spreco alimentare spazzatura ceciLo spreco alimentare, che nel 2005 la FAO ha stimato interessare tra il 30 e il 40% di tutto il cibo prodotto, potrebbe avere dimensioni molto più ampie, addirittura doppie rispetto a tale stima. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università olandese di Wageningen, e pubblicato su PLoS One, prova infatti a rivalutare il fenomeno tenendo presente fattori che, all’epoca, non erano stati considerati come determinanti: Tra i nuovi elementi ci sono i comportamenti dei consumatori, che possono essere molto diverso in situazioni economiche differenti.

I ricercatori hanno messo in relazione la produzione alimentare, i guadagni e il consumo di calorie (sempre in base a dati della FAO e della Banca mondiale). Hanno scoperto che la quantità di cibo sprecata cresce con il reddito, a partire da una spesa media di 6,70 dollari pro capite al giorno. Inizialmente l’aumento è molto vistoso, mentre quando il reddito sale la tendenza al rialzo è meno evidente. Se si traduce tutto questo in calorie si vede come in media, a livello mondiale, si passi dalle 214 kcal (pro capite al giorno) sprecate indicate dalla FAO nel 2015 a ben 527 kcal.

La realtà, naturalmente, è diversa da paese a paese: gli Stati Uniti sono i peggiori, mentre i più virtuosi sono diversi stati africani e asiatici. Questo conferma indirettamente la relazione tra ricchezza e spreco.

Per arginare il fenomeno, gli autori indicano come priorità sia la riduzione dello spreco nei paesi più ricchi, sia la prevenzione nei paesi emergenti e in via di sviluppo, che rischiano di raggiungere quelli più sviluppati anche a livello di cibo gettato. Inoltre, i ricercatori ricordano che è stato messo in piedi un grande database, aggiornato via via che giungono nuovi dati, per poter seguire il fenomeno in modo più accurato.

frutta e verdura mercato
Mercati e negozi di prossimità possono aiutare a ridurre lo spreco alimentare

Negli stessi giorni, una possibile soluzione per i paesi più ricchi è stata proposta indirettamente da uno studio uscito su Manufacturing & Service Operations Management, relativo agli Stati Uniti. secondo una ricercatrice della Cornell University, in alcune zone, l’aumento del numero di negozi di prossimità sarebbe collegato a un calo significativo dello spreco, che potrebbe sfiorare il 10%.

Anche in questo caso, l’autrice ha tenuto conto di dati economici, demografici e industriali, e ha concluso che quando la quantità di negozi scende al di sotto di un livello considerato ottimale, lo spreco si impenna. Non bisogna però eccedere in senso opposto, perché anche un numero troppo grande di punti vendita può favorire lo spreco, per la presenza di negozi che non riescono a vendere tutto a causa della concorrenza.

Così, per esempio, in alcune zone di Chicago basterebbe aprire pochi punti vendita (3-4 ogni 10 km quadrati) per avere un calo del 6-9% dello spreco e del 4% della spesa pro capite, con un abbattimento delle emissioni pari a quello che si avrebbe convertendo 20 mila automobili a combustibili fossili in auto elettriche. L’ideale sarebbe arrivare a 200 ogni 10 km quadrati, contro attuali.

Al contrario, in alcune zone di Manhattan lo spreco è già molto basso perché ci sono molti negozi e la densità è vicina a quella ideale. Questo aiuta i consumatori a comprare in modo graduale, più fedele alle esigenze quotidiane, e a non accumulare alimenti che possono scadere tropo presto. Ovviamente, avere vicino a casa un negozio significa anche ridurre molto la propria impronta ambientale associata ai trasporti, soprattutto quando si va a fare la spesa a piedi.

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Grazia Giusti
Grazia Giusti
4 Marzo 2020 09:22

Certo che il piccolo negozio potrebbe risolvere il problema degli sprechi alimentari, in gran parte il problema della plastica e il grande problema della nostra economia che con la grande distribuzione va tutta all’estero con il negozio tutta rimane sul posto. Ma ci hanno inquadrati ad andare ai supermercati bè si risparmia(ci crediamo di risparmiare) ma invece abbiamo innescato tutto quanto sopra e nessuno risparmi ne individualmente ne a livello nazionale. il piccolo con il suo carrello della spesa intelligente si sta impoverendo sempre di più e ignaro è felice di farlo