Vietare gli acidi grassi trans. La questione è rimbalzata sul sito della BBC dopo la pubblicazione di un articolo sul British Medical Journal in cui si dice che il divieto eviterebbe 11.000 attacchi di cuore e 7.000 decessi l’anno. La Food Standards Agency ha replicato dicendo che ormai gli acidi grassi trans si usano poco nel Regno Unito, ma la Facoltà di sanità pubblica del Regno Unito ha chiesto lo stesso di eliminarli.
È vero che l’apporto calorico dovuto a questi grassi tra gli inglesi è inferiore all’1% (e quindi considerato accettabile), ma in realtà molte persone lo superano e questo rappresenta un problema. Tra i soggetti più a rischio ci sono molti giovani che si nutrono male e dispongono di un reddito basso. Nell’articolo del BMJ, i medici della Harvard Medical School ricordano che in Danimarca, a New York City e in altri stati americani hanno vietato o limitato l’uso, senza per questo modificare colore, sapore e quantità del cibo.
Perché si utilizzanoacidi grassi trans
Queste sostanze sono utilizzati dalle industrie alimentari di prodotti da forno per estendere la shelf-life degli alimenti, perché costano poco. Il problema è che come i grassi saturi, gli acidi grassi trans innalzano i livello di colesterolo nel sangue e aumentano il rischi di patologie alle coronarie. Questo parere è riconosciuto anche dall’Efsa che lo ribadisce in un documento del dicembre 2009, dove conclude “molti studi hanno dimostrato effetti nocivi degli acidi grassi trans per la salute del cuore. Essi sono utilizzati per estendere la shelf-life, ma non hanno alcun valore nutrizionale e, come i grassi saturi, alzano i livelli di colesterolo nel sangue che aumentano il rischio di malattia coronarica”.
In Italia da anni i nutrizionisti invitano a evitare prodotti alimentari con con questi ingredienti, tanto che nel 2005 la Barilla pubblicava un avviso in cui annunciava di avere rinunciato a questi ingredienti nei suoi prodotti. Le altre aziende che aderiscono all’Aidi (associazione industriale che rappresenta quasi l’80% delle aziende produttrici di prodotti da forno, dolci e gelati) dal maggio 2008 hanno eliminato gli acidi grassi trans dall’elenco degli ingredienti. Anche diverse catene di supermercati come Coop e Conad da tempo non usano più acidi grassi trans nei loro prodotti a marchio e lo dicono chiaramente sulle etichette e nelle campagne pubblicitarie.
La normativa
Le vecchie margarine sono così state sostituite con oli vegetali frazionati, e solo poche aziende non associate continuano a usare i grassi idrogenati. La modifica del processo industriale ha comportato un lieve incremento dei costi delle materie prime, che però incide poco sul prezzo di vendita al dettaglio. Purtroppo sono pochi i produttori che usano il burro considerato il grasso di elezione per la pasticceria e i prodotti da forno. “In Italia e in Europa le aziende non sono obbligate a specificare il contenuto di acidi grassi trans negli alimenti – precisa spiega Laura Rossi, ricercatrice dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti – e le autorità di Bruxelles non si sono ancora decise vietarli, anche se diversi produttori non li usano più».
Dove si trovano?
Come individuarli? Sulle etichette dei prodotti alimentari nella lista degli ingredienti non si trova mai la scritta acidi grassi trans. Il più delle volte sono una componente degli “acidi grassi vegetali idrogenati” o dei “grassi idrogenati” o semplicemente si nascondono dietro la scritta “oli vegetali idrogenati”. Per questo motivo quando si compra conviene scegliere prodotti dove compare la dicitura “non contiene acidi grassi trans”.
Come si formano queste sostanze? L’industria alimentare per prolungare la conservabilità dei prodotti da forno si serve di oli vegetali che vengono solidificati con un procedimento chimico, in modo da utilizzarli poi per produrre margarine oppure come materia grassa in merendine, biscotti…. Questo processo si chiama idrogenazione e provoca anche la formazione di acidi grassi trans che sono dannosi per la salute, perché abbassano il colesterolo buono nel sangue. Inoltre, l’idrogenazione si esegue su oli vegetali economici e scadenti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24