Lo scandalo del prosciutto approda in Svizzera e viene rilanciato venerdì 29 novembre dal programma Patti Chiari, in onda sulla Radiotelevisione italiana. La puntata racconta l’inganno dei falsi prosciutti DOP di Parma e San Daniele che ha sconvolto la filiera negli ultimi due anni.
In studio si sono confrontati Roberto La Pira, direttore de Il Fatto Alimentare, e Oreste Gerini dell’Istituto centrale repressione frodi del ministero dell’Agricoltura italiano (Icqrf). Hanno invece declinato l’invito i rappresentanti dei Consorzi e i due istituti preposti al controllo della filiera (Istituto Parma qualità e Ifcq certificazioni) che sono stati sospesi rispettivamente per un anno e per sei mesi a causa di gravi lacune nel loro operato.
Nel servizio televisivo che ha preceduto il dibattito, Raffaele Tito della procura di Pordenone ha confermato le indagini su soggetti della filiera che allevavano maiali a crescita rapida per guadagnare di più. Secondo il magistrato l’uso di razze ad accrescimento veloce permetteva ad un allevamento di 4.000 suini un risparmio di circa 150 mila euro per ogni ciclo. I vantaggi di questo malaffare erano però condivisi anche dagli altri soggetti della filiera. I reati contestati sono frode in commercio e contraffazione della denominazione di prosciutto Dop. La tesi della truffa è confermata in una seconda intervista rilasciata da Fabio Gentilini, comandante dei Nas di Udine che ha seguito l’indagine.
Oltre a queste dichiarazioni che delineano la gravità della situazione, guardando il servizio si resta abbastanza stupefatti dalla dichiarazione di Mario Cichetti, direttore del Consorzio del prosciutto San Daniele. Il direttore riferendosi ai falsi Dop precisa che “non si trattava di grandi differenze dal punto di vista qualitativo del prodotto per il consumatore”. Una frase che desta più di una perplessità a chi spende 40-50 €/kg per comprare un prodotto che dovrebbe essere di alta qualità. Un altro elemento di rilievo riguarda la dichiarazione di Oreste Gerini dell’Icqrf del Mipaf, che ha confermato l’esistenza di indagini ancora in corso a Parma e a Cremona. Insomma Prosciuttopoli non è finita a dispetto di chi in questi anni ha cercato in tutti i modi di minimizzare la portata dello scandalo. Altre novità sono in arrivo e, come al solito, vi terremo aggiornati.
In esclusiva il programma della trasmissione Patti Chiari andata in onda sulla rete della Radiotelevisione della Svizzera italiana.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Più volte mi sovviene il dubbio che tutta questa ALTA QUALITA’ alla fine sia un brand o poco più.
La leggerezza e la serenità con la quale é stata gestita l’intera questione e non ultima “l’accettazione” di altre razze, mi fa dubitare del reale valore e prezzo del prosciutto. Se vanno bene altre razze, se van benino quegli spazi ridotti destinati ai suini, se van bene i dirigenti dei Consorzi, ma fate voi. Vedremo come si comporterà l’ICQRF ed il Ministero.
La vera eccellenza Italiana sarebbero ben altre…la cinta senese é un esempio.
Innanzitutto grazie per aver messo a disposizione il video; sono stati 58 minuti di programma interessante, anche per vedere come lavora la tv elvetica, cosa che per chi come me, non la riceve sul proprio apparecchio, non è scontata. In merito a quanto è venuto fuori dalla trasmissione, vedere i luoghi in cui vivo, luoghi che frequento, aziende che conosco, ed ascoltare le risposte e le giustificazioni dei protagonisti intervistati da Staeheli, mi ha ulteriormente abbattuto. Qui non si tratta, come alcuni utenti affermano, di essere disfattisti, di essere anti italiani e di sputare sulle eccellenze italiane e sulle aziende che danno lavoro a migliaia di persone; qui si tratta di eradicare un sistema truffa che quando va bene, coinvolge un unico protagonista ma – come purtroppo si evince dalle indagini – in questa “prosciuttopoli” – coinvolge l’intera filiera di produzione. Non è una cosa gravissima? Per “proteggere” chi o cosa dovremmo far finta di niente?
Quello che certune persone fanno finta di non comprendere, e che se non ricordo male è venuto fuori nella trasmissione svizzera, è che tutto ciò si tramuta in una mancanza di fiducia del mercato e delle persone nei confronti delle dop, doc, iso9xxx, igp e quant’altro dovrebbe certificare l’eccellenza nel proprio settore. A furia di vedere le scappatoie che – terminati i processi (quando ci sono) – i truffatori riescono a prendere per non pagare le conseguenze delle loro azioni, le persone non crederanno più a niente. Che fiducia posso dare a chi, una volta scoperto, cambia le regole del disciplinare in modo che con le nuove regole possa fare quello per cui è stato denunciato? Siamo seri, suvvia. Se per voi non è un danno questo, non so cosa possa esserlo.
Io dal canto mio, pur vivendo a San Daniele, sto cercando alternative relative al prosciutto crudo, che non sia quello di qui e sto dirottando amici, parenti e colleghi in modo che non acquistino più San Daniele e Parma; non mi fido più, non credo più alla “narrazione dell’eccellenza”, all’importanza delle dop; almeno finché non avrò la conoscenza che chi ha truffato abbia pagato il dovuto, e chi finora si è macchiato di “omissione” (vedi i prosciuttifici) non venga allo scoperto prendendosi le responsabilità delle proprie azioni o – al contrario – dichiarando con orgoglio e provandolo, di non essere coinvolto; ma parlando con persone vicine all’ambiente, mi è stato fatto capire che – salvo cataclismi – questo non succederà mai, perché gli eventuali prosciuttifici onesti, se venissero allo scoperto, “subirebbero ripercussioni”.
E questo aggiunge ulteriore frustrazione e tristezza.
Sul sito di Patti Chiari sono visibili tutte le puntate di questo ottimo programma (a parte alcune non visibili in Italia per questioni legali). Servizi realizzati in modo dinamico e simpatico. Tematiche interessanti. Conduttore molto bravo. Un esempio di buona televisione.
Grazie per il video. Vista tutta la trasmissione, molto interessante.
E la Coldiretti cosa dice ?
Quando il controllato è anche il controllore (o paga il controllore) non c’è mai da fidarsi. Una volta era il semplice negoziante che garantiva sulla sua merce, adesso si sono inventati i marchi, ma la sostanza è sempre la stessa, è sempre l’oste che ti dice che nella sua locanda si mangia bene. C’è quindi da fidarsi di marchi e certificazioni? Ovviamente no. E vale anche per il Bio, stesso meccanismo.
ALTA QUALITA’ non vuol dire niente perché non ha elementi di confronto ; è un ormai ultra abusato per una molteplicità di prodotti alimentari persino “strapazzati tecnologicamente” facendo riferimento all’utilizzo di improbabili materie prime. E’ tanto caro a Coldiretti, che è tutto dire. E’ stato utilizzato, forse per la prima volta e addirittura entro una disposizione legale italiana di etichettatura, per contraddistinguere un tipo di latte alimentare confezionato ma anche allora, andando a coprire magagne del comparto agricolo, si riferiva a livelli qualitativi standard già consolidati, senza particolari attributi, in molti stati europei. Adesso c’è un’escalation di prodotti alimentari reclamizzati in etichetta di Alta Qualità senza portarne le prove oggettive . Solo in tal caso ritengo che la legge dovrebbe autorizzarne l’utilizzo che in genere è distorsivo e fuorviante per i consumatori.