La Food and Drug Administration americana ha dato una prima autorizzazione di tipo ambientale alla produzione del supersalmone  ogm, proposto dalla società Aquabounty. Nel documento si dice che il salmone Ogm non avrebbe un “impatto significativo” sull’ambiente e che risulta “sicuro come il convenzionale salmone atlantico”. Si tratta di una presa di posizione che preoccupa gli ambientalisti. Ma l’avvio della commercializzazione per i salmoni ogm non è ancora sicura. Ci sono 60 giorni di tempo per i cittadini per esprimere la propria opinione sull’argomento. L’immagine a fianco  ripresa dal sito Science progress sintetizza bene le differenze tra un tipico salmone atlantico di allevamento (Salmo Salar) e il supersalmone Ogm dopo 18 mesi di alelvamento in mare.

 

La vicenda del supersalmone inizia più di dieci anni fa, nel 1991, quando l’azienda Aquabounty acquista i diritti necessari per utilizzare una specifica tecnologia di manipolazione genetica da un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto, in Canada, della Memorial University di Newfoundland. Da quel momento a fronte di una spesa di 67 milioni di dollari, l’Aquabounty decide di investire nel  supersalmone, e nel 1993 inizia a parlare con la FDA. Lo scopo è di non rimanere troppo indietro rispetto a paesi come la Cina e l’India che sostengono questi studi.

 

Tuttavia visto che la FDA non ha ancora un regolamento specifico per gli animali geneticamente modificati, l’azienda inizia a produrre studi, nel tentativo di rispondere agli interrogativi possibili. Alla fine la società presenta due dozzine di studi che (a loro dire) riguardano ogni possibile aspetto della sicurezza, dall’induzione di allergie alimentari alla cristallizzazione del DNA modificato.

 

È utile ricordare che il supersalmone, grazie all’introduzione nel DNA, del gene di un ormone che regola la crescita, raggiunge la maturità in due anni anziché tre-quattro (vedi tabella e foto), consumando meno mangime e garantendo un’efficienza maggiore nel corso dell’allevamento.

 

Finalmente, nel 2010, la FDA si pronuncia dichiarando il supersalmone “sicuro come il salmone tradizionale” e non prevedendo “un impatto significativo sull’ambiente”. Sembra fatta, ma la vera e propria autorizzazione arriva solo prima del Natale 2012, perché mancano alcuni dati sull’impatto ambientale.

 

Dal canto suo, dopo più di dieci anni di investimenti e ricerche, l’Aquabounty sta per dichiarare bancarotta: le restano 1,5 milioni di dollari, con i quali può al massimo arrivare a gennaio; i settori di ricerca e sviluppo sono già stati venduti mesi fa, e ora non c’è più nulla da vendere.

 

 

Per questo motivo negli ultimi giorni si sono fatte più frequenti le pressioni sulla FDA affinché si pronunci, a favore o contro. Una forte opposizione al supersalmone arriva una delle più grandi associazioni ambientaliste, la Food and Water Watch che denuncia i tentativi di addomesticare i regolamenti dell’FDA in senso favorevole all’approvazione di animali GM, e definisce il supersalmone inutile e rischioso.

 

C’è però chi come Helen Sang, capo del laboratorio dell’Università di Edimburgo, in Scozia, che sta sviluppando polli resistenti all’influenza aviaria e sottolinea la necessità di avere al più presto una presa di posizione chiara per motivi di concorrenza e per la questione del fabbisogno alimentare.

 

Aziende e laboratori specializzati in questo settore stanno lasciando gli Stati Uniti, nel timore che la situazione si trascini ulteriormente. Così ha fatto un gruppo di ricercatori dell’Università di Davis, in California, che ha portato le sue capre GM in grado di produrre latte con un maggior quantitativo di proteine in Brasile, e così ha fatto un’azienda canadese in attesa di autorizzazione per maiali che producono rifiuti ecosostenibili. Le  argomentazioni portate avanti dalle aziende interessate sono uguali a quelle del passato utilizzate per sostenere le varietà di mais, soia e cotone GM, e cioè quella di un presunta maggiore sostenibilità, e il supposto contributo a sfamare l’umanità. 

 

Per quanto riguarda il salmone, gli Stati Uniti importano ogni anno più di 200.000 tonnellate da paesi quali la Norvegia, il Canada e il Cile, spendendo non meno di 1,5 miliardi di dollari. Le importazioni di pesce in generale hanno ormai raggiunto l’86% del consumo, soprattutto per l’impoverimento dei branchi naturali e perché l’acquacoltura è regolamentata in modo severo e la tendenza è di non ampliare ulteriormente le colture, per timore di ibridazioni delle specie coltivate con quelle selvatiche.

 

Questo è uno degli aspetti più temuti anche per quanto riguarda il supersalmone. Si tratta di un’eventualità, quella che la specie GM scappi, che Aquabounty esclude perché i salmoni sono allevati in vasche chiuse e perché si tratta di femmine sterili che non potrebbero dar origine a una prole GM.

La vicenda è ancora in cerca di una soluzione. Dal suo esito dipenderà l’orientamento in merito agli animali geneticamente modificati non solo degli Stati Uniti e non solo dell’Aquabounty.

 

Agnese Codignola

Foto: Aquabounty.com,Photos.com, Science progress

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Martino
Martino
26 Dicembre 2012 15:26

Quando leggo notizie di questo tipo mi viene sempre da pensare che con la scusa di dar da mangiare a tutti, allora va bene inserire geni ovunque! e sento anche molti colleghi che difendono tali scelte dicendo che male non fa perché il gene inserito produce una proteina specifica che si sà non può fare male! ma non tengono conto che l’azione dell’uomo prima o poi si ritorce contro. In appena un secolo e neanche tre generazioni abbiamo fatto passi avanti che la nostra società umana ha impiegato millenni e generazioni di uomini per fare gli stessi passi, mangiando il giusto, rispettando nel limite possibile la natura circostante. Ma intervenire per aumentare la produzione e dunque i consumi è sbagliato; mangiamo troppo, mangiamo male, seguiamo solo le mode alimentari cosi come fosse paragonabile scegliare di mangiare come se fosse la scelta di un vestito. Prima di tutto mangiare è una necessità, soddisfatta questa necessità si può anche pensare al resto ma non accetto di sentire persone che la mattina inzuppano il biscotto nel latte per mangiarlo e poi buttano il latte!!! quando magari i loro nonni non potevano neanche permettersi il biscotto a colazione!! e poi ci meravigliamo dell’8% di cibo buttato, scaduto ecc. Si punta solo al guadagno spingendo a comprare, spendere, dimenticando che la terra su cui viviamo non è infinita, è rotonda e prima o poi ci scontreremo per il cibo! al momento ci si scontra per il dominio del carburante che serve a produrre cibo, ma un domani potrà accadere l’irreparabile.

Mario Giacompolli
Mario Giacompolli
30 Dicembre 2012 07:56

FDA, un nome che è una garanzia, come si può desumere dal sotto riportato articolo (traduzione mia)

Nota: questo rapporto e aggiornato al 1 ottobre 2003

COME UNA CORTE DISTRETTUALE AMERICANA HA DIMOSTRATO LA INATTENDIBILITAâ

ezio
ezio
3 Gennaio 2013 12:13

Ci sentiamo molto sollevati dal fatto che: nel documento dell’FDA si dice che il salmone Ogm non avrebbe un "impatto significativo" sull’ambiente".
Dati scientifici basati sulla sicurezza che i nuovi salmoni non usciranno dalle vasche dell’allevamento, che hanno il DNA cristallizzato e che le femmine sono sterili, ci rassicurano che mangiandoli non diventeremo come i salmoni stessi: sterili e cristallizzati, ma comunque enormemente più grandi di adesso (si stima potremo raggiungere i dieci metri di statura e 400Kg di peso). Alleluia!!!