Per lavare i piatti è meglio usare una spugna o una spazzola? Dal punto di vista della sicurezza alimentare, è decisamente meglio la spazzola: asciugandosi più in fretta, su questi utensili la crescita di batteri, anche patogeni, è più difficoltosa. Proliferazione che invece può avvenire più facilmente nelle spugne, in particolare se non sono strizzate dopo l’uso. Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato sull’International Journal of Food Microbiology da un team di ricercatori dell’Istituto norvegese di ricerca sugli alimenti, la pesca e l’acquacoltura e dell’Università cattolica portoghese, che ha investigato le abitudini dei consumatori e la sicurezza microbiologica di spugne, spazzole e panni per lavare i piatti a mano.
Lo studio, a cui hanno partecipato quasi 10 mila consumatori residenti in 10 Paesi europei (tra i quali non figura l’Italia), ha rivelato che, escludendo la lavastoviglie (il metodo di lavaggio più utilizzato con il 44% delle preferenze), le spugne sono lo strumento preferito per lavare a mano i piatti (36%), seguito dalle spazzole (14%) e dai panni (8%). Tuttavia, le scelte dei consumatori variano notevolmente a seconda delle zone geografiche: ad esempio, in Portogallo le spugne sono usate sei volte di più rispetto alle spazzole, al contrario in Norvegia sono queste ultime ad essere le più popolari.
Secondo gli autori dovremmo tutti seguire l’esempio dei consumatori norvegesi e scegliere le spazzole, per una questione di sicurezza microbiologica. Nelle spazzole, infatti, è stato riscontrato il numero più basso di batteri, che non sopravvivono a lungo su questi utensili. Nelle spugne, invece, è stata osservata una crescita dei microrganismi, il cui numero poi resta stabile anche per diversi giorni. Fortunatamente, in tutti i casi, i patogeni presenti rappresentavano solo una piccolissima parte dei batteri presenti.
Questa differenza dipende in gran parte dall’acqua assorbita. Le spazzole, com’è facile intuire, non trattengono liquido e si asciugano molto in fretta, riducendo così il rischio di proliferazione microbica. Le spugne, al contrario, assorbono molta acqua e possono impiegare molto tempo ad asciugarsi completamente, a seconda delle dimensioni e dei materiali. Se non vengono strizzate, poi, possono rimanere inzuppate anche per più di un giorno, diventando terreno fertile per la crescita dei batteri. In seguito, dall’utensile contaminato i microrganismi possono finire sulle nostre mani e da lì sugli alimenti che manipoliamo.
Per ridurre il rischio di proliferazione batterica, è meglio pulire periodicamente spazzole e spugne, e sostituirle quando è opportuno. Secondo i ricercatori i metodi di pulizia più efficaci per eliminare i microrganismi sono la candeggina, il lavaggio in lavastoviglie e la bollitura. Ma attenzione: se spugne e spazzole contengono residui nascosti di cibo la proliferazione batterica ricomincia rapidamente.
Sulla base di queste osservazioni, i ricercatori hanno formulato una serie di consigli indirizzati ai consumatori per un uso sicuro degli utensili per il lavaggio a mano dei piatti.
- Preferire le spazzole rispetto alle spugne, come già raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità, perché sono strumenti più igienici: si asciugano più rapidamente, riducendo il rischio di proliferazione batterica, ed essendo dotati di un manico, le mani non entrano in contatto diretto con la parte potenzialmente contaminata (le setole). In molti casi, poi, possono essere lavate in lavastoviglie.
- Usare salviette di carta o monouso in situazioni ad alto rischio microbiologico, per esempio per assorbire i liquidi prodotti dalla carne cruda. Se si utilizzano spugne o spazzole, queste devono essere pulite o addirittura sostituite prima dell’uso successivo, per evitare contaminazioni crociate.
- Pulire spugne e spazzole con candeggina, lavastoviglie o bollitura.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
io preferisco, invece, la spugna, possibilmente ecologica, quindi priva di plastiche. dopo il lavaggio dei piatti, la strizzo e, se lo reputo necessario, la tratto con un po’ di aceto per sterilizzarla.
Mi spiace però è meglio che si informj bene sul significato di sterilizzazione. L’aceto non è una soluzione adatta a sterilizzare e nemmeno a detergere o meglio santificare
il metodo è semplice: metto la spugnetta, con un po’ di aceto ed acqua, in una ciotolina dentro un forno a microonde. cinque minuti ad alta potenza e la sterilizzazione è assicurata.
Meglio di tutto la lavastoviglie. La prima è entrata a casa nostra nel 1972 e siamo alla quinta !