bambini schizzinosi, cucinare in famiglia

cucinare torta cucina profumo odore aromi dolciSono tornati in cucina, fanno sempre di più la spesa online e preferiscono prodotti italiani, sicuri e sostenibili. È questo il ritratto degli italiani dipinto dal Rapporto Coop 2020, che come ogni anno descrive le abitudini dei consumatori e le tendenze negli acquisti. Solo che quest’anno abitudini e tendenze sono state rivoluzionate dalla pandemia e dai lunghi mesi di lockdown, che hanno cambiato profondamente il modo in cui facciamo la spesa, i prodotti che decidiamo di mettere nel carrello e i pasti che consumiamo.

Per buona parte della prima metà dell’anno, infatti, la vita dei consumatori è rimasta confinata tra le mura domestiche. Con la chiusura di ristoranti, pizzerie e fast food, che solo in alcune zone del Paese hanno potuto ripiegare sulle consegne a domicilio, si è interrotto il ventennale trend di “fuga dai fornelli” descritto dalle precedenti edizioni del Rapporto Coop: con una netta inversione di tendenza, gli italiani, soprattutto i più giovani, hanno riscoperto la passione per la cucina. La conseguenza? Calano le vendite di piatti pronti (-2,2%) e salgono quelle degli ingredienti base (+28,5%), con la corsa all’acquisto di farine e lievito per fare a mano pane, pizza e torte. Boom anche per i robot da cucina, che sono cresciuti di oltre il 100%.

The chef in black apron makes pizza dough with your hands on the table
Secondo il Rapporto Coop 2020 si invertita la ventennale tendenza di “fuga dai fornelli” degli italiani, che durante il lockdown hanno riscoperto la cucina

Il grande ritorno del “fatto in casa”, che non riguarda esclusivamente la cucina, è anche una risposta alla crisi economica innescata dalla pandemia. Infatti circa un terzo degli italiani nel 2021 prevede di aumentare ulteriormente il tempo dedicato ai fornelli, diminuendo le spese per le uscite e rinunciando ai piatti pronti. Ma se c’è una cosa su cui gli italiani non vogliono risparmiare è il cibo, in controtendenza con il resto dell’Europa: appena il 13% degli intervistati acquista in prevalenza i beni di largo consumo più economici e solo il 18% prevede di farlo ancora quando la situazione economica sarà migliorata. Più in generale, solo il 18% degli italiani è intenzionato a spendere meno per gli acquisti alimentari.

Ma com’è il cibo che gli italiani cercano sugli scaffali? Secondo i dati raccolti nel Rapporto Coop, quasi un consumatore su due è intenzionato ad acquistare prevalentemente prodotti Made in Italy, meglio se sostenibili e salutari, aspetti ritenuti importanti rispettivamente dal 42% e dal 38% degli intervistati. Un terzo degli italiani preferisce il cibo fatto in casa e quindi orienta i suoi acquisti verso gli ingredienti, in linea con le tendenze già evidenziate, e alimenti più sicuri, premiando prodotti ritenuti in grado di garantire migliori condizioni igieniche, come frutta e verdura confezionata (che però si scontra con la voglia di sostenibilità). Un quarto degli intervistati, poi, ritiene importanti i canali di vendita digitali, mentre solo il 18% sceglie una spesa low cost.

Circa metà degli intervistati preferisce acquistare principalmente cibo italiano

Nonostante la crisi (e la rivincita degli imballaggi di plastica), il carrello degli italiani resta piuttosto verde, in controtendenza rispetto a quello di molti altri paesi europei e agli Stati Uniti. Più di un quarto dei consumatori (27%) ha aumentato l’acquisto di prodotti eco-friendly e uno su cinque li ha comprati in punti vendita che promuovono consumi sostenibili (21%). Un’abitudine che gli italiani sono intenzionati a mantenere anche nel 2021, con il 36% degli intervistati che prevede di acquistare ancora più cibi sostenibili il prossimo anno e solo il 6% che pensa di comprarne meno. Il dato interessante è che oltre due terzi degli intervistati cambierebbero volentieri supermercato di riferimento a favore di un’insegna più impegnata su questo fronte, proponendo confezioni più sostenibili e iniziative a favore dell’ambiente.

Durante il lockdown, però, gli italiani non hanno dovuto rinunciare del tutto al cibo al ristorante grazie alla consegna a domicilio prima, e poi anche all’asporto, con la Fase 2. Nel 2020, si legge nel Rapporto Coop, il 71% degli italiani hanno utilizzato servizi di food delivery o acquistato takeaway e quelli che prevedono di farlo nel 2021 sono ancora di più, l’82%. Metà degli intervistati ha affermato di aver acquistato piatti d’asporto o con consegna a domicilio “per mangiare qualcosa di speciale”, il 36% lo ha fatto “per cambiare” e un altro 34% ha confessato di aver scelto questi servizi semplicemente perché “non voleva cucinare”.

Delivery man holding paper bag with food on white background, food delivery man in protective mask
Durante il lockdown, i consumatori hanno fatto affidamento ai servizi di food delivery, e in Fase 2, anche sull’asporto

Un altro servizio che è andato forte durante il periodo di restrizioni ai movimenti, comprensibilmente, è quello della spesa online con consegna a domicilio. Nel 2020 le vendite dei prodotti confezionati di largo consumo sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente arrivando a poco meno di 1,4 milioni di euro (+132%) e si prevede che il giro d’affari dell’e-grocery raddoppierà ancora nel 2021, raggiungendo già le dimensioni stimate per il 2025, se la pandemia non avesse scombussolato il mercato facendo fare un balzo avanti di cinque anni al comparto. Il 45% degli italiani ha aumentato la spesa di prodotti alimentari durante il lockdown, mentre le famiglie che utilizzano questo canale di vendita sono cresciute del 56%, arrivando a 8,4 milioni.

La velocità e la comodità però si pagano: la spesa online in media costa il 25% in più rispetto agli acquisti al supermercato, anche se il divario si sta via via riducendo (nel 2019 era il 35%). E infatti è un servizio che viene utilizzato di più dai consumatori della fascia economica più agiata: il 53% ne ha usufruito e il 36% prevede di sfruttarlo ancora di più in futuro. Tuttavia, durante il lockdown si è fatto strada un modo diverso di fare spesa online, quello con ritiro al punto vendita (click&collect), che ha raddoppiato la sua quota di vendita rispetto al 2019 (dal 7% al 16%). Insomma, gli italiano dicono sì alla spesa via internet, ma non sono ancora pronti ad abbandonare il punto vendita.

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Mauro
Mauro
28 Settembre 2020 18:30

“la spesa online in media costa il 25% in più rispetto agli acquisti al supermercato”

Non sempre e non dappertutto, in varie zone diversi produttori hanno adottato una politica di offerte “del giorno”, o della settimana, consegnando a casa carni crude e cotte, verdure, latticini, miele, a prezzi scontati a fronte di quantitativi “famiglia” (ma comunque tali da potere essere consumati prima della scadenza) che rendono ininfluente il costo della consegna, e hanno visto aumentare il loro giro di affari.

E trattandosi di piccole realtà distanti una manciata di chilometri è scattato anche il meccanismo mentale del sostegno alle produzioni e iniziative locali, un po’ il ritorno alla spesa “di una volta” a discapito dei super, con minori sprechi e alla fine anche un ritorno economico.