In alcuni paesi industrializzati l’acqua dolce scarseggia, soprattutto nelle zone dove ci sono attività agro industriai che ne consumano molta. Per quantificare con precisione le diverse fonti di prelievo, sia per quanto riguarda il consumo di acqua sia per valutare gli effetti sulla biodiversità, i ricercatori di diverse università americane e internazionali hanno analizzato cosa succede in alcune regioni degli Stati Uniti, e riportato quanto scoperto su Nature Sustainability.
I ricercatori hanno analizzato il consumo di acqua da parte delle centrali per la produzione di energia termoelettrica, delle abitazioni, delle aziende e degli allevamenti, e fatto alcune scoperte abbastanza preoccupanti. Tanto su scala regionale quanto su quella nazionale, l’irrigazione dei campi per produrre mangimi per gli allevamenti è la principale fonte di consumo di acqua dolce. In tutto il paese assorbe il 23% del totale, percentuale che sale al 32% in alcune aree occidentali e addirittura al 55% nel bacino del fiume Colorado.
Non va meglio se si controlla lo stato relativo alla biodiversità. Negli Stati Uniti occidentali gli autori stimano che al momento ci siano 60 specie di pesci d’acqua dolce a rischio estinzione per la carenza d’acqua. In almeno 53 casi la minaccia è direttamente associata all’utilizzo dell’acqua dei fiumi per i fini legati all’allevamento industriale. Su oltre mille segnalazioni di situazioni a rischio pervenute negli Stati Uniti occidentali, soprattutto durante il periodo estivo, circa 690 hanno avuto all’origine i prelievi di acqua dovuti ai campi di mais e cereali destinato agli allevamenti.
I dati raccolti dimostrano che è necessario un cambiamento. Pensando, realisticamente, improbabile un cambiamento radicale o una scomparsa del sistema in tempo rapidi, i ricercatori hanno indicato una soluzione che, laddove applicata, sta già dando buoni risultati: la programmazione.
Non bisogna assumere norme punitive verso gli allevatori che utilizzano l’acqua. Affinché i programmi che puntare a migliorare l’efficienza abbiano successo, è indispensabile motivarli – anche con incentivi economici, se necessario – invitandoli a modificare alcuni aspetti delle loro attività, tenendo conto anche dei prelievi di altro tipo (per esempio domestici o industriali). Questi ultimi, a loro volta, cambiano nei diversi periodi dell’anno, e vanno quindi tenuti in considerazione sempre, ma valutando di volta in volta i picchi (per esempio durante i periodi di siccità) con la necessaria flessibilità.
Inoltre è indispensabile che tutti abbiano maggiore consapevolezza del consumo di acqua associato agli allevamenti di animali da carne. Ci sono stati come la California che importano grandi quantitativi di carne prodotta altrove e, in questo modo, consumano acqua di altri stati, sia pure indirettamente. Cercare di avere un impatto ambientale minore significa anche limitare la richiesta di carne qualora non siano prodotte entro pochi chilometri e in zone dove l’acqua non scarseggia.
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Giornalista scientifica