qualità.
© Riproduzione riservata Foto: Fotolia
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica
Affinché possa verificarsi un riconoscimento economico pubblico a favore del consumo di frutta e verdura, come indicato dall’articolo, i nostri governanti politici dovrebbero percepire un emolumento mensile perequato a quello di un operaio o impiegato. Sicuramente si accorgerebbero quanto é difficile arrivare a fine mese. Aspettiamo e speriamo!