Il 6 aprile è stato il giorno del Carbonara Day che Barilla ha voluto festeggiare con un cortometraggio di otto minuti diffuso online. Il filmato è ambientato negli anni Quaranta durante la seconda guerra mondiale e narra una delle tante leggende sul famoso piatto della tradizione italiana. La storia è quella di un cuoco – interpretato da Claudio Santamaria – che nel 1944 in una città liberata dalle truppe statunitensi, insieme a un soldato americano, deve inventare un piatto per risollevare l’umore delle truppe utilizzando le “Razioni K” dell’esercito, costituite da bacon essiccato e uova disidratate. L’idea è di preparare un piatto di pasta con questi tre soli ingredienti, ma il risultato si trasforma presto in un successo per tutti. Il cortometraggio, ideato e prodotto da Alkemy, è disponibile sul canale Youtube di Barilla (vedi sotto).
L’idea – spiega Barilla – è che ripercorrere la storia di una ricetta leggendaria possa ben incarnare la convinzione che la pasta ha il potere di unire e avvicinare le persone, anche in un periodo così complesso. Non a caso, nel 2021 il gruppo ha scelto di donare un milione di piatti di pasta all’organizzazione no profit Food for Soul, per sostenere la missione e i progetti internazionali di Lara Gilmore e Massimo Bottura, fondatori del progetto che finanzia l’apertura di refettori in tutto il mondo, dedicati a chi ha bisogno di cibo, cure e affetto.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Complimenti alla Barilla per il filmato, solo un piccolo appunto: non si tratta di “una delle possibili origini della carbonara” ma dell’unica spiegazione documentata.
A inventare la carbonara fu il cuoco Gualandi, nel suo ristorante di Riccione, il 22 settembre 1944, per i generali Harold Alexander e Sir Oliver Leese.
Prima di tale data non esiste documentazione di un piatto chiamato “carbonara”, solo dei “cacio e ova” senza una vera paternità ma come piatto contadino in uso nel lazio e non solo.
L’ha fatta con quello che aveva, c’era ancora la guerra e il il razionamento, ha usato il bacon e le uova in polvere delle razioni militari “K” americane, e ovviamente il parmigiano (o forse il grana) della zona.
Quindi chi litiga su pancetta o capocollo o guanciale, tuorlo o uovo intero, pecorino o grana, sta dando fiato alle sue fantasie, perché gli ingredienti originali erano:
bacon americano – delle razioni K
uovo in polvere – delle razioni K
parmigiano o grana reggiano
Finalmente, caro Mauro, qualcuno che mi conferma quel che ho sempre pensato, che verso Rimini nell’immediato dopoguerra non era pensabile trovare del pecorino ma soltanto del grana ed è così che la CARBONARA esalta il suo sapore accompagnata da una generosa spolverata di pepe.Bruno
Sarà anche così, ma il “Talismano della felicità” di mia suocera (anni ’30 del ‘900, si apre con un saluto al duce) contiene la ricetta della carbonara (fa dorare la pancetta con le cipolle e poi la fa sfumare con vino bianco, ma va beh, non è quello il problema, tutto il resto è uguale). Me lo spiegate voi come è possibile?
@Fausto
“fa dorare la pancetta con le cipolle e poi la fa sfumare con vino bianco”
Cioè nel 1930 è documentata una ricetta, completamente diversa, che si chiamava carbonara?
Be’, è perlomeno bizzarro che nessuno in 90 anni l’abbia mai notato, inclusa la Barilla nella sua ricerca, ma forse è solo perché non c’entra con la carbonara, che non prevede nè cipolle fritte nè vino.
Anche le carrozze del ‘600 chiamate “berlina” o “giardiniera” alle auto han dato solo il nome.