Dopo due mesi di incertezze forse è arrivata la svolta decisiva nell’inchiesta sull’epidemia da Escherichia coli O 104 H:4  che ha colpito la Francia e la Germania, provocando oltre 31morti, 888 persone con l’apparato renale compromesso e 3189 pazienti che hanno contratto la dissenteria emorragica senza conseguenze gravi.
Secondo un report pubblicato il 29 giugno dall’Ecdc, le indagini condotte sulla tracciabilità dei germogli hanno permesso di individuare nei semi di fieno greco importati dall’Egitto nel 2009 e/o nel 2010 il fattore comune ai focolai registrati in Germania e in Francia.
Non è ancora certo che questa sia la causa di tutte le infezioni, perché mancano i riscontri analitici, ma le probabilità sono elevate. Più precisamente il lotto di semi del 2009 è stato utilizzato nella cittadina francese vicina a Bordeaux, mentre la partita del 2010 è stata utilizzata in Germania.

I germogli egiziani non spiegano il caso più recente riscontrato in Svezia ma c’è un altro elemento da considerare. I semi di fieno greco sono venduti in confezioni insieme ad altri semi, e sono anche utilizzati in cucina come ornamento di altri piatti o come ingredienti minori di  preparazione etniche e di ricorrenza.
Considerando l’alta virulenza del batterio basterebbe il contatto di piccole quantità di semi contaminate con altri prodotti alimentari per scatenare la dissenteria emolitica.

Lunedì 4 luglio l’Efsa pubblicherà un documento in cui farà il punto della situazione.
“Un elemento importante di questa tragica storia spiega Alfredo Caprioli (vedi foto) dell’Istituto superiore di sanità e responsabile del laboratorio europeo di riferimento per E.coli  – è che il batterio sembra avere un’origine umana, e non è quindi abitualmente presente nell’intestino degli  animali. Si tratta di ceppi di Escherichia coli atipici (causa frequente di diarrea nei Paesi in via di sviluppo, che assumono la capacità di produrre tossine tipiche dell’Escherichia coli che vive nell’intestino dei bovini)  finiti casualmente nella catena alimentare attraverso i semi.

La prova –  continua Caprioli – è che  il batterio killer, è stato trovato in alcuni pazienti colpiti dalla malattia già 10 anni fa,  ma non è stato preso in considerazione trattandosi di episodi rari e isolati. Possiamo quindi ipotizzare che in passato questi batteri siano stati introdotti saltuariamente in Europa da persone provenienti da Paesi extra europei. In Europa però, il batterio non ha mai trovato un habitat ideale per diffondersi e circolare, visti gli standard elevati di igiene, non ha creato focolai e non ha contaminato la catena alimentare. La situazione è cambiata quando in Egitto per motivi igienico-sanitari  il batterio dall’intestino dell’uomo ha raggiunto la filiera alimentare e ha contaminato i semi di fieno  greco venduti in Europa. A questo punto il sistema di crescita dei germogli in serra a temperatura elevata e condizioni di umidità critiche, ha consentito ai batteri riprodursi velocemente e di contaminare i germogli ingeriti dalle persone”.
L’amara consolazione è che trattandosi di un focolaio di infezione causato da un Escherichia coli di origine umana, una volta eliminata la partita di semi contaminata  il rischio si può considerare finito come capita per i focolai di tifo e altre patologie umane. Le cause non sono quindi da ricercare nel sistema di coltivazione di distribuzione o di confezionamento dei germogli ma nei semi. Attenzione però perché  i germogli come abbiamo scritto,  sono un cibo ad alto rischio di contaminazione  e questo aspetto è troppo spesso sottovalutato.

Roberto La Pira

Foto semi:Photos.com