L’industria agroalimentare ha una grande responsabilità nello sviluppo di fenomeni come i cambiamenti climatici e la deforestazione, ma anche nella diffusione della resistenza agli antibiotici. Per un sistema più sostenibile, Égalité e Great Italian Food Trade hanno lanciato la campagna #Buycott!, che chiede di boicottare soia OGM, olio di palma e carni sud- e nordamericane. Ecco l’appello di Dario Dongo.
Soia Ogm e olio di palma sono la causa di gravi problemi internazionali in Amazzonia e in altre aree vergini di America Latina, in Asia e in Africa (1). Le carni americane, a loro volta, spesso derivano da animali al pascolo in aree deforestate, in Amazzonia e Cerrado, come nel Gran Chaco e altrove. Più al Nord, in USA come in Canada, la zootecnia intensiva ed estensiva ricorre alla clonazione degli animali, senza tracciabilità né informazione ai consumatori. Vengono utilizzati farmaci veterinari – come ormoni della crescita e anabolizzanti – che in Europa sono vietati da decenni. L’uso di antibiotici non è soggetto alle rigorose restrizioni stabilite in UE per mitigare i rischi legati all’antibiotico-resistenza. E i bovini sono nutriti anche con farine animali.
La campagna #Buycott è stata lanciata da Égalité insieme a GIFT, per richiamare l’attenzione della società civile sulle crisi sociali ed ecologiche causate dalle filiere di soia Ogm e olio di palma (2), nonché delle carni del continente americano. La petizione – che invitiamo tutti a sottoscrivere – è stata lanciata da Égalité Onlus, con l’obiettivo di rafforzare nei consumatori la consapevolezza del loro potere di imprimere un cambiamento e interrompere la domanda di prodotti derivati da filiere sanguinarie e incendiarie, affinché venga meno l’interesse economico che le alimenta.
L’obiettivoè indurre gli operatori della zootecnia, l’industria e la distribuzione in Italia a orientare le proprie filiere agroalimentari verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (sustainable development goals, SDGs) inseriti dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in Agenda ONU 2030. Solo grazie a una pressione dal basso, da parte di consumatori consapevoli e determinati, sarà possibile indurre gli operatori in Italia a cambiare politiche di approvvigionamento. Bisogna superare la logica della ‘convenienza a tutti i costi’ per improntare le politiche di approvvigionamento all’insegna della sostenibilità (3).
Iniziamo noi, a sostituire i prodotti derivati dalle commodities oggetto di #Buycott – olio di palma, soia Ogm e carni americane – con derrate alternative. Che provengano da supply-chain sostenibili al 100%, tracciate in quanto tali, delle quali siano offerte notizie chiare e trasparenti in etichetta. Privilegiando sempre i prodotti che provengano da filiere corte, eque e sostenibili. Meglio ancora se bio e sostenuti da sistemi di blockchain pubblica.
Il Fatto Alimentare aderisce alla petizione #Buycott! per chiedere di interrompere l’approvvigionamento di soia OGM, olio di palma e carni americane, per andare verso un sistema agroalimentare più sostenibile.
Per firmare la petizione clicca qui.
Note
- Si vedano i precedenti articoli su land grabbing e olio di palma in Gabon e Congo, per citare un paio di esempi.
- Si devono evitare anche le certificazioni auto-referenziali di ipotetica sostenibilità di palma e soia OGM, già rivelatesi del tutto inattendibili. Si vedano i precedenti articoli su olio di palma insostenibile, connivenze politiche, il ruolo dell’industria italiana, land grabbing e RSPO.
- Si citano al proposito anche le Linee Guida ISO per la sostenibilità degli approvvigionamenti, ISO 20400:2017.
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[sostieni]
Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade
Scusate ma mi viene il mal di pancia. Boicottare la soia ogm?, l’olio di palma?, così “per principio”?, e allora perché non il caffè, le banane, il cacao, la benzina, il litio, gli smartphone? Tutti provengono in gran parte da stati poco democratici, sono prodotti spessissimo da multinazionali, e sono a rigore poco sostenibili… a quando una campagna contro Ferrero?, così, tanto per farci del male…
@shadok senza nessun mal di pancia ed anzi con grande soddisfazione da anni pratichiamo in famiglia:
– per caffè, le banane ed il cacao: acquisto tramite circuito commercio equo e solidale o Gruppi di acquisto solidale
– per la benzina: sostituita con grande risparmio quindici anni fa con metano, a brevissimo con biometano e fra 3-4 anni con elettrico da fonti 100% rinnovabili
– per lo smartphone: c’è l’ottimo Fairphone giunto alla terza generazione
– per la Ferrero, mai comprata Nutella (che, aldilà del nome, è un prodotto nutrizionalmente mediocre, come ampiamente dimostrato anche su questo sito), ci sono ottime alternative made in Italy (anche se la cosa migliore è farsela a casa).
Mi sorprende alquanto vedere che un avvocato giornalista come lei, possa scrivere su un blog che fa della “corretta informazione” il suo punto di forza e fiore all`occhiello, delle inesattezze così gravi e più lontane possibili dalla realtà come quelle sulla carne americana.
Cito testualmente ” Più al Nord, in USA come in Canada, la zootecnia intensiva ed estensiva ricorre alla clonazione degli animali, senza tracciabilità né informazione ai consumatori. Vengono utilizzati farmaci veterinari – come ormoni della crescita e anabolizzanti – che in Europa sono vietati da decenni. […] E i bovini sono nutriti anche con farine animali.”
Per le leggi europee, tutto quello che attraversa le frontiere, deve rispettare le stesse regole che vigono nel mercato eruopeo. Va da se che tutte le carni importate da paesi come l`America, l`Australia ed il Sud America, sono tutte allevate e certificate Ormon Free, accompagnati da un certificato sanitario, e controllate a tutti i porti di entrata.
di cosa vogliamo quindi discutere? volete boicottare dei prodotti che sono qualitativamente superiori rispetto al prodotto nazionale? Guardiamo tanto a cosa fanno all’estero ma ci troviamo con un consorzio di tutela del prosciutto crudo che inganna i consumatori, ci troviamo con la contraffazione di olio d`oliva italiano per l`export, mozzarelle di bufala non bufala ecc ecc tutti prodotti e produttori italiani, che sull’onda del “ma si tanto all’estero non capiscono nulla” sono i primi truffatori e responsabili.
davvero complimenti.
Molto bene.
Aderisco e farò pubblicità all’iniziativa.
Ci sarebbe da riflettere come mai in America del Nord (USA e Canada) ed in Asia i prodotti OGM siano considerati un’opportunità mentre in Europa siano demonizzati…
Secondo me i prodotti agricoli OGM vanno proprio in una direzione di sistema agroalimentare più sostenibile: ci sono piante che necessitano di meno trattamenti chimici, di meno acqua ecc. e sono geneticamente modificati per migliorarne la produzione.
Sulla carne, non consumandola, non mi pronuncio.
Appello molto demagogico e nulla più. Parla alla “pancia” dei talebani del NO: no G5, no vax, no OGM, no TAV, no olio di palma, e chi più ne ha più ne metta. Invece di lanciarsi in campagne per il no “a prescindere”, non sarebbe meglio cercare di guidare e incanalare su strade controllate quanto di nuovo ci viene proposto? Tanto poi alla fine si accetta supinamente tutto quanto. Mi vengono in mente le campagne contro il cellulare, pericoloso perché cancerogeno: che ne è oggi? Se volete una rivoluzione mondiale, fate campagna per spegnere i cellulari! Fra vent’anni tutti accetteremo i prodotti OGM, anche perché in certi campi (soia, mais, ecc) saranno gli unici presenti, avremo tutti la rete G5, ecc.
Mi meraviglio che il Fatto Alimentare si lasci coinvolgere in queste iniziative.
Stiamo parlando di boicottare carni più che garantite
Sotto tutti gli aspetti, importate da almeno 16 anni
che per quanto mi risulta non hanno
Mai avuto uno stop all import per motivi sanitari
Salvo il caso del Brasile per altro con una situazione
Attualmente regolarizzata
Le carni del Nord America hanno un riscontro molto positivo
Sul consumatore Nonostante il costo ben più alto di quelle Europee
oggi molta parte della ristorazione specializzata
non avrebbe alcuna chance di acquistare carni dello
stesso livello qualitativo in Europa e avrebbe problemi
seri nella gestione dell’ attività
Riguardo al Sudamerica le grandi estensioni
di spazi verdi permettono allevamenti di grandi numeri
E soprattutto con standard qualitativi elevati
Per quanto riguarda l Australia le considerazioni
Dal mio punto di vista sono pari a quelle del
Nordamerica
Sono lettore e anche sostenitore del vs
Editoriale, e sono assai perplesso dell vs
Condivisione dell’iniziativa