Nonostante il sacrificio di milioni di volatili in numerosi paesi, l’influenza aviaria sta dilagando sia in Europa che in Giappone. Per questo l’allarme, in molte zone, è stato innalzato dalle autorità sanitarie al livello massimo. Ciò implica il divieto o, quantomeno, l’invito pressante a non far uscire gli animali da allevamento all’aperto per nessun motivo, al fine di evitare qualsiasi contatto con volatili selvatici che possano passare in quell’area e infettare. Uno dei casi più allarmanti, negli ultimi giorni, riguarda il Giappone, dove si sta procedendo all’eliminazione di oltre 900.000 galline in un solo allevamento. Nella nazione del sol levante i focolai di H5N8, il ceppo che si sta diffondendo ovunque, che non ha mai infettato l’uomo ma di cui si teme un possibile spillover, sono stati segnalati in 8 delle 47 prefetture.
Come riferisce la Reuters, con l’ultima uccisione di ovaiole, i volatili da allevamento sacrificati a causa di un’influenza aviaria nel paese salgono così a 2,5 milioni (su un totale di 238 milioni presenti), un record assoluto, che ha polverizzato il precedente, della stagione 2010, di 1,8 milioni. Il primo caso è stato nella prefettura di Kagawa, sull’isola di Shikoku, mentre l’ultimo in una fattoria della città di Kinokawa, nella prefettura di Wakayama, e altri casi si segnalano nell’isola di Kyushu, a riprova della diffusione della malattia. Le autorità stanno imponendo sanificazioni e regole igieniche molto rigide, ma tutto ciò non sembra essere sufficiente, e le ripercussioni economiche, in un anno già duramente condizionato dalla pandemia di Covid 19, iniziano a essere molto gravi. Il Giappone ha anche vietato l’importazione di pollame da sette paesi tra i quali la Germania, uno dei suoi principali partner.
Intanto, a migliaia di chilometri di distanza, la situazione non è meno grave. Dopo essersi diffusa dal Kazakhstan e dalla Russia, e dopo essere sbarcata in Israele, l’aviaria ha colpito prima Olanda, Germania, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Danimarca, Irlanda, Svezia, e poi è arrivata anche in Norvegia, Croazia, Slovenia e Polonia. In totale, sempre secondo la Reuters ha già causato la morte, per malattia o per soppressione preventiva, di 1,6 milioni di volatili di vario tipo in tutto il continente ma, soprattutto, di polli e galline.
Il paese più colpito è stato la Polonia, dove in un solo allevamento sono state soppresse 900.000 galline, seguito dall’Olanda, che ha sacrificato 500.000 polli e che è anche il primo produttore europeo. Prima di loro c’erano stati, in autunno, la Russia, che a fine ottobre aveva già soppresso 1,8 milioni di polli, 1,6 milioni dei quali in un unico allevamento in una zona confinante con il Kazakhstan
Secondo l’Animal Health Organization quest’anno si sta vivendo una situazione eccezionale, con rischi particolarmente alti di spillover a causa della comparsa simultanea di più ceppi. Oltre a H5N8, infatti, ci sarebbero diversi focolai di H5N1, ceppo che in passato ha colpito l’uomo e che ha causato la soppressione di milioni di capi nell’anno 2016/2017, e altri potenzialmente pericolosi come H5N5. Per questo i paesi stanno cercando di correre ai ripari: uno spillover in concomitanza con il Covid avrebbe conseguenze difficilmente immaginabili. La stessa Efsa ha invitato tutte le agenzie locali a seguire molto attentamente l’evoluzione dei focolai e a controllare geneticamente i ceppi circolanti, per individuare tempestivamente eventuali mutazioni rischiose.
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Giornalista scientifica
Ma vaccini per il pollame esistono?
Grazie.