Oggi Antonio Cianciullo sul quotidiano La Repubblica e anche sul sito pubblica un articolo sul provvedimento di un mese fa dell’Autorità per la sicurezza alimentare, di Parma di censurare l’80% dei claims salutistici di 400 etichette.
L’aspetto sconcertante è che si tratta di uno dei pochissimi giornali che ha dato spazio alla notizia, anche se con un mese di ritardo. Nel resto d’Europa non è andata così. Nel mese di ottobre quando è uscito un primo gruppo di censure moltissime testate hanno ripreso la notizia ( la news è stata inclusa nelle top dalla BBC). Anche alla fine di febbraio in occasione del secondo gruppo di bocciature si contano numerosissimi pezzi. Secondo i dati diffusi dall’Efsa ci sono stati in totale 1.461 articoli su carta stampata e 813 su internet. Non è andata così in Italia dove oltre all’articolo di Cianciullo si è visto il lancio Ansa e pochissimi altri commenti insieme a qualche blog. Ringraziamo comunque Cianciullo anche se i suoi dati non sono proprio corretti ( i claims bocciati un mese fa sono stati il 98% ,ovvero 430 su 439 mentre erano l’80% a ottobre 2009). C’è poi una questione più seria che riguarda il nostro modo di fare giornalismo. Questa vicenda insegna che o giornalisti stranieri hanno un senso della notizia diverso dal nostro, oppure molti direttori italiani non amano trattare certi argomenti perchè gli inserzionisti pubblicitari non gradiscono. E’ una riflessione amara sul giornalismo di casa nostra che troppo spesso per timore di perdere pagine pubblicitarie buca la notizia e penalizza i lettori .