Ora è certificato: avere cura degli orti urbani fa bene alla salute psicofisica, oltre che al pianeta. Il verdetto giunge da uno studio pubblicato sulla rivista British Food Journal dai ricercatori dell’Università di Sheffield e della City University of London, che hanno condotto un singolare esperimento. Hanno chiesto a 163 persone di diverse età che si occupano di un lotto di terreno in Inghilterra e Galles di tenere un diario, mantenendo l’impegno per un anno. Alla fine hanno misurato una serie di indicatori di benessere psicologico, fisico e sociale.
Il risultato è stata un’entusiastica promozione, perché i partecipanti hanno riferito di aver vissuto un’esperienza del tutto positiva, di aver creato una comunità, di aver apprezzato la permanenza all’aria aperta, la condivisione di quanto raccolto, la creazione di nuovi rapporti umani. Hanno poi riferito di aver aumentato la propria sensibilità nei confronti dell’ambiente, dello spreco alimentare e del prossimo, e di aver goduto anche dell’aspetto estetico di abbellimento dell’ambiente urbano. Il programma ha anche dato vita alla condivisione via social dei frutti raccolti, a occasioni di incontro, a scambi di ricette, e anche questo, a sua volta, si è tradotto in un miglioramento del senso di appartenenza alla comunità. Tutto ciò ha poi notevolmente aiutato a combattere la solitudine con cui fanno i conti sempre più anziani, come ha sottolineato anche il Guardian, e si è rivelato molto importante durante la prima ondata della pandemia, hanno fatto sapere alcuni partecipanti ai ricercatori quando, ormai lo studio si era già concluso a tempo.
Praticare attività fisiche all’aperto è consigliato da anni e – ricorda sempre il quotidiano – in Scozia alcuni medici stanno conducendo un esperimento nel quale proprio questo genere di attività è prescritto come se fosse un farmaco. Ma può avere effetti che vanno anche oltre, come quelli sull’educazione ambientale dei bambini, o i benefici per i ragazzi che hanno problemi di apprendimento o deficit cognitivi.
Inoltre, potendo disporre di frutta e verdura fresca, gli assegnatari riescono più facilmente ad avvicinarsi alle cinque porzioni giornaliere consigliate rispetto a chi deve acquistarli. L’esistenza di coltivazioni urbane contribuisce poi ad aumentare la resilienza delle città, che riducono la dipendenza dalle grandi filiere alimentari: secondo un altro studio dello stesso gruppo, gli orti urbani potrebbero soddisfare fino al 6% del fabbisogno delle città.
Infine, in situazioni stressanti come la pandemia, occuparsi di orti urbani ha un effetto rassicurante, perché a differenza del Covid-19, un terreno è qualcosa che si controlla, si conosce e di cui si può prevedere l’andamento, o capirne i problemi, e questo spiega perché ci siano state moltissime richieste di assegnazioni nei giorni più cupi. Per esempio, secondo la National Allotment Society, nella zona di Leeds le richieste nell’ultimo anno sono aumentate del 700% e ci sono ormai lunghe liste di attesa. Sarebbe molto utile, concludono gli autori, che gli amministratori locali facessero di più per sostenere e diffondere il recupero degli spazi urbani inutilizzati con gli orti, che dagli anni Cinquanta a oggi nel Regno Unito sono diminuiti del 65%.
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Giornalista scientifica
Buongiorno, mi viene il dubbio che la frutta e la verdura coltivata e raccolta nelle nostre città possano essere inquinate. È così ?
eh magari, ma stare in un condominio senza un bello spazio utile attorno non permette di farsi l’orto e l’orto ha senso se situato sotto casa, non a distanza di km!
Come ho scritto su Il Fatt. Alim. del 22 ott (frutta e verdure imperfette), abito a Fiumicino a 100 metri dal mare e mi sono costruito in giardino una piccola serra. Non sto qui a ripetere quanto già detto, ma ho una produzione eccezionale di pomodori, peperoni e melanzane E SENZA VELENI. Ancora oggi 16 dicembre ho una decina di melanzane appese sulle piante. Mia moglie è (una volta tanto) entusiasta. Ma c’è un risvolto della medaglia, infatti esiste un detto “”ORTO…UOMO MORTO””. Ovviamente sono una persona anziana in buone condizioni, perchè da giovane non avevo certo il tempo di fare il contadino, ma vi assicuro che comporta una FATICA INCREDIBILE. Quindi Sig.ra Antonella si goda la sua verdura che non è inquinata tanto dall’aria quanto dai pesticidi. Saluti.