Il cacao, soprattutto quando lavorato pochissimo, fa bene al cervello, perché aumenta l’ossigenazione e migliora le performance cognitive. Il merito è in gran parte dei flavanoli, gli antiossidanti naturali presenti nel cacao e in molti altri alimenti.
La buona notizia – per gli appassionati – arriva da una delle riviste scientifiche più importanti del mondo, Scientific Reports, che ha deciso di pubblicare uno studio dei ricercatori dell’Università dell’Illinois di Urbana Champaign e di quella di Birmingham. Si tratta di uno dei primissimi lavori, se non il primo in assoluto, nel quale gli effetti vengono misurati in tempo reale rispetto a un gruppo di controllo, oltretutto in doppio cieco (senza, cioè, che né partecipanti né organizzatori sappiano in quale gruppo una certa persona è inserita).Possiamo quindi considerare lo studio una vera dimostrazione dell’esistenza di un rapporto di causa-effetto.
I ricercatori hanno selezionato 18 volontari maschi (escludendo le donne per maggiore omogeneità) di età compresa tra i 18 e i 45 anni, in buona salute, senza particolari malattie o allergie, non fumatori, e hanno chiesto loro di evitare alimenti e comportamenti che avrebbero potuto confondere i risultati nelle 24 ore precedenti il test.
Quindi hanno chiesto loro di bere una soluzione da 300 ml con 8,3 grammi di uno tra due tipi di cacao, entrambi del tutto simili ad alcuni prodotti (con pochi grassi) che si trovano in commercio: uno con pochissimi flavanoli (alcalinizzato), e uno con tutti i flavanoli naturali. Quest’ultimo tipo contiene, nella dose proposta, 150 milligrammi di epicatechina e 35,5 di catechina, due tra i diversi flavanoli presenti, mentre il cacao di controllo ne rilascia, nella stessa soluzione, meno di 4 milligrammi di entrambi.
Quindi, due ore dopo l’assunzione, hanno sottoposto i volontari a un test che si usa per verificare come i vasi reagiscono a uno stress, e cioè hanno fatto respirare loro un’atmosfera arricchita di anidride carbonica al 5% (una quantità che è circa 100 volte quella media cui siamo esposti, alla quale vene e arterie rispondono aumentando la portata di ossigeno al cervello) e poi li hanno sottoposti a una spettroscopia all’infrarosso, una tecnica non invasiva che misura proprio l’ossigenazione dei vasi. Le differenze, soprattutto nell’area della corteccia frontale, sono state molto evidenti, perché chi aveva bevuto cacao ricco di polifenoli è riuscito a ossigenare il cervello molto meglio (circa il triplo) e prima (di un minuto) di chi aveva bevuto il drink di controllo. Lo stesso esito si è avuto in due diverse sessioni, per tutti i partecipanti tranne 4, che avevano già al momento dell’inizio valori straordinariamente buoni di ossigenazione, e che quindi – si pensa – si trovavano già in una situazione di compensazione.
In seguito sono stati tutti sottoposti a test di tipo cognitivo piuttosto complessi, che richiedevano la soluzione di questioni a volte contraddittorie. Anche in questo caso la superiorità di chi aveva assunto cacao ricco in flavanoli è emersa con chiarezza:le persone coinvolte hanno risolto correttamente i test con tempi medi più brevi dell’11% rispetto agli altri. Tutto ciò conferma quanto studi di altro tipo hanno suggerito da tempo, e cioè che i flavanoli siano sostanze preziose e proteggono i vasi (soprattutto, ma non esclusivamente, quelli cerebrali) dall’ossidazione e dall’infiammazione.
La stessa quantità di epicatechina, hanno concluso gli autori, si può assumere anche consumando regolarmente le mele, l’uva nera, i mirtilli, le ciliege, i lamponi, le pere, i piselli e bevendo tè verde, cioè avendo una dieta che tiene conto delle indicazioni nutrizionali che pongono al centro della dieta frutta e verdure fresche di diverso tipo.
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Giornalista scientifica
Studio interessantissimo!
Ma se una volta bevuta la bevanda (o mangiato il cibo) ricca di polifenoli, poi il nostro intestino non li assimilasse?
Sappiamo tutti qual è la sostanza che interferisce nell’assimilazione intestinale dei polifenoli?
E’ la caseina! Pertanto inutile mangiare i mirtilli nello yogurt, bere una bevanda al cacao con latte, gustare un dolce ove oltre al cacao c’è anche la panna, o sorseggiare un tè all’inglese con il latte!
Come sarebbe bello se l’industria mettesse in commercio un cacao magro e amaro non alcalinizzato e quindi ricco di polifenoli…Praticamente introvabile!
Studio veramente interessante, che tra l’altro mi ha fatto conoscere l’esistenza della catechina e venire grandi dubbi sull’etimologia del catechismo, ma, scherzi a parte, quel che mi chiedo, visto che Chiara ha ragione sull’introvabilità di un cacao amaro non alcalinizzato, è perchè perdere tempo a magnificare un cacao che non c’è, quando gli stessi benefici si possono riscontrare in prodotti reali come le mele, l’uva nera, i mirtilli, le ciliege, i lamponi, le pere? Attenzione SEMPRE a studi che possono essere …. ispirati!