Cresce il lavoro minorile nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio durante il lockdown. La scoperta dell’International Cocoa Initiative
Cresce il lavoro minorile nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio durante il lockdown. La scoperta dell’International Cocoa Initiative
Giulia Crepaldi 7 Luglio 2020Cresce il lavoro minorile nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio. La causa? Molto probabilmente è la pandemia. Lo rivela un’indagine svolta dall’organizzazione non-profit International Cocoa Initiative (Ici) tra oltre 1.400 famiglie di 263 comunità di coltivatori di cacao, nel periodo compreso fra il 17 marzo e il 15 maggio. La ricerca ha rivelato un aumento del 21,5% della quota di bambini impiegati in lavori pericolosi nelle piantagioni, passati dal 16% al 19,4%.
In quel periodo, in Costa d’Avorio, primo produttore mondiale di cacao, vigeva uno stato di parziale lockdown per limitare la diffusione del Covid-19, scattato dopo l’identificazione del primo caso ivoriano, datato 11 marzo. Ma come si collega tutto questo all’aumento del lavoro minorile? L’Ici punta il dito contro due misure in particolare: la chiusura delle scuole, dagli asili agli istituti superiori, e le restrizioni ai movimenti delle persone.
In primo luogo, con la chiusura delle scuole è probabile che molti genitori siano stati costretti a portare i figli nelle piantagioni, perché non avevano nessuno che li potesse curare in loro assenza, ed è quindi possibile che a bambini e ragazzi sia stato chiesto di aiutare gli adulti con il lavoro nei campi. La chiusura della scuole è diventata subito la prima indiziata, anche perché analisi precedenti avevano già dimostrato che la prevalenza del lavoro minorile è più alta nelle comunità dove le scuole sono assenti e durante i periodi delle vacanze scolastiche.
Il secondo fattore è la restrizione al movimento delle persone all’interno del paese e attraverso le frontiere, che potrebbe aver impedito ai braccianti di raggiungere le piantagioni. In questo modo le famiglie di coltivatori di cacao potrebbero essersi ritrovate in una condizione emergenziale che le ha costrette a fare affidamento sui propri figli per compensare la carenza di manodopera.
Un terzo fattore che può aver contribuito all’aumento del lavoro minorile è la crisi economica innescata dalla pandemia e dalle misure di lockdown scattate a catena quasi ovunque nel mondo. Metà delle famiglie intervistate nell’ambito del Sistema di monitoraggio e rimedio al lavoro minorile dell’Ici, ha dichiarato di aver subito una diminuzione delle entrate familiari dall’inizio del lockdown. E come l’assenza di scuole, è già stata osservata una correlazione tra il calo dei guadagni e l’aumento del lavoro minorile.
È ancora troppo presto per essere certi che sia stato solo il lockdown, e quindi la pandemia, a causare questo aumento nei tassi di lavoro minorile in Costa d’Avorio, a cui potrebbero aver contribuito anche altri fattori non ancora individuati. Quello che è stato possibile accertare, analizzando i dati raccolti nei mesi immediatamente precedenti al lockdown ivoriano, è che la crescita osservata non è il risultato di una tendenza al rialzo di lunga durata, ma un vero e proprio picco che coincide con i mesi di quarantena. Ora che il lockdown è finito sarà importante perseguire con le analisi per confermare queste ipotesi.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.