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Sappiamo già che il Sars-Cov-2, il virus responsabile della pandemia in corso, è in grado di contagiare gatti, furetti, criceti e in rari casi anche i cani. Ora forse sappiamo qualcosa in più sugli animali da allevamento. Sembra proprio che non il coronavirus non sia in grado di infettare polli e tacchini, e di contagiare i maiali, ma solo con grande difficoltà. Lo rivelano gli studi condotti dalla CFIA, l’Agenzia canadese di ispezione alimentare, che ha indagato la capacità del coronavirus di infettare gli animali da allevamento e, di conseguenza, il rischio contagio per gli esseri umani.

I due studi, disponibili al momento solo in preprint, quindi non ancora sottoposti a peer review, indicano che, in condizioni di laboratorio, il virus Sars-CoV-2 non sarebbe in grado di replicarsi nell’organismo di polli e tacchini, mentre nei suini sarebbe capace di riprodursi, ma con estrema fatica. I ricercatori avrebbero anche confermato che nella carne di pollo, tacchino e suino non sarebbe presente il coronavirus, escludendo la possibilità di un contagio per via alimentare.

Polli e tacchini non sono suscettibili all’infezione da Sars-CoV-2 secondo lo studio della CFIA canadese

Andando nel dettaglio, gli scienziati hanno inoculato il Sars-CoV-2 a polli e tacchini utilizzando le vie di infezione naturalmente sfruttate dal virus (via nasale, orale e oculare). Al termine dello studio, disponibile nell’archivio Authorea, nessuno degli animali ha sviluppato i sintomi dell’infezione e non è stata riscontrata nessuna traccia del virus al tampone orofaringeo e cloacale. I ricercatori hanno provato a infettare anche gli embrioni di pollo direttamente nelle uova, ma anche in questo caso il virus non è stato in grado di moltiplicarsi.

Lo studio sui suini, pubblicato in preprint su BioRxiv, è stato condotto in maniera simile, ma i risultati sono un po’ più complessi. I ricercatori hanno inoculato il coronavirus a 16 maiali per via nasale, spruzzando una dose molta alta di particelle virali direttamente nelle narici. Dopo 10 giorni di incubazione, a questo gruppo di animali sono stati aggiunti due suini non trattati come controllo, per investigare la possibilità di una trasmissione da maiale a maiale.

Group of pigs domestic animals at pig farm. suini maiali
In condizioni sperimentali, alcuni maiali sembrano essersi infettati, ma non disperdevano virus vitali e non hanno contagiato altri animali

Nei primi giorni dal trattamento gli animali hanno manifestato lacrimazione e in alcuni casi forti secrezioni nasali, ma nessuno ha avuto febbre o sintomi respiratori. Al termine dello studio circa il 30% dei suini (cinque su 16) hanno sviluppato una qualche forma di risposta all’esposizione: in un animale era presente il virus vitale, due presentavano tracce di RNA del Sars-CoV-2 nelle vie nasali e altri due maiali hanno sviluppato anticorpi contro il coronavirus. In tutti i casi, comunque, non sono stati trovati segni di dispersione di particelle virali vitali e nessuno dei due animali di controllo è stato infettato dai maiali trattati. Ciò indica che in particolari condizioni (carica virale molto alta) i maiali potrebbero infettarsi con il coronavirus, ma, secondo questo studio, non sembrano essere in grado di contagiare né gli altri animali, né gli esseri umani.

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Francesco
21 Settembre 2020 13:56

Articolo molto interessante, se letto in associazione ad articoli come quelli di microbiologia italia ( https://www.microbiologiaitalia.it/immunologia/covid-19-perche-alcuni-casi-sono-peggiori-di-altri-e-una-buona-lettura/ ) si capiscono tante cose…

Claudio Costerni
Claudio Costerni
21 Settembre 2020 16:17

Grazie non per questa info:”Sembra proprio che il coronavirus non sia in grado di infettare polli e tacchini, e solo in maniera limitata i maiali”