La Commissione europea ed Efsa dichiarano guerra agli organismi più dannosi per le piante e l’agricoltura, pubblicando una lista delle 20 specie da combattere con urgenza a causa dell’ingente impatto economico, ambientale e sociale che rischiano di esercitare sul territorio europeo. L’elenco comprende batteri come la famigerata Xylella fastidiosa, funghi come la Phyllosticta citricarpa responsabile della macchia nera degli agrumi e molti insetti come il coleottero giapponese Popilia japonica.
In concreto, i Paesi europei dovranno portare avanti indagini annuali per verificare la presenza delle specie pericolose, approntare piani di emergenza e di eradicazione. Inoltre gli stati membri dovranno lanciare delle campagne di informazione per i cittadini, in modo che siano in grado di riconoscere gli organismi nocivi e sappiano come contrastarli o chi informare della loro presenza.
Le specie nel mirino delle istituzioni europee sono state scelte in seguito a una valutazione congiunta della Commissione e dell’Efsa che non si basa solo sui loro effetti deleteri, ma anche sulla probabilità di diffusione e insediamento dell’organismo nocivo nel continente.
Secondo questo metodo di valutazione, la specie nociva che ha avuto l’impatto sull’agricoltura europea è il batterio Xylella fastidiosa, che da anni funesta la produzione olivicola pugliese e la cui diffusione è stata aiutata dalla mancata attuazione dei piani di contenimento e quarantena. Si stima che, se il microorganismo si diffondesse in tutto il territorio europeo, potrebbe provocare una calo della produzione (in valore) del 35% negli olivi più giovani e addirittura del 70% nelle piante di oltre 30 anni, con perdite pari a 5,5 miliardi di euro l’anno.
Se invece dovesse diffondersi ulteriormente il tarlo asiatico del fusto (Anoplophora glabripennis), un coleottero che provoca infestazioni anche letali di numerose latifoglie, si potrebbe una perdita del 5% di ontani, frassini, faggi, betulle, olmi, aceri, platani e altre specie presenti nelle foreste europee, per un valore di 24 miliardi di euro. Ma l’impatto economico sul settore forestale, secondo le stime europee, potrebbe arrivare fino a 50 miliardi di euro.
Altre specie particolarmente dannose sono: il fungo Phyllosticta citricarpa, responsabile della macchia nera degli agrumi che riduce sia la quantità e la qualità dei frutti; i batteri del genere Candidatus Liberibacter spp, che provocano la malattia di Huanglongbing (HBL) o da inverdimento degli agrumi: il coleottero Popilia japonica, che sta danneggiando pesantemente i frutteti.
Ecco l’elenco completo delle 20 specie più nocive:
- Agrilus anxius (bronze birch borer)
- Agrilus planipennis o minatore smeraldino del frassino (emerald ash borer)
- Anastrepha ludens o mosca della frutta messicana
- Anoplophora chinensis o tarlo asiatico
- Anoplophora glabripennis o tarlo asiatico del fusto
- Anthonomus eugenii o punteruolo del peperone
- Aromia bungii o cerambicide delle drupacee o cerambicide dal collo rosso
- Bactericera cockerelli o psilla della patata e del pomodoro
- Bactrocera dorsalis o mosca orientale della frutta
- Bactrocera zonata o mosca orientale delle pesche
- Bursaphelenchus xylophilus o nematode dei pini, agente del deperimento rapido dei pini
- Candidatus Liberibacter spp., agente causale della malattia di Huanglongbing o di inverdimento degli agrumi
- Conotrachelus nenuphar o curculio della prugna
- Dendrolimus sibiricus o falena siberiana
- Phyllosticta citricarpa, fungo responsabile della macchia nera degli agrumi
- Popillia japonica o coleottero giapponese
- Rhagoletis pomonella o moscerino delle mele o railroad worm
- Spodoptera frugiperda o lafigma
- Thaumatotibia leucotreta (false codling moth)
- Xylella fastidiosa, responsabile del disseccamento rapido degli olivi
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
A proposito di maggior flagello: Xylella, summa e sintesi del CIALTRONEVO
Xylella, il rifiuto della scienza porta a danni enormi per la collettività. La storia delle malattie in agricoltura ce lo insegna
di Luigi Mariani – Agrarian Sciences
Il caso xylella – ben inquadrato dall’EFSA (2015) che la indicò come malattia da quarantena la cui diffusione doveva essere contenuta da un lato distruggendo gli olivi infetti e dall’altro colpendo il vettore, la cicalina Philaenus spumarius, tramite insetticidi¹ si presta ad alcune considerazioni di carattere più generale che lo rendono paradigmatico di come il rifiuto della scienza possa tradursi in danni enormi per l’intera collettività.
La storia insegna che l’agricoltura si confronta da millenni con l’arrivo di nuove malattie delle piante coltivate e lo fa utilizzando come arma essenziale l’innovazione tecnologica. Emblematico in tal senso è il caso ottocentesco della viticoltura europea: nel trentennio 1850-1879 a causa dei sempre più intensi commerci in atto fra le due sponde dell’Atlantico giunsero in Europa dall’America del Nord tre malattie mortali per la vite e cioè l’oidio (1850), la fillossera (1875) e la peronospora (1879). A salvarci fu la tecnologia (zolfo per l’oidio, solfato di rame per la peronospora, e portinnesti americani per la fillossera). In sintesi due rimedi chimici e uno “genetico”, senza i quali la viticoltura europea oggi non esisterebbe più. Come si vede non fu il ritorno alla tradizione a salvare la viticoltura ma viceversa il ricorso alle più avanzate tecnologie rese disponibili dalla ricerca scientifica di quei tempi e che furono applicate in modo sistematico e con grandissima rapidità. A quest’ultimo riguardo è utile richiamare l’esempio offerto da Camillo Benso conte di Cavour: l’oidio giunse in Italia nel 1850 e nel 1851 Cavour, Ministro dell’agricoltura del Piemonte, conscio dei gravissimi danni che la malattia stava provocando, incaricò la Reale Accademia di Agricoltura di Torino di studiare la malattia (localmente nota come marin) e trovare un rimedio. Lo studio dell’Accademia, presentato in un’adunanza straordinaria del 10 settembre 1851, individuò lo zolfo come rimedio e tale rimedio fu adottato con grande tempestività risultando vincente. Giusto l’opposto di quanto si è verificato per la xylella, ove i rimedi indicati in modo assai tempestivo da EFSA sono stati del tutto disattesi favorendo così la diffusione della malattia.
A una riflessione sul piano storico si presta anche la caccia all’untore scatenata contro presunti soggetti che avrebbero diffuso la malattia per scopi loschi. Da questo punto di vista la vicenda ci rimanda a mio avviso alla caccia all’untore scatenatasi a Milano nel corso dell’epidemia di peste del 1630 e immortalata da Alessandro Manzoni nel suo saggio storico Storia della colonna infame. Il titolo di tale saggio richiama il monumento eretto a memoria del processo, la condanna a morte e l’esecuzione di Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza, ingiustamente accusati da una donna di aver diffuso la peste “ungendo” le porte delle case e, che sottoposti a tortura, confessarono un crimine mai compiuto. Anche qui il paragone con quanto avvenuto in Puglia appare calzante per il fatto che anche nel caso della xylella i pareri dei tribunali e dell’opinione pubblica si sono sostituiti alle conclusioni della scienza, con i risultati in termini di diffusione della malattia che sono sotto gli occhi di tutti. Peraltro viene da pensare che se un tale esempio venisse applicato anche alle epidemie da quarantena che interessano la comunità umana i risultati sarebbero devastanti, e qui la vicenda No vax è un segnale che non induce certo all’ottimismo.
Interessante è anche il caso recente della papaya e della epidemia di PRSV che ha minacciato di annientare la produzione in vaste aree di Asia e Pacifico, segnalatomi da Andrea Sonnino e che pone in evidenza l’utilità delle pratiche di quarantena adottate. Alle Hawaii il problema è stato risolto reimpiantando le piantagioni con papaya GM resistente al virus. Le Hawaii continuano a produrre e ad esportare papaya in molti paesi, anche se hanno perso il mercato giapponese. La Malesia ha invece reagito isolando la zona infetta al sud della penisola ed estirpando tutte le piante. Sono personalmente testimone di come il servizio fitosanitario ispezionasse tutti gli agricoltori e multasse tutti coloro che non avevano ottemperato all’obbligo di estirpazione. L’epidemia non ha mai raggiunto le altre aree di produzione di papaya. Mi preme altresì segnalare il parallelo sviluppato dall’amico Roberto Defez con un caso complesso come quello della grande carestia d’Irlanda del 1845-1850. Pur trattandosi di casi assolutamente non paragonabili per gli effetti in termini di morti e emigrati, anche in Puglia come già in Irlanda ci si trova di fronte a un disastro per il quale le concause che hanno agito sono molteplici. Nel caso pugliese hanno infatti agito fattori quali la devozione alla Dea Natura, le beghe politico-giudiziarie fra i procuratori, i pubblici ministeri e il potere regionale, l’intervento di comici e cantanti presuntuosi, il posizionamento del M5S e del Fatto quotidiano, i litigi interni alla stessa comunità scientifica e la posizione assunta dal ministero dell’agricoltura e del suo ministro. Una riflessione nostra andrebbe avviata per discutere su come agire nel caso Xylella cambiasse specificità d’ospite, come il gruppo dei Lincei segnala da tre anni.
Insomma la vicenda della xylella è per molti versi paradigmatica e rimanda ad alcune considerazioni più generali che si riassumono nel fatto che il sonno della ragione, che qui si è tradotto nel rifiuto della scienza come metodo generale per indagare la realtà e affrontare i problemi, genera mostri contro cui oggi è più che mai difficile combattere. Per questo è importante riflettere su questa vicenda e riteniamo molto utile la petizione lanciata da Enrico Bucci nell’ambito di SETA e sostanziatasi nel documento consultabile al sito Cattivi Scienziati e sottoscrivibile tramite l’apposito modulo.
Bibiliografia EFSA, 2015. Scientific Opinion on the risks to plant health posed by Xylella fastidiosa in the EU territory, with the identification and evaluation of risk reduction options, EFSA Journal, Volume13, Issue1, January 2015, https://doi.org/10.2903/j.efsa.2015.3989
¹As the host range of X. fastidiosa is very wide, and as potential insect vectors are quite numerous and widely present within the EU, eradication of the disease requires drastic measures to be applied as soon as possible to the infected crop, to wild, unmanaged and ornamental plants that may host the bacterium, and to the insect vectors in the infected plots and in their vicinity. The history of the disease in new areas shows that, once largely established, it cannot be eradicated (EFSA, 2015 – pag. 93).
Un conto è lavorare su alberi che vivono pochissime decine di anni come le papaye o le banane e un altro affare è segare alberi che possono vivere anche 1000 anni.
La gestione di questa vicenda è un esempio di supermercato della scienza( EFSA compresa) , in cui le parti in disaccordo sono formati da esperti che esprimono pareri differenti , io comunque non vorrei fosse minimizzato l’operato dell’università che ha testato sul campo dei prodotti per la lotta alla xylella.
Prodotti chimici ( anch’essi espressione della scienza) che evidentemente non sono miracolosi e l’infestazione ha preso forza , anche se nemmeno sui numeri c’è concordanza.
Banalmente la spiegazione potrebbe essere che questo sistema di alberi secolari non è più compatibile con l’ambiente fragile e siccitoso , anche sottoposto negli anni a trattamenti umani direttamente e indirettamente colpiti dal riscaldamento atmosferico.
Giustamente indietro non si torna in questo caso ma capisco i tormenti dei pugliesi , perchè le crisi del passato differivano su un punto cruciale , avvenivano su una matrice territoriale più pulita e vitale , aria acqua e terra erano quasi incontaminate e gli interventi erano certamente più efficaci, sul territorio malaticcio di oggi potrebbero non esserci soluzioni vincenti.
Anche per casi gravi e terribili come questi esistono linee guida frutto di conoscenze e metodo scientifico. Ma sono state confutate e disattese dal CIALTRONISMO beceropopulista imperante a vari livelli (divetti tv, espertoni webeti, bassa politicaglia…). D’altronde sono più o meno gli stessi che non fanno vaccinare i figli per flagelli simili.
In questo malinconico quadro, un po’ di speranza arriva dalla dichiarazione della neo-ministra all’Agricoltura Bellanova (” Per i dramma della Xylella cercheremo di voltare pagina, fino adesso ci si è affidati AGLI SCIAMANI”)
Ricordo un particolare di un viaggio nel 1983 negli USA , mia moglie ha una sorella che abita a Los Angeles e al ritorno da un viaggio in auto fino a Las Vegas venimmo fermati come tutte le altre automobili alla frontiera tra Nevada e California da non ricordo quale autorità statale. Gli automezzi venivano perquisiti in maniera sistematica alla ricerca di specie vegetali di qualsiasi genere che venivano sequestrate in quanto era vietata l’introduzione in California di qualsiasi tipo di pianta non indigena.
Questo fatto per marcare l’attenzione che lo stato , immenso produttore agricolo, metteva nella difesa da agenti esterni delle proprie specie vegetali, avremmo qualcosa da imparare?
Come per la salute umana ci sono comunque tanti scienziati che fanno confusione al capezzale del malato , che per guarire deve forse essere sterminato.
Invece per mantenere l’ambiente sano , prima di ammalarsi per intenderci , le idee chiare scarseggiano essendo tutti impegnati a riempirsi le tasche.
La materia è già sfuggita di mano ai coltivatori , troppe e troppo complicate sono le variabili.
Nessuna polemica perchè siamo sulla stessa zattera ma tra i due piani comportamentali c’è un mondo di differenza , c’è il bel da sgolarsi che questo fa male e quell’altro fa peggio , cosa volete che sia , è tutto entro i limiti di legge , cosa importa se i problemi vengono fuori tra 10 o 20 anni o 50 , ci penseranno gli scienziati a risolvere.
Per capirci la caccia agli untori interessa solo gli storici , gli operatori seri e coscienziosi devono essere ringraziati perchè fanno tutto il possibile per riparare a errori e negligenze passate e variazioni ambientali più o meno prevedibili ma dobbiamo prima o poi cominciare a crescere di livello , tanto per rifarsi alla cultura letteraria io temo l’effetto “Uova fatali ” di Bulgakov , qualche disastrino l’abbiamo già fatto in campo animale con introduzione nei territori di specie aliene.
Quando avremo tagliato tutti gli alberi (compito facile ) e sterminato tutti gli insetti vettori ( difficile perchè non c’è solo la sputacchina) cosa pianteremo in queste lande desolate?
Concludo dicendo che valeva la pena tentare tutte le altre strade prima di abbattere esseri viventi millenari.Amen.
Se si fossero tagliati subito gli olivi infetti alle prime avvisaglie (poche piante non migliaia come Lei suggerisce) non ci sarebbe stato un grande serbatoio di inoculo che ha portato all’esplosione della malattia, che, come riporta l’ultimo rapporto, è a soli 4 km dalla provincia di Bari con i suoi nuovissimi e produttivi impianti di olivo. Purtroppo, per qualche strano motivo, tutti si sentono in dovere di parlare di agricoltura, anche quando la loro visione è qualcosa che non potrebbe essere più lontano possibile dalla realtà, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Paradossalmente concordo sia con Fabrizio che con Diego sul fatto che chi si occupa materialmente di agricoltura si sente frustrato da tutta questa gente , me compreso, che pontifica su metodi teorici di risanamento della natura , dove invece gli operatori tradizionali si spaccano la schiena per produrre seguendo leggi scientifiche e buone pratiche.
Premesso che questo è uno spazio di commento ad articoli vari e quindi nessuno è autorizzato a zittire nessuo salvo il moderatore.
Premesso che le nuove pratiche che vengono proposte non sono nuove in realtà ma vengono da più lontano del glifosato , dei neonicotinoidi e di qualsiasi altro pesticida miracoloso e hanno traghettato l’umanità attraverso i secoli cosa che dubito succederà con questi attuali sistemi.
Ognuno con la sua visione , stiamo cercando una soluzione per uscire da questa oggettiva difficoltà per continuare a nutrirci di cose sane , non dobbiamo cadere nel trabocchetto di farci la guerra pensando che il nemico deve essere zittito e basta.
Torniamo però al punto in questione , io sono un semplice spettatore della vicenda , nel lontano 2006 a causa di una frattura importante avevo molto tempo libero e grazie al già presente pc incontrai il problema codiro (iniziato nel Salento nel 2003/2004) nelle notizie agricole e da allora ho seguito abbastanza assiduamente le notizie anno dopo anno.
Allora cosa devo pensare se ho visto che la scienza , che prevede quarantena ed eradicazione delle piante infette , consigliata dalla politica che temeva scelte impopolari e quindi perdita di voti si è invece piegata ( parlo di nota università) e ha chiesto permessi speciali, accordati dallo Stato per testare sul campo un prodotto fungicida Basf ( Insignia credo si chiami) distribuito e utilizzato in grande quantità per un paio di anni 2011/2013 mentre il batterio insensibile ( e maleducato) si spostava qua e là. Almeno questo è quello che ho capito io , sicuramente ci sarà chi più informato di me saprà darmi la versione autentica dell’accaduto.
Non ci sono vincitori in tutto questa cosidetta realtà.
Come spesso mi succede prendo a prestito una frase che dice: il silenzio è solo un altro modo di continuare una discussione, ma alcune cose sono ancora da dire.
Sorvolando sul modo con cui tutte le istituzioni hanno condotto la vicenda negli ultimi 5 anni , continuando a combattere la sputacchina con prodotti vari piretroidi e altri di dubbia reputazione) , segando e bruciando a casaccio e confondendo le idee a tutti , creando come al solito due fazioni ultras che si combattono acremente, io chiedo a chi se ne intende , cosa succede mettendo insieme pesticidi funghicidi e micorrize ?
Dalle indagini non è risultato possibile identificare chi ha proposto il finghicida , e nessuno ha indagato quali possibili reazioni avrebbero avuto le piante venendo ovviamente a mancare in parte o probabilmente del tutto l’aiuto delle micorrize stesse al nutrimento degli alberi in un territorio divenuto via via sempre più fragile, arido e abbandonato a se stesso?
E’ come se a qualcuno denutrito e affamato noi per curarlo gli tappassimo la bocca con degli strofinacci .
Rispondo a coloro che dicono che sarebbe bastato abbattere pochi alberi all’inizio della vicenda per evitare di trovarsi in questo inferno , io la parola Xylella l’ho trovata scritta solo nel 2013 mentre invece la malattia Codiro risulta apparire nel 2004 quindi quanti alberi erano malati quando c’è stata la diagnosi funesta? Poi per sapere quali erano malati avrebbero dovuto essere analizzati tutti ( milioni) in tempi diversi e infine , problema attuale, sarebbe stato necessario stabilire se abbattere o no gli alberi in piena vegetazione ma con la xilella presente.
Dai tomi di medicina ho appreso che nel corpo umano , di tutti , dimorano batteri virus funghi di molti tipi non tutti benefici ma che vengono tenuti a bada da un sano sistema immunitario ( i suddetti portatori sani); finchè tutto va bene non ci sono squilibri ma quando le cose si sbilanciano ( per traumi , avvelenamenti , eccessivo affaticamento , scarsità e cattiva qualità dell’alimentazione o altro) e il sistema immunitario si indebolisce allora i ceppi malefici possono prendere forza e creare guai, e spesso lo fanno
Secondo voi è un ragionamento che si può trasferire agli esseri viventi vegetali?
A mio parere si.
Paolo…..il problema agricoltura non nasce oggi…viene da molto lontano…ho un orto di circa 1000 mq, ci pianto di tutto , sopratutto patate, elemento se mancante provocatorio di carestie sterminatorie peggio delle guerre ..Innaffio poco e con acqua di pozzo potabile…..ho notato dopo anni che un anno mangio patate da buttare tanto sono tante, mi restano da ottobre a maggio successivo, poi è la volta dei pomodori…o pochi o centinaia di chili con poche piante…unico appunto le zucchine, sempre tante e buonissime…il tutto nasce nel l’erba alta e folta, niente viene somministrato e nemmeno i temporali fanno danni perché tutto è al riparo da erbe…..il vero problema a livello mondiali percio nn e questo o quello, è solo che la politica, agricola, fa o meglio cerca di far sì che ci siano scorte di cibo. Immaginate se solo frumento o mais mancassero…ma sapete nei silos depositari di mais così viene spruzzato?andate a leggere…ma se però nn venisse spruzzato si morirebbe per una tossina che si sviluppa con il mais,…..mortale……Comunque se la massa vuol vivere perché impossibilitata di vivere solo di orto, l evoluzione, questa è la giusta causa e rimedio…., ci aiuta…sennò chi andrebbe ancora a piedi con la neve strisciando la clava per mangiare qualcosa presa con la medesima? Ehehehehehe….