Può la Bresaola della Valtellina IGP, considerarsi afrodisiaca? Il consorzio sostiene di sì, ma ci sono molti dubbi sulla veridicità del messaggio. La tesi è supportata  dalla presenza di  alcuni amminoacidi ramificati, come Arginina, presenti in elevate, la cui assunzione consente di incentivare le perfomance… amatorie!


Comincia così un comunicato stampa del consorzio della Breasola della Valtellina IGP che, continua esaltando le qualità del prodotto come cibo afrodisiaco più efficace di altri alimenti tradizionalmente “amici” dell’eros. Il motivo di tanta eccitazione è la presenza di arginina: 2 g per etto, contro 1,7 g del caviale, 1,15 del cacao, 0,76 g del peperoncino e 0,74 delle ostriche.

 

Il consorzio cita uno studio recente apparso sul British Journal of Urology, secondo il quale “l’assunzione mirata di questi aminoacidi può migliorare le funzioni dell’organismo che hanno a che fare con la potenza fisica, tra cui le prestazioni sessuali… Arginina e Ornitina sono importanti in quanto contribuiscono alla formazione dell’ossido di azoto, i cui effetti benefici sull’organismo sono stati studiati e scoperti di recente. L’ossido di azoto, dalla principale azione vasodilatatrice, provoca il rilassamento delle pareti dei vasi migliorando l’irrorazione sanguigna in alcune parti del corpo per una migliore performance amatoria”. 

 

Ma davvero un alimento può essere afrodisiaco solo perché ha una manciata di aminoacidi in più (per altro, rispetto ad altri cibi che sono di sicuro più “eccitanti” dal punto di vista mentale, come le ostriche o il caviale)? E poi, quanta bresaola bisognerebbe mangiare per avere l’effetto… desiderato?

Innanzitutto, visto che il messaggio si ammanta di puntelli scientifici, per dovere di precisione va detto che gli aminoacidi citati non sono affatto ramificati come viene detto (i veri aminoacidi ramificati sono: Valina, Isoleucina e Leucina).

Esaminiamo ora l’ossido nitrico (chiamato anche monossido di azoto e caratterizzato dalla sigla NO) la cui produzione risulterebbe favorita dall’Arginina e che dovrebbe in qualche modo interagire con l’attività erettile.  

Ne parliamo con Gianna Ferretti, docente all’Università Politecnica delle Marche e autore del blog Trashfood, considerato uno dei più autorevoli del settore.     

Negli anni Ottanta lo studioso americano Louis Ignarro con i colleghi Robert Furchgott e Ferid Murad, ha scoperto che diversi tipi di cellule del nostro organismo comunicano tra loro scambiando ossido nitrico (NO). Questa semplice molecola, formata da un atomo di ossigeno e uno di azoto, è considerata un mediatore biochimico di funzioni fisiologiche importanti: esercita effetti anti-aggreganti, anti-infiammatori ed anti-ipertensivi. Oltre che a livello endoteliale, agisce modulando funzioni del sistema immunitario, cerebrale, respiratorio, renale. La molecola è sintetizzata, tra l’altro, nelle cellule dell’endotelio (il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e anche di quelli in prossimità del cuore), nelle piastrine, nel sistema nervoso, nei macrofagi, nei leucociti, nelle cellule muscolari lisce e nelle cellule del fegato epatociti.

 

Grazie a questi studi, nel 1998 i tre ricercatori hanno vinto il premio Nobel per la Medicina “per le scoperte riguardanti l’ossido nitrico (NO) come molecola segnale nel sistema cardiovascolare”.  Alcuni anni prima, la prestigiosa rivista scientifica Science aveva eletto l’ossido nitrico “molecola dell’anno”.

 

Farmaci per la cura dell’angina (nitriti esteri, nitroglicerina sublinguale) ampiamente usati già decenni prima della “scoperta” dell’NO, in realtà sono “donatori” di questo mediatore. Ed è relativamente recente la messa a punto delle nitro-aspirine in grado di rilasciare NO a livello periferico. Per il futuro si stanno studiando farmaci che agiscono a livello genetico, riprogrammando il DNA delle cellule che non riescono a produrre ossido nitrico a sufficienza.

In sintesi, l’ossido d’azoto è un messaggero intra-intercellulare in  grado di regolare numerosi eventi fisiologici: la contrazione delle cellule muscolari lisce; l’attivazione delle piastrine; alcune attività del sistema immunitario e, sì, anche l’attività erettile.

 

A questo punto però è lecito chiedersi quanta  breasaola bisogna mangiare per ottenere un effetto afrodisiaco come indica il  Consorzio nella pubblicità? Su Pub med troviamo che l’effetto dell’assunzione orale di L-arginina sui livelli di NO e sulla funzionalità cardiovascolare è stata studiata in modelli animali e nell’uomo. Sebbene i dati sugli animali siano in gran parte positivi, gli studi sull’uomo mostrano una grande variabilità. Così, l’assunzione di supplementi (3 x 2 grammi al giorno) per due mesi, provoca un aumento dei livelli di ossido di azoto. Una  review recente ha però evidenziato che 5 dei 17 studi sull’uomo non dimostravano effetti significativi sui parametri di funzionalità vascolare dopo supplementazione con L-arginina (dai 2 ai 20 g al giorno). Nessun effetto antipertensivo è stato osservato dopo 4 settimane di supplementazione con L-arginina (6 o 12 g/al giorno). Insomma i risultati sono alquanto discordanti.

 

È vero che l’ossido nitrico è alla base dell’attività di alcuni farmaci contro le disfunzioni erettili ma i dati scientifici vanno letti con attenzione senza facili entusiasmi. Un articolo di Chen et al. (1999) apparso sul British Journal of Urology – a cui fanno riferimento anche gli autori del consorzio della Bresaola – ha evidenziato che la supplementazione con una quantità elevata di arginina (5g) per 6 settimane aumentava la funzione erettile solo nel 31% dei soggetti (e 12% nel gruppo che riceveva il placebo). L’effetto era osservato solo nei soggetti con un’alterata produzione di NO. Così, in un altro studio dello stesso anno, gli autori hanno concluso che l’assunzione di 1,5 g al giorno non ha effetti significativi sulla disfunzione erettile rispetto al gruppo di controllo.

In conclusione: la funzionalità erettile, come molte altre funzioni dell’organismo, dipende da numerosi fattori e non è solo questione di arginina. Figuriamoci di un piatto di – seppur gustosa – bresaola».

 

Per altri articoli di Gianna Ferretti: Trashfood.com

foto: Photos.com

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sandrolibertini
sandrolibertini
24 Giugno 2012 15:34

:-)) allora tutti coloro che mangiano questa bresaola hanno una montagnetta sotto la cerniera……
Dai consorzio… è una bella trovata pubblicitaria….

francesco
francesco
27 Giugno 2012 10:14

Intanto la gente dovrebbe capire che il 90% della bresaola arriva dal Cile, e poi viene ri lavorata e Italianizzata !
poi ci si stupisce che in Agricoltura non ci lavora più nessuno.
Appello ai consumatori cercate prodotti prodotti in Italia, non rilavorati in Italia.